Parte 6

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Quando torno a casa, trovo Bethany seduta sul divano. Ha uno sguardo strano, quasi assente. Corruccio la fronte.

"Che hai Bethany? Sembra tu abbia visto un fantasma." sarcastico, poggiando il cappotto sull'appendi abiti. Mi guarda, senza dire una parola. Vedo Faith correre verso di me. Mi circonda le gambe entusiasta.

"Hei piccola." la prendo in braccio. "Allora, come è andata la giornata? Vi siete divertite, si?" sorrido, riempiendola di baci.

"Abbiamo giocato al parco e poi un signore mi ha comprato il gelato." la metto giù e la guardo stranita.

"Un signore?" Fisso Bethany cercando spiegazioni. Abbassa lo sguardo, senza darmi una risposta. Un lampo di lucidità attraverso la mia mente. Spalanco gli occhi.

"Harry, mamma." pronuncia una 'r' di troppo. Tira il mio pantalone. Massaggio le tempie, cercando di mantenere la calma. Avanzo verso il divano.

"Faith va di lì..a giocare. Arrivo tra un po'." mi siedo sul bracciolo del divano. Mi bacia dolcemente la mano, notando un cambiamento nel mio comportamento. Con piccoli saltelli sale le scale. Sento la porta della camera chiudersi e sono sicura che non può sentirci.

Prendo fiato e cerco di formulare la frase.

"Che significa?" Le domando. Le mie mani tremano e ho la voce instabile.

"Eravamo al parco e si è seduto accanto a noi. Appena l'ho visto, mi sono immobilizzata. Non potevo chiedere o dir niente, c'era Faith." spiega. Si gira verso di me. "Mi ha sorriso e ha iniziato a parlare con lei, chiedendole quanti anni avesse, se si stava divertendo e se andava all'asilo. È stato premuroso con lei. Non faceva altro che ascoltare le storie improponibili di Faith. Le ha offerto un gelato, e quando lei è andata a giocare, mi ha chiesto di te." Sospira, quasi togliendosi un peso. Si tortura le mani frenetica. Chiudo gli occhi e scuoto la testa.

"Non può essere." continuo a ripetere. "Che altro ha detto?" domando, guardando il muro di fronte a me.

"Ha bisogno di vederti e parlarti. Non ha accennato nulla davanti Faith. È stato un perfetto sconosciuto gentile." Annuisce.

Che ha intenzione di fare? Girarmi intorno, finché non perderò la pazienza?

"Provi un'altra volta ad avvicinarsi a Faith.."

"Non lo farà. Ha detto che non lo farà, finché tu non gli darai il permesso." mi interrompe velocemente.

Vado in cucina e riempio un bicchiere d'acqua. Cerco di rilassare i nervi scrollando le spalle. Torno in salotto e fisso Bethany.

Ho così tanta voglia di prendere a calci qualcosa, urlare, scaricare tutta l'adrenalina che ho dentro. Mi sento un fascio di nervi.

"Cosa hai intenzione di fare?" domanda mortificata. Sollevo le spalle.

Non so cosa fare. Una parte di me urla dicendomi di prendere in mano la situazione, l'altra retrocede consigliandomi di stare al mio posto. In entrambe le soluzioni, mi farò del male e, di certo, non porteranno lui lontano da me. Per quanto lo respinga o lo eviti, eccolo all'angolo pronto a sorprendermi.
Sembra di giocare a nascondino e man mano si avvicina al mio nascondiglio.

"Resta qui con Faith." infilo il cappotto e prendo il cellulare.

"Dove vai?" scatta in piedi Bethany allarmata.

"Da lui."

"Liz..solo non perdere il controllo." sorride debolmente.

La fisso ammiccando un leggero sorriso. Inizio a camminare velocemente senza una meta.

"Roger..Roger dov'è Harry?" ansimo avanzando verso il centro.

"Liz ma.."

"Ti spiegherò dopo, mi serve sapere dove alloggia." Lo interrompo.

"In un motel in Brick lane. È alla fine del mercato." spiega velocemente.

"Grazie come sempre Roger."

"Chiedi di Mark Allock." rassicura.

"Sarà fatto." affanno.

Arrivare dall'altra parte della città, senza macchina mi trasmette più ansia del previsto. Scendo in metro e dopo aver preso un biglietto, mi siedo e aspetto la mia fermata.

Brick lane è un quartiere multietnico di Londra, un vero melting pot di culture.
Ci sono graffiti su ogni muro e movimento in ogni strada. Avanzo veloce, superando il mercato. Svolto l'angolo e cerco l'insegna del motel. Il sole è alto, e io non ho ingerito niente. Da qualche settimana a questa parte è un totale caos. Continuo a camminare e finalmente lo trovo. È una costruzione incastonata tra le palazzine inglesi. Passa inosservata ad un occhio inesperto, ma dopo due anni di fughe e rapine, ho imparato ad avere occhi ovunque. Entro e mi ritrovo un posto rustico. Un piccolo divanetto con un tavolino ricoperto di riviste, qualche pianta e un bancone vecchio stile con dietro una donna sulla quarantina. Non potevo chiedere di Harry, non potevo dire il suo nome e cognome.

"Salve. Sto cercando Mark Allock." sorrido, cercando di essere il più convincente possibile. "Mi ha detto che alloggia qui."

"Mark Allock." ripete scorrendo la penna lungo la lista di clientela. "È nella venti. Ma per ora non c'è." stringe le labbra come per scusarsi.

"Grazie, aspetterò qui." Annuisco.

"Se ha bisogno di qualsiasi cosa, mi trova in ufficio." indica una porta alle sue spalle.

Va via. Mi fisso intorno e avanzo verso le scale che portano alle camere. Trovo la venti e decido di sedermi in corridoio ad aspettare. Poggio la testa contro il muro e picchetto le mani sulle gambe.

Un'ora. E di Harry neanche l'ombra. Sento le palpebre pensanti e il sonno mancato inizia a farsi sentire. Sbuffo stanca. Tutto questo tragitto e questa corsa per niente.

"Liz." sento una voce alla fine del corridoio. Chiudo gli occhi e stringo il labbro inferiore tra i denti. Sento dei passi avanzare verso di me e degli stivali in camoscio si fermano davanti le mie converse.

Sollevo lo sguardo e due iridi verdi mi fissano sorprese. Le spalle larghe e i capelli ricci un po' lunghi che si poggiano su esse. Le labbra piegate in un'espressione compiaciuta. Le sue mani spostano i capelli per poi afferrare le mie. Sono fredde. Dopo esser tornata in piedi, lascio veloce la sua presa. La sua figura domina sulla mia. È diventato un po' più alto, di poco e sulle braccia si notano dei muscoli non definiti.

"Non avrei immaginato la tua visita." scandisce. È felice di vedermi. Ho gli occhi serrati nei suoi. Mi sento un vortice di emozioni. Le mie mani tremano e cerco un filo di voce per risponderlo. Il sorriso dalle sue labbra non va via. Non cede al mio broncio.

"Hai fame?" domanda, squadrandomi dalla testa ai piedi. "Possiamo mangiare.."

"Non sono venuta qui per mangiare." puntualizzo. "volevi vedermi per parlare. Eccomi qui."

Si bagna le labbra grattandosi la punta del mento, non ancora definita da peluria.

"Scusami per quel che ti ho fatto." la mia mano si posa decisa sulla sua guancia. Respiro veloce trattenendo le lacrime. Mi fissa tenendo lo sguardo fisso nel mio.

"Dammene un altro." con voce profonda.

Criminal |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora