Credo che al mondo ci siano così tanti esseri viventi differenti tra loro, nelle emozioni, nei sentimenti, nelle sensazioni. Ognuno di noi ha un colore dentro sé, che mischiato con la propria metà ne crea le varie sfumature.
Harry era l'eccezione che conferma la regola; Harry non era un colore, lui era varie tonalità del nero, con sfumature bianche che sfociano nel grigio, risultando qualche intervallo rosso che formava un rosa. Harry era un mix di tutto. E io diventavo fiumi di colore quando eravamo insieme.
Eravamo un'insieme che formava un tutt'uno.
E amavo la persona che ero quando c'era lui con me.Sapevo che era da qualche parte in città, e saperlo sotto il mio stesso cielo mi trasmetteva paura mischiata all'ansia.
Non so bene come mi sentivo a riguardo.
Da quando mi ha lasciato per alcune settimane ho provato un senso di apatia che mi portava a passare le giornate seduta, a guardare la vita scorrermi davanti i miei occhi.
Dopo è subentrata la malinconia, i miei occhi chiedevano pietà per via delle lacrime.
Poi è arrivata la rabbia.
Ed ora, ora sono come una corda di chitarra, qualsiasi parola o gesto riguardante lui, romperebbe il silenzio con un suono acuto.La pioggia oggi non s'importava di niente e nessuno. Scendeva senza fermarsi un attimo. Erano passate due settimane di pura tranquillità.
In biblioteca la solita monotonia, i soliti utenti o studenti in cerca di qualche enciclopedia.Mi avvicino al bancone e noto Roger assolto nei suoi pensieri. Cerco il suo sguardo, notando una busta tra le sue mani.
"Che succede Roger, qualcosa non va?" poggio le mani sul ruvido legno.
"È arrivata una lettera. Per te Liz.." solleva lo sguardo. La rigira tra le mani.
"Per me?" domando stupita. Annuisce allungando il braccio verso di me.
"Leggila quando sarai sola." mi cede la busta. C'è il mio nome sull'esterno.
Avanzo verso l'uscita, senza rendermi conto della gente che entra ed esce. Giro l'angolo che porta ad un vicolo cieco. Deserto, mi poggio contro il muro. Sospiro lentamente e la apro.
"So tutto.
Non ho intenzione di sconvolgere alcun piano o distruggere la tua tranquillità.
Voglio solo vedervi. Ti chiedo solo questo, poi andrò via. Non sentirai più nulla su di me.
Ti aspetto al solito posto, alle undici di domani mattina.
Spero tu accetti.
H."Mi prendo un momento per metabolizzare. Rileggo velocemente quelle righe e quasi mi sento mancare l'aria. Le gambe sembrano cedere. Mi lascio scivolare lungo il freddo muro. Accartoccio la lettera, portandomi una mano alla bocca. Soffoco i singhiozzi, cercando di non far trasparire alcun lamento. Sollevo la testa, guardando il grigio cielo. La pioggia non scendeva più. Chiudo gli occhi stringendo la lettera ancora di più, le nocche quasi si mimetizzavano con il bianco della busta.
Era tornato; non in città, nella mia vita, era tornato. Avevo un uragano d'emozioni dentro e non sapevo quale voce dentro di me ascoltare.
Rivederlo significava rivivere una pagina passata della mia vita che ho in tutti i modi cercato di strappare.
Non sono pronta a tutto ciò, e forse mai lo sarò.Sapeva tutto. La verità che tanto ho custodito, protetto e nascosto, è stata portata alla luce, da un lato.
Non sapevo come comportarmi a riguardo; continuare a far finta che nulla sia mai accaduto, che questa lettera non è mai arrivata nelle mie mani e tenere per me il tutto, è la cosa migliore per me.Mi sollevo pulendo i lati degli occhi con la manica della maglia. Ripiego la lettera infilandola sotto la canotta. Mi prendo del tempo per calmarmi del tutto e torno in negozio. Vedo Roger fissarmi dal fondo del corridoio, mentre rimette a posto i libri. Dalla sua espressione intuisco abbia capito qualcosa.
"Va a casa Liz, hai il pomeriggio libero." suggerisce in modo pacato.
"Cosa? No, posso continuare. Sto bene, davvero." Annuisco, non tradendo le mie parole con gli occhi.
"Liz, va. Posso cavarmela da solo. Tu piuttosto, pensa a te stessa." mi guarda al di sopra degli occhiali, sorridendo confortevole.
Il freddo era aumentato e il vento continuava a soffiare senza sosta. I negozi erano colmi di gente che approfittava dei saldi per fare acquisti convenienti. Entrai in macchina e mi immersi nel traffico londinese.
Dopo quasi un'ora arrivo a casa."Sono a casa." esclamo chiudendo la porta dietro di me.
"Liz, già di ritorno?" vedo la figura di Bethany sbucare dalla cucina. Ha tra le mani un grande recipiente, intenta a mescolare un impasto, simile a quello dei biscotti.
"Pomeriggio libero." Abbozzo un sorriso.
"Non me la racconti giusta." poggia il recipiente. Mi lascio andare sulla sedia. Fisso la sua chioma bionda che quasi esplode dallo stretto elastico. "È successo qualcosa? " mi fissa, corrucciando la fronte.
"Sono solo stanca. Ho bisogno di un bagno caldo." mento. I suoi occhi color miele mi scrutano.
"Liz, sei sicura?" posa la sua mano sulla mia. Annuisco stentando un sorriso.
"Dov'è Faith?" domando, guardandomi intorno.
"È di sopra, sta dormendo." fa cenno col capo verso le scale. "Ha avuto una mattinata al quanto stancante." ironizza.
Salgo le scale e vado dritta nella camera in fondo al corridoio. Apro la porta e noto la sua sagoma rannicchiata sul grande letto. I ricci castani sono sparsi sul cuscino. Mi avvicino lentamente, sedendomi accanto a lei. Le accarezzo la guancia con il dorso dell'indice. Apre leggermente gli occhi e noto la sua felicità nel vedermi. Stringe la mia mano. Le bacio la nuca dolcemente e le sistemo la coperta. Accaparra qualche suono comprensibile.
"Mamma.." bisbiglia con la voce impastata dal sonno.
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Criminal |Harry Styles|
Fanfiction"Nessuno ti farà del male finché starai con me." Non ne esci da queste storie.