CAPITOLO 43

372 17 0
                                    

Verso le nove di sera, ritorno in ospedale da Marco. Durante il tragitto passo da una pizzeria e prendo due margherite d'asporto. Sono tre giorni che mangiamo minestrine riscaldate e pesce surgelato. Sicuramente una pizza è cento volte meglio.
Mi dirigo nella stanza di Marco, correndo, per non farmi vedere dai medici, che proibiscono di portare cibo dall'esterno. Appena entro Marco è intento ad ascoltare musica. Si tratta delle prime tracce del nuovo album.
Ci sono Marta e Iaia che sono venute a fargli un po' di compagnia.

"Buonasera, sono arrivati i rinforzi!"

Mi avvicino a Marco che mi stampa un bacio sulla fronte.

"Quindi domani dovresti ritornare a casa?"

"Iaia, almeno così i medici hanno detto a Mariachiara e a Marta. Tutto questo inferno è finito. Grazie a voi soprattutto."

"Dai non ricominciare! Ci fai piangere sennò. Statti un po' zitto adesso" gli dico, scherzando.

"Io a Iaia adesso dobbiamo andare, ci vediamo domani. Mi raccomando ragazzi."

Finalmente rimaniamo soli.
Iniziamo a mangiare, a sorridere. Marco è sereno. Non ha più flebo, aghi, garze, garzette e può muoversi liberamente. Mi siedo sul letto vicino a lui. Ha i capelli sudati e non posso fare a meno di spostare il ciuffo che gli copre la fronte.
Talvolta ci scappa qualche coccola, alla faccia dell'infermiere ficcanaso che ogni secondo viene a sbirciarci dietro il vetro.

"Domani ritorniamo a casa insieme"

Gli accarezzo la mano e mi appoggio sulla sua spalla. Ci addormentiamo, stanchi.

Uno splendido disastro || Marco Mengoni ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora