Parte 9

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Cerco di mettere in moto l'auto di Roger, ma di partire non vuole saperne.

"Diamine,vaffanculo." colpisco lo sterzo. Sospiro, mantenendo la calma. Peggio di così non potrebbe andare. Esco fuori dall'auto.  Harry è già andato via e io sono sola in un quartiere di stupidi ricconi con un cielo che non promette bene. Tiro su il cappuccio e mi avvio senza meta.

Sento tuoni in lontananza, ma le nuvole sembrano essere a mio favore trattenendo le gocce di pioggia. Fisso l'orologio. Le due di notte e io che giro per le strade ancora affollate da gruppi di  mezzi ubriachi e auto che sfrecciano con musica che riecheggia.

Sento una fitta forte alla pancia e un senso di nausea assalirmi. Mi fisso intorno, trovando un vicolo cieco. Il bruciore si arrampica lungo la mia gola, mi affretto a voltare l'angolo ed eccomi mantenermi lungo i freddi mattoni, mentre piegata rimetto. Respiro a fatica per via dello sforzo, stringendomi il ventre. Casa nostra è un po' distante. Taxi non sembrano passare. Aspetto che il dolore passi e possa riprendermi.

Sento il cellulare vibrare. Roger. Chiudo la chiamata. Dieci chiamate perse, tra cui tre di Harry. Accartoccio il suo pensiero in un angolo della mia mente.

È l'ultima persona con cui vorrei parlare in questo momento. Dopo quel che ci siamo detti, stare vicini non porterebbe nulla di buono e tanto meno, sentir le sue stupide spiegazioni o scuse per rimediare, alimenterebbero la mia rabbia.

Vuole essere lasciato in pace ed è quel che farò. Ho sbagliato ad intrommettermi nella sua vita, a dargli corda o appesantire il peso della mia preoccupazione verso il suo senso di solitudine. Ha uno strano modo di esser grato verso chi cerca di aiutarlo. Il suo voler fare tutto da sé, lo porta ad innalzare muri e a chiudersi in sé stesso, cacciando fuori anche me.

Sento la fitta alleggerirsi e così, prima che venga giù un brutto acquazzone, mi dirigo verso casa. Evito strade affollate e tra varie scorciatoie, arrivo a destinazione.

Le luci di casa sono spente. Non dovrebbe esserci. Spingo il portone e salgo lenta i gradini della piccola palazzina. Mi blocco davanti la porta e giro lentamente le chiavi nella fessura. Chiudo piano la porta dietro di me ed ecco un'altra fitta.

Senza accendere le luci, percorro il corridoio di fronte a me e spalanco la porta del bagno. Mi accovaccio vicino il wc, sperando che il bruciore passi. Il cellulare continua a vibrare.

"Liz, dove diamine sei?" la voce preoccupata di Roger riecheggia nel bagno.

"Sono appena arrivata a casa." Cerco di regolarizzare il fiato, che manca a causa del dolore.

"Va tutto bene? Sei strana."  esclama allarmarto.

"Sono solo stanca." per fortuna non può vedermi, altrimenti scoprirebbe la mia bugia.

"Harry ti sta cercando disperato." spiega con un tono più rilassato. "Immagino abbiate litigato."

"Già.." affermo. Una lunga pausa prima che possa sospirare profondamente dall'altro lato della cornetta. "Domani chiamerò il carro attrezzi per recuperare la tua auto, mi ha lasciato a piedi." 

"È l'ultimo dei miei pensieri." Non l'ho mai visto arrabbiato o perdere la calma. È sempre pervaso da una rilassante tranquillità.
"Tu piuttosto, cerca di non farmi stare in pensiero e di non girare per chissà dove a quest'ora. Ci siamo intensi?" con tono severo, ma non troppo, mi fa spuntare un lieve sorriso.

"Intesi."

"Se c'è qualche problema, chiamami. Lascio il cellulare acceso. Buonanotte, se così si può dire." ironizza ridendo.

"Buonanotte." chiudo la chiamata.

Sento gli occhi pesanti e la sonnolenza assalirmi.Il rumore della porta d'ingresso che si apre mi riporta alla realtà.

Criminal |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora