Ormai erano le due di notte passate. La luna piena continuava imperterrita a fissarmi dalla grande finestra della mia camera. E, naturalmente, da brava e diligente ragazza quale ero, stavo "finendo" i compiti di matematica sdraiata scompostamente lungo tutta la lunghezza del letto. Mi legai i capelli distrattamente in una coda alta, appoggiando poi la matita dietro l'orecchio e iniziando a scrutare il libro con aria da intellettuale.
- Non credo che il problema si risolva da solo, sai Sophie bear? -
Lanciai un piccolo urlo per lo spavento, girandomi di scatto, facendo così cadere la matita per terra.
- Vuoi svegliare tutto il vicinato? - si avvicinò a me sussurrando, chinandosi per raccogliere la matita. Mi girai nuovamente verso il libro, decisa a risolvere quel maledetto problema, quando ad un tratto sentii un peso enorme sulla schiena.
- Tom, mi spieghi che diavolo stai facendo?! -
Lui di tutta risposta si sdraiò accanto a me, portando poi sia il libro che il quaderno davanti a sè.
- Non vedi? Aiuto la mia sorellina preferita con i compiti - rispose con quel suo solito sorrisetto sghembo.
Sbuffai.
- Prima cosa: sono più piccola di te soltanto di dieci minuti. Seconda cosa: sono la tua unica sorella. - lo guardai male.
Ma lui, ovviamente, aveva già la risposta pronta.
- Dettagli irrilevanti - concluse, iniziando così a svolgere velocemente il problema che mi stava facendo impazzire.
Iniziai a guardarlo. La fronte alta leggermente aggrottata, un ciuffo di capelli tendenti al biondo continuava a dargli fastidio agli occhi di un marrone Intenso, così simili ai miei. Non eravamo identici caratterialmente, ma esteriormente ci assomigliavamo molto.
- Quindi se divido questo per il risultato appena ottenuto ottengo.. - si morse il labbro inferiore, cosa che faceva sempre quando era nervoso o concentrato - 11, 729 col 9 periodico. -
Ormai non mi sorprendevo più. Mi limitai a dargli un bacio sulla guancia come ringraziamento. Ammetto che litigavamo spesso, ma se qualcuno mi avesse chiesto chi fosse la persona più importante nella mia vita, avrei sicuramente risposto mio fratello. Avevamo una strana connessione. I nostri genitori ci avevano spiegato che fosse dovuta al fatto di essere gemelli, così avevo deciso di non pensarci troppo. Thomas si alzò per andare in camera sua.
- Hey Tommy boo - lo fermai - come facevi a sapere che ero sveglia? -
Lui si stropicciò gli occhi.
- I tuoi sbuffi si potevano sentire dall' altra parte dell'isolato - mi disse ridendo piano, per non svegliare nostro padre al piano di sotto.
Arrossii appena, per poi tirargli un cuscino, che lui prontamente schivò.
- Non c'è gusto con te. - conclusi mettendomi finalmente sotto le coperte e spegnendo la piccola luce posta sul comodino bianco accanto al letto.
Lui continuò a ridere, e, dopo aver sussurrato la buonanotte, tornò nella sua camera accanto alla mia.- Buongior.. wow Shop, hai due occhiaie che fanno paura! - disse, anzi urlò, Gwen, la mia migliore amica.
Gwen era una ragazza di origine latina, da questo derivava la sua pelle olivastra. I capelli scuri e ricci le arrivavano all' altezza delle spalle, incorniciandole il viso ovale, con gli zigomi leggermente accentuati.
- Gwen, buongiorno anche a te - le risposi con sarcasmo. Era già tanto per i miei standard mattuttini di due parole all'ora.
Mi scostai una ciocca di capelli castani chiari dietro l'orecchio, per poi sospirare affranta. Avevo dormito all'incirca quattro ore.
- Notte movimentata, eh Sangster? -
Qualcuno lassù quella mattina doveva avercela con me.
- Dylan, ma che dispiacere vederti - gli rivolsi un falso sorriso - fratello - salutati anche lui, appena arrivato.
- Mi sono perso qualcosa? - chiese, continuando a passare lo sguardo da me al suo amico, che intanto mi guardava in cagnesco.
- Direi niente, fanno ciò che fanno da sei anni a questa parte - rispose al mio posto Gwen, salutando mio fratello con un semplice gesto della testa. - Riuscirete mai ad andare d'accordo? -
- Ha cominciato lui/lei! - urlammo a vicenda come bambini, rivolti a mio fratello che ci guardava con fare esasperato.
Non ci siamo mai sopportati, ecco tutto. Ancora non riuscivo a capire come potesse essere il migliore amico di mio fratello dall'età di 11 anni.
Il suono della campanella mi perforò i timpani. Chiusi velocemente e con un colpo secco il vecchio armadietto verde che avrebbe tanto avuto bisogno di una bella riverniciata.
- Ora che abbiamo? - chiesi innocentemente alla ragazza accanto a me.
- Vorrai dire "avete" - mi diede una piccola spinta verso Dylan.
Implorai mio fratello con lo sguardo.
"Ti prego scappiamo" gli mimai con le labbra.
Lui in tutta risposta mi diede una pacca amichevole sulla spalla, Sistemò gli ultimi libri presi nello zaino e dopo un saluto generale scomparí tra l'ammasso di studenti che correva nella propria classe.
- Beh Gwen che ne dici se.. - inutile, era già scomparsa. Solita precisina.
- Forza andiamo - affermò atono l'idiota.
Ma non lo sentii. La mia attenzione era stata catturata da un ragazzo biondo che aveva appena girato l'angolo. Perché mi sembrava di averlo già visto prima? Ma soprattutto, perché il libro che aveva in mano emanava una luce rossa?
- Lo vedi anche tu? - sussurrai al ragazzo, attirato anche lui da quello strano libro. - Intendi quella luce marrone che esce da quell'affare? - domandò con nervosismo non distogliendo però lo sguardo.
Intorno le persone sembravano non accorgersi di niente.
Mi girai verso Dylan, guardandolo confusa.
- Luce marrone? Sei diventato daltonico? È palesemente rossa! -
Si voltò a sua volta verso di me.
- Poi ti chiedi perché ti insulto, è marron.. aspetta. Perché nessuno sembra accorgersene? -
Ci voltammo nuovamente nella direzione del ragazzo, ma di lui non c'era traccia. Scomparso. Dissolto nel nulla.
Ad un tratto sentimmo una voce roca proveniente da dietro di noi.
- Finalmente vi ho trovati. -
STAI LEGGENDO
Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
DiversosE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?