Le persone continuavano a ballare tranquillamente, come se non si fossero accorte di niente. Il che mi risultava alquanto strano, insomma, eravamo proprio al centro della pista, nessuno di noi sembrava avere intenzione di emettere un suono e loro continuano a fare ciò che stavano facendo indisturbati. Ormai non mi sorprendevo più. In poco tempo mi ero abituata a cose di quel genere.
Rimasi in allerta, cercando di non farlo notare alle persone dinanzi a me.
- Tu – mi apostrofò l'uomo, senza nemmeno guardarmi, troppo concentrato a puntare il suo sguardo su Dylan – inutile che continui a guardarti intorno, stavolta non troverai una via d'uscita. –
- Di cosa sta parlando? –
- Lo sai bene – decretò, con voce severa.
Dylan, durante tutto questo, cercava di mostrarsi impassibile. Ma non lo era, non lo era affatto.
- Cosa ci fai tu qui? – chiese all' uomo, non facendo trasparire nessuna emozione dal suo tono di voce.
Mio fratello si voltò verso di lui, le sopracciglia aggrottate.
- Dyl, lo conosci? –
- Basta con tutte queste domande – sbottò improvvisamente Gwen – è chiaro che questi due si conoscano, non vedi che continuano a scambiarsi strane occhiate? – fece il verso ai due.
- Scusa miss so tutto io – la riprese mio fratello scocciato, alzando gli occhi al cielo e mettendosi le mani in tasca.
- Credevo che questa dovesse essere una situazione più seria – borbottò uno dei due uomini dietro al trentenne, rivolgendosi all' altro.
- Voi due potete andare – fu la risposta che ricevettero, indicata con un movimento deciso della testa.
I due si allontanarono spintonando le varie coppie, che, al posto di lamentarsi, si spostavano di qualche centimetro per poi continuare a ballare in cerchio. Non mi ero accorta di una cosa fondamentale, eravamo circondati.
- Adesso metterò in chiaro tutto – schioccò la lingua al palato. Sentii Dylan accanto a me irrigidirsi di colpo e spalancare gli occhi – questo ragazzo qui, Dylan, lo conosco esattamente da... - fece finta di contare con le dita – ah già, da quando è nato – ci rivolse un sorrisetto derisorio – non ve lo aspettavate, eh? –
Trattenni l'istinto di dargli uno schiaffo in pieno viso. Sentii la testa iniziare a diventarmi pesante, troppe cose, troppo in fretta. Vidi lo sguardo preoccupato di Thomas e Gwen su di me. Scossi la testa, come a dirgli di non preoccuparsi.
- Spiega – dissi semplicemente al moro, sotto lo sguardo attento di tutti.
Lui sembrava essere in preda al panico, non lo avevo mai visto così. Faceva vagare il suo sguardo su ognuno di noi, soffermandosi leggermente di più sull' uomo sconosciuto.
- Ragazzi – sospirò, rivolgendo lo sguardo a terra – lui è mio zio, Johnny Brave. Johnny loro sono degli amici. –
Feci finta che quelle parole non mi ebbero ferita. Lui mi considerava solo un'amica e a me andava benissimo così. O almeno, decisi di non pensarci su. Lo sguardo di mio fratello, ancora insistente su di me, però, mi suggerì che, a quanto pare, non avevo fatto proprio un buon lavoro. Distolsi lo sguardo, puntandolo sulle mie scarpe. Pochi secondi dopo però, mi accorsi di un dettaglio particolare.
- Perché non lo hai chiamato zio? – la mia voce risuonò più seria del previsto.
Lui sembrò essere preso in contropiede, infatti iniziò a passarsi una mano dietro il collo, proprio all' attaccatura dei capelli. Segno di quanto fosse a disagio.
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Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
RandomE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?