Parte 1

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Era uno di quei giorni in cui la pioggia scendeva senza sosta su Londra, come i pregiudizi della gente, che piovono senza sosta. I vetri delle case erano zuppi d'acqua, nelle strade non si distinguevano le buche o i fossi presenti. Le persone camminavano con disinvoltura, come se quella pioggia fosse una cosa normale per loro. Erano abituati a quelle temperature, a quel tempo. Le persone di Londra ormai non si stupivano più di niente, davano tutto per scontato. Nessuno si accorgeva delle panchine verniciate, dei turisti curiosi in fila ai musei, o degli enormi bus con raffiguranti cantanti o attori famosi. La vita a Londra sembra così, monotona. Finchè un giorno qualcosa cambia, e la tua quotidianetà va a farsi fottere. E sta a te  accogliere questa novità con tutto l'amore che hai dentro o innalzare una barriera per proteggerti dall'impatto. Oh già, che sbadata, Elizabeth Dawson. Vivo a Londra da quasi cinque anni. Vi chiederete come abbia fatto, dopo anni, a non stancarmi di questa città.

Londra è una di quelle città dove una volta arrivata, una volta che l'hai visitata, una volta che ne conosci ogni angolo, non puoi farne più a meno. E per quanto possa sembrare banale che Londra sia qualcosa di monotono e quotidiano, è una di quelle città di cui non potrei mai stancarmi. Londra è lo sbocco per tutti, l'opportunità che cerchi, il successo che desideri. Pensi di conoscerla meglio delle tue tasche, invece ecco che c'è qualche strada nuova, qualche casa in costruzione, qualche nuova area verde; ma nessuno ci fa più caso ormai.

"Liz, Liz alzati o farai tardi a lavoro." una vocina nella mia testa urla disperata.

Apro gli occhi, sbattendo frettolosamente le palpebre. Il sole fatica a farsi spazio nel cielo ombroso.

Vado dritta in cucina e verso dei cerali, senza latte, in una ciotola. Sul giornale di oggi un noto criminale aveva commesso un ennesima rapina, facendo il botto e diventando più ricco di una banca svizzera. Harry Styles era il suo nome. Era ricercato in tutta Londra, ma mai nessuno aveva avuto a che fare con lui. Era stato messo a fresco un paio di volte, ma è sempre riuscito a fuggire.

Ogni inglese che si rispetti lo conosceva: il più grande ladro del mondo.
A parte il nome, nessuno sapeva chi fosse veramente quel criminale. Finiva nei casini ogni quattro su tre, ma riusciva a farla franca e a far piegare Scotland yard.



Throwback

Sentivo la pioggia scagliarsi violentemente contro il mio viso, le mia mano stringeva saldamente la sua. I nostri piedi precedevano le pozzanghere nel bagnare i nostri pantaloni. Mi giro e l'agente stempiato, con strani baffi, ci sta dietro senza mollare.

"Corri Liz, manca poco." Esclama affaticato.

Svoltiamo l'angolo, e poi un altro. Sento la sua presa allentarsi, mi tira a sé, stringendo ancora più forte la mia mano. Il cuore martella in petto. Il mio respiro si fa sempre più irrequieto. Stringo la borsa con l'altro braccio, facendo attenzione a non farla cadere. Vedo la nostra auto in lontananza, solo un altro isolato. La raggiungiamo e aprendo velocemente la portiera, senza neanche chiuderla, partiamo.

"Liz, tutto bene?" affanna. Passa una mano tra i ricci capelli, facendo cadere l'acqua in eccesso.

Porto una mano sul petto regolarizzando il fiato. Poggio la borsa sulle gambe. Sfilo la felpa e stringo i lembi della canotta. Sento il suo sguardo addosso. Si bagna velocemente il labbro inferiore con la lingua e poggia una mano sulla mia gamba.

"Togli la canotta o prenderai freddo."

"La prossima volta che ti viene in mente di entrare a Valence Park nel cuore della notte, prova ad accettarti che non ci siano guardie vicino a noi." Incrocio le braccia, poggiando la testa contro il sedile.

"Essere il miglior fuorilegge non mi vieta di sbagliare un colpo." Stringe il freno bloccando l'auto. " E quando capita, riesco a cavarmela ugualmente." Solleva le spalle indifferente. Sfila la borsa e bigliettoni verdi ricoprono il suo fondo.

"Credo che questa volta ci siamo superati." Scorro una mazzetta tra le mani.

"Se lo meritava quel figlio di puttana." Sputa acidamente.

Eravamo criminali, rubavamo vero, ma per una buona causa. Harry non era un ladro qualsiasi, io non ero una ladra qualsiasi. La cosa che ci distingueva dagli altri era il fine dei nostri furti. Non rubavamo per vivere nel lusso, comprare Range Rover o toglierci sfizzi; rubavamo per aiutare organizzazioni, associazioni o fondazioni che non avevano finanziamenti e non potevano permettere uno stile di vita migliore per orfani, anziani o povere famiglie di disoccupati. Robin Hood era nostro ammiratore.

"Domani spedirò il ricavato anonimamente." Chiude la borsa, poggiandola sui sedili posteriori.

Sfiora col l'indice un livido violaceo sul mio avambraccio. Solleva lo sguardo su di me, con un cipiglio, per poi tornare a guardare la macchia.

"Ti fa male?" cerca di non fare pressione e modulare il contatto.

"Un po', ma andrà via in un paio di giorni, come tutti gli altri." Pizzico l'ultima parola, quasi abituata a tutto ciò.

"Non verrai più con me." Deciso, senza far trasparire emozioni, esclama.

"Scusami?" sollevo il sopracciglio, girandomi verso di lui.

"Tu non verrai più, fine della discussione." Rimette in moto l'auto.

"Oh no." Sfilo le chiavi, stringendole in un pugno. "Ti ho sempre accompagnato. E questo è solo uno dei tanti segni. Non rinuncerò solo per uno stupido livido." Cerco di moderare il timbro di voce.

Sospira, scuotendo la testa. Si massaggia le tempie e prende tempo per formulare il periodo.

"Liz, questo sporco lavoro ha conseguenze e danni che neanche io a volte, riesco a gestire con facilità. Se ti accadesse qualcosa, non me lo perdonerei, mai. Cerca di capire." Tira la mia mano, baciandone il dorso. Se la porta sul petto.

"E se accadesse qualcosa a te, non me lo perdonerei. Ti prometto che farò più attenzione e sarò cauta. Ma ti prego, escludermi da tutto ciò sarebbe come escludermi da un pezzo della mia, ormai, vita." Stringo a mia volta la sua mano, sporgendomi verso di lui. Il mio sguardo supplichevole sul suo non convinto, cerca di avere la meglio, e dopo un cenno di capo, vince.

La sua mano grande e fredda sulla mia guancia mi causa un lieve brivido. Sfiora le sue labbra contro le mie, così che possa sentire il suo respiro invadermi dentro.

"L'ultima cosa che voglio è metterti nei guai." Sussurra. I suoi capelli solleticano il mio collo. "Nessuno ti farà del male, finchè starai con me." Le sue iridi verdi si dilatano. Poggia le sue labbra fredde sulle mie. Lecca velocemente il mio labbro e stringe la sua mano contro il mio bacino facendomi sollevare. Si stacca dal mio contatto. Emetto un verso di lamentela facendogli spuntare delle fossette sulle guance.

"Promettimi una cosa Liz.." passa una mano tra i miei corti capelli neri. "Se le cose dovessero complicarsi, ti fermerai." Respira velocemente, i suoi occhi ruotano lungo ogni centimetro del mio viso. "Okay? Promettimelo." Ordina severo, mantenendo il contatto visivo.

"Lo prometto Harry." Annuisco sicura.

Porto le mani dietro la sua nuca, stringendomi a lui. Fa scivolare le sue braccia sulla mia schiena. Riesco a sentire l'odore famigliare che i suo vestiti emanano. Mi attira a sé, facendomi sedere sulle sue gambe. Le nostre maglie umide fanno aderire con più facilità i nostri corpi. Mi lascia una scia di baci sul petto, fino a salire lungo il collo.

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Criminal |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora