Parte 21

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Throwback
Paura. Era l'unica emozione che in quei giorni mi divorava dentro, quasi a togliere fiato e spazio ad ogni altro sentimento.
Avevo paura che potesse cacciarsi nei guai; avevo paura che potesse rimetterci la pelle e mi sarei trovata a crescere sola un bambino.
Avevo paura perché riusciva a mentirmi così bene e io non riuscivo ad odiarlo, manco un po'.
Avevo fiducia in lui, ma sapevo che prima o poi tutto finisce, e in queste storie, non c'è mai un lieto fine.

Ero intenta a pulire il bancone, mentre Harry cercava di convincere un povero vecchio ubriaco che non sapeva dove fosse Dorine, che a sua detta le aveva rubato la bottiglia di whisky.

"Voglio bene a Roger, ma ogni sera è sempre peggio." biascica poggiando il resto del conto.

"È un modo come un altro per arrotondare e riuscire a costruire qualcosa di più stabile." Poggio il bicchiere pulito sulla mensola.

"Appena inizierò il nuovo lavoro, non dovrai preoccuparti più di nulla." Esclama entusiasta.

Vedo nei suoi occhi l'entusiasmo di chi sa di aver trovato l'oro. E mi spaventa che nonostante i vari trascorsi, riesca a prendere positivamente tutto.

"Non sai ancora nulla?" domando, cercando di restare calma.

"A giorni mi faranno sapere, ma nulla di pesante. Appena avremo i risparmi giusti, ci regaliamo un bel viaggio tutti e due, che ne pensi?"  Mi accarezza la guancia come a volermi tranquillizzare.

"Si, sarebbe una bella idea." Annuisco, abbozzando un mezzo sorriso.

Sento il campanello dell'ingresso suonare, il locale era ormai vuoto.
Riconosco quel cappello a tesa larga e mi sento tremare dentro.

"Ci penso io." Afferma, prima che possa dire qualcosa.

"Mi dispiace amico ma stiamo chiudendo." Si avvicina e la sua figura sembra quasi sparire a confronto con lo sconosciuto.

"Oh, io credo che un bicchiere potere servirlo." Ghigna, lanciandomi un'occhiata.

Harry si volta a fissarmi e io annuisco veloce, prendendo subito un bicchiere di vetro pulito.

"No, forse non sono stato chiaro.."

"Sei stato chiarissimo." Lo interrompe, sorridendo beffardo. "Ma vedo che la tua donna mi ha capito al volo, non vorrai disubbidire ad una madame?" Si siede con fare pacato e portando una sigaretta tra le labbra.

"Harry, non è un problema." Rispondo rapida.

"Liz.." sussurra e leggo la sua espressione spazientita, di chi non tollera essere contraddetto.

"Harry, vero?" Domanda sputando una densa nuvola di fumo. " Da ascolto più spesso alla tua ragazza."

Mi avvicino rapida, prima ancora che possa controbattere o reagire, gli porgo il bicchiere di rum, mentre con l'altra mano stringo il polso di Harry.
Sorriso cercando di sembrare simpatica e tranquilla e indietreggiamo entrambi verso il bancone.

"Perché lo hai assecondato?" Domanda spazientito a bassa voce.

"Non lo so, ma non mi piace e non possiamo permetterci di fare casini nel locale, chiaro?" Esclamo sicura e spero abbia recepito il mio messaggio.

"Così ci mette solo.."

"Non sappiamo chi sia, né tanto meno possiamo fare questo a Roger." Lo interrompo, fulminandolo con lo sguardo. "Adesso finisce il rum e andrà via."

"Lo conosci?" Mi domanda frugando nel mio viso un'espressione che possa tradirmi.

"Non so chi sia, solo che non voglio problemi qui." Resto indifferente e sicura.

"Liz.." mi osserva e temo mi abbia capita. "D'accordo, niente problemi. Spero almeno lasci una mancia." Poggia un gomito sul bancone, dandomi le spalle e osservando il tizio al tavolo.

"Non guardarlo troppo o penserà che lo stiamo analizzando."

"Sta tranquilla, sto sorridendo cercando di non sembrare disturbato dalla sua presenza." Si volta, con un finto sorriso.

Non sa di essere osservato, non sa che il nuovo lavoro lo stia manipolando ancor prima di iniziare. E ho la nausea. Sento la gola bruciare e vorrei semplicemente scappare fuori dal locale.
L'aria è pesante e quel che ho dentro ha voglia di evadere con me.

Più osservo quel tizio e più le mie paure prendono forma. E mi sento furiosa con me stessa, perché non sono stata in grado di bloccarlo. Neanche tutto l'amore del mondo è riuscito a tenerlo lontano dal passato e dalla vita senza futuro.
E mi sento scoppiare, perché vorrei dirti tutto, ma so che non torneresti indietro; e allora mi sento egoista, perché ti amo così tanto da preferirti malandato, piuttosto che senza te.

E poi penso al bambino, o alla bambina, non so, e mi da rabbia sapere che inevitabilmente, per quanto possa stravolgere tutto, sarei legata a te per sempre; perché una cosa del genere può soltanto confermare tutto quel che c'è stato tra noi.
Vorrei sparire, chiudere gli occhi ed essere altrove, vivere una vita parallela dove siamo semplicemente noi, abbiamo un lavoro stabile e tutti i ricordi che abbiamo risalgono a momenti felici e spensierati, senza alcuna paura e ansia del domani.

Ma non posso ormai tornare indietro, e tu non puoi ormai tirarti indietro. E siamo così intrappolati e incastrati in ingranaggi che non ci appartengono.

Today
Prima ancora di risentire quel contatto famigliare, abbasso la nuca e mi alzo rapida dal letto.

Scuoto la testa.

"Ho bisogno di perdonarti." Gli do le spalle e chiudo gli occhi prima ancora che possano bagnarsi.

"Prenditi tutto il tempo che vuoi." Mi raggiunge, poggiando una mano sulla mia spalla. "Non posso riprendermi il tempo passato lontano, ma posso recuperare ogni mancanza. Non siete più sole."

"Quando Faith è nata, non ho pianto. Per nulla.  Tutte le lacrime erano esaurite e ad un tratto, sembrava che tu fossi tornato da me." Respiro a fatica e tiro su il naso.

"Non ero più sola e un pezzo di te era di nuovo con me, inevitabilmente. Non ti nego che ho avuto giorni in cui non sapevo se tutto questo fosse giusto e volevo semplicemente restare sola, senza nulla che ci legasse. Ma l'amore per te è sempre stato più forte da non riuscire ad eliminare nulla." Avanzo verso la finestra.

"E più cresceva dentro me, più si muoveva, più mi sentivo vicina a te. Ti sembrerà assurdo, ma passavo notti intere a parlarci." Sorrido.
"E tu eri accanto a me, ad accarezzare il pancione e scegliere il nome più adatto."

"Sai perché Faith?" Mi volto e scuote la testa, fissandomi serio.

"È un patto, il nostro. In qualsiasi parte del mondo fossi, è un atto di fede eterno tra noi."
Chiudo gli occhi e respiro profondamente.

"Non puoi perdonare me, se prima non perdoni te stessa." Ha la voce fioca.

Ha ragione. Mi sono incollata addosso in questi anni tante colpe; ho pensato che fosse colpa mia tutto, la gravidanza nascosta, la sua vita segreta.
Ho pensato di non essere stata all'altezza, di non averlo compreso fino in fondo o di non essere stata in grado di bloccarlo in qualsiasi casino.

E invece, no, in questa storia non c'è un colpevole, non c'è una vittima; ci siamo noi e basta a perdonare ogni errore e svelare ogni segreto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 03, 2020 ⏰

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