Throwback
Harry aveva trovato lavoro in un locale notturno in un quartiere di periferia da circa due mesi. Il luogo giusto per un ricercato. Roger aveva un vecchio amico, proprietario di un locale che aveva bisogno d'aiuto; dopo una certa età, fare notte fonda inizia a pesare, e così ha raccomandato Harry come ragazzo affidabile. E dopo una settimana di prova, era riuscito a convincere Jeremy, il vecchio, a farsi assumere. Attaccava alle dieci e quando a mezzanotte Jeremy andava via, Harry gestiva il locale fino a quando tutti, abbastanza sbronzi da non ricordare manco chi fossero, andavano via.
"Porta il conto a quel tavolo in fondo Liz." mi indica un signore nascosto nell'ombra del locale buio. "Se fa storie, chiamami." spiega, mentre riempie un boccale di birra.
"Perchè mai dovrebbe.. Oh." fisso il prezzo. "Diamine, ci va giù di brutto." sottolineo cercando di scoprire il suo volto.
"E' un cliente abituale, alterna serate amare a serate soft." ironizza, mentre porge il boccale al ragazzo alla fine del bancone.
Di solito aiutavo Harry nelle serate in cui il locale era pieno, per Jeremy non era un problema. Diceva che una figura femminile avrebbe aiutato ad incrementare le mance. A questa affermazione Harry sbruffò rumorosamente, a Jeremy piaceva vederlo imbronciato.
Mi avvicinai e con fare cordiale poggiai lo scontrino sul tavolo. Restò impassibile e con un gesto svelto lo tirò a sé. Aveva il viso coperto da un cappello a tesa larga. Respirava pesantemente.
"Tutto qui? Credevo di più." aveva la voce roca, di chi fuma valanghe di sigarette. Estrasse il portafogli e mi porse le banconote. "Puoi tenere la mancia."
"Grazie.." tentennai, prendendo i soldi. Mi volto per andar via.
"Non sei pratica nel mestiere, sei nuova?" sottolinea, portandosi una sigaretta alla bocca. Mi blocco, voltandomi.
"Diciamo che quando serve una mano, sono qui." ammicco un mezzo sorriso.
"Non deve essere facile.." aspira profondamente la sigaretta. "Voglio dire.. per due come voi." scandisce lentamente ogni singola parola.
Mi scappa il vassoio dalle mani e sento le gambe deboli, quasi a poter cedere da lì a poco. Noto un ghigno nell'ombra del cappello e il fumo circondare il suo volto. Ha riconosciuto Harry o peggio è un poliziotto in borghese.
Vari scenari e mille pensieri mi ronzano in testa, le mani tremano e la gola inizia a seccarsi. Deglutisco e cercando di sembrare il più tranquilla possibile, blatero qualcosa.
"Come noi, in che senso?" mostro un sorrisetto a metà tra l'ansia e il terrore.
"Due giovanotti, senza esperienza, gestire così tanta clientela." strizza il mozzicone nel posacenere.
"Oh.." sospiro sollevata senza dar a vedere la mia agitazione. "Stiamo facendo man mano il callo."
"Attenzione a chi vi ronza intorno.." si alza e finalmente mostra il viso scavato dall'età con barba incolta intorno alle guance. "Non tutti sono vostri amici." mi lascia il resto sul vassoio e con un cenno col cappello si allontana verso l'uscita.
Mi siedo in prenda al panico e mi inizio a guardare intorno. Gente intenta a bere o a ridere alle battute di un amico, coppie che si scambiano effusioni dell'oscurità del locale e comitive rumorose incintano amici a scolare un'altra birra.
Poggio il vassoio sul tavolo di legno consumato e inizio a vagare con la mente. Cosa intendeva dire? Magari ci voleva avvertire di qualche soffiata? Dovevo temere il peggio?
"Liz va tutto bene?" la sua voce alle mie spalle mi fa sobbalzare e staccare dalle mille preoccupazioni.
"Oh si, il solito giramento di testa, tutto okay.." era meglio non dirgli niente, altrimenti la paranoia lo avrebbe mangiato vivo.
"Non mi piacciono queste continue nausee o altro..domani andiamo dal medico." si siede di fronte a me e mi accarezza il dorso della mano.
"Ma no, sto bene. E' solo stanchezza..la libreria, il locale. E' un periodo, andrà meglio." sorrido, cercando di trasmettergli tutta la tranquillità di cui ha bisogno.
Tra i due quella che ha sempre affrontato tutto di petto e riusciva a restare lucida dinnanzi una difficoltà, ero io. Harry nella sua sfacciataggine si faceva assalire dalla preoccupazione che diventava paranoia. Passava notti insonni, il che significava rigirarsi nel letto sbuffando, essere perennemente nervoso, digiunare anche per giorni di fila e bere continui caffè.
Io nella mia limitazezza riuscivo a gestire la situazione e magari trovare una soluzione logica a differenza della sua impazienza. E poi era da poco che era riuscito a trovare un buon lavoro e noi la tranquillità di cui avevamo bisogno; per cui decisi di tacere e lacerare la mia di mente, che la sua.
Verso le due il locale si svuota e restiamo io e lui a mettere in ordine. Lava i bicchieri, mentre io pulisco il pavimento.
"Credi che stia andando bene?" domanda come un bambino bisognoso di rassicurazione.
"Perchè dovresti andar male? Stai procedendo alla grande.." gli sorrido tranquilla. "Era quel che volevi.. o sbaglio?"
"Mi piace vederci così..ecco come due persone normali. Finalmente sento che la nostra vita sta prendendo un risvolto positivo. Vederti poi, così serena, mi fa sentire bene, perchè so che sto facendo la cosa giusta per te, per noi.." spiega distrattamente.
"Anche io sono felice.." rispondo cercando di non far trasparire la mia paura.
Le parole di quel signore non mi hanno abbandonato per tutta la serata. Magari starò pensando io male, magari era solo un'allusione. All'improvviso sento un bruciore lungo la gola. Cerco di mandarlo via. E vedo Harry sooffiare via i ricci dalla fronte e sorridermi.
Sento qualcosa logorarmi dentro. Fitte allo stomaco e un forte giramento di testa. Mi tengo a fatica su un tavolo in fondo al locale.
Vorrei dirti, ma terrò con me tutto, per ora, solo finchè non sarò sicura. Solo finchè non avremo la giusta stabilità e chiarirò meglio la situazione. Solo dopo..
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Criminal |Harry Styles|
Fanfiction"Nessuno ti farà del male finché starai con me." Non ne esci da queste storie.