Parte 8

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"Oggi andremo a fare colazione al bar. Ti piace l'idea?" domandai, mentre le chiudevo l'ultimo bottone del cappotto.

"E potrò prendere il cornetto?" sorride entusiasta.

"Certo. E anche il latte, se vuoi." sistemo i ricci ribelli dietro l'orecchio.

Oggi è una bella giornata, la primavera stava entrando a Londra. Stringe la mia mano e inizia a canticchiare. Muove la testa da un lato e dall'altro felice. Il bar non distava tanto da casa. Decisi di passare da Roger prima. Dovevo parlare con qualcuno o il peso della paura sarebbe aumentato.

"Buongiorno Roger." spingo la pesante porta. Faith molla la mia presa e gli corre incontro.

"Che bella sorpresa." la sollevò baciandole la fronte. "A cosa devo l'onore?"

"Mamma mi porta al bar." esclama saltellando. Mi fissa interrogativo.

"È quel che penso?" sistema gli occhiali sul naso. Annuisco, trattenendo la mia agitazione.

"Ieri l'ho rivisto e abbiamo parlato. Siamo scesi a patti." gesticolo nervosa, grattandomi la nuca.

"E come ti è sembrato?"

"Non lo so.." Scuoto la testa. "È passato parecchio tempo ed io non so più che pensare."

"Ho notato che ha fatto crescere i capelli." ammicca un sorriso. "È un uomo ora." corruccio la fronte.
"Hai fatto ciò che è giusto per lei." Fa cenno verso Faith, intenta a rovistare vecchi giornali.

"Non volevo restare col senso di colpa e con un 'e se..' tra i pensieri." virgoletto. "Vorrei fidarmi di lui."

"Prenditi il tempo che ti serve. So che è una decisione importante e che c'è di mezzo qualcosa di altrettanto importante.." guarda Faith sorridendo. "È la sua fotocopia."

"Già.." Annuisco. "È meglio che vada o altrimenti arriveremo in ritardo"

"Hai già pensato a come presentarlo a Faith?"

"Ci ha già pensato lui, l'altro giorno al parco." sospiro. "Non so bene come è quando dirle chi sia per lei."

"Non aver paura. Andrà tutto bene." scorre la sua mano sul mio braccio per rassicurarmi. Annuisco cercando di autoconvincermi che abbia ragione.

Throwback
Guidavo cautamente, cercando di stargli dietro e nello stesso tempo di non farmi vedere. L'auto scassata di Roger aveva un massimo di 60km, se andavo oltre rischiavo di non riuscire a frenare. Sentivo l'agitazione fare a gara con l'adrenalina. Vedo Harry accostarsi in un vicolo buio. Mi fermo ad un isolato di distanza e lo vedo avanzare lento.

Blocco il freno e corro velocemente per raggiungerlo. Continua a camminare in modo lento e tranquillo; quando era agitato cercava di non destarlo. Io conoscevo ogni suo movimento. Si toccava in continuazione i capelli, stringeva tra il pollice e l'indice il labbro inferiore e schioccava le dita per smorzare la tensione.

Si blocca dinanzi ad una palazzina grigia e anonima che si mimetizzava tra le altre tante case. Un semplice porticato con due gradini all'ingresso. Si fissa intorno per testare la zona e attraversa sul marciapiede opposto. Gira intorno l'auto per accovacciarsi sullo sportello del guidatore. Ci gioca un po', ma niente. Vedo dei fanali in lontananza illuminare la strada. Mi fiondo in strada attirando l'attenzione su di me.

Frena di botto. "E fa attenzione!" urla il giovane alla guida. "Le donne!" protesta, rimettendo in moto.

"Aspettavo che ti facessi viva." schiarisce dietro di me la sua voce. "Avevo aperto l'auto dopo neanche due minuti e aspettavo che uscissi allo scoperto." sento le sue converse calpestare l'asfalto e bloccarsi dietro di me.

Criminal |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora