CAPITOLO 28

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Sono sotto casa sua. Suono il citofono.

"Chi è?"

Mi risponde una voce piuttosto scocciata.

"Sono io"

"Lasciami stare"

Chiude.
Per fortuna che almeno il portone è aperto. Arrivo dietro la sua porta.
Inizio a bussare.

"Marco ti prego, apri"

Nessuno risponde.

"Dai non fare così, ti supplico, apri questa benedetta porta"

Dopo dieci minuti di insistenza, nell' istante di andare via esausta, mi apre.

"Posso sapere cosa vuoi ancora da me? Non ho più voglia di parlarti. Basta."

Sta per chiudere la porta, ma riesco a bloccarlo.

"Perché fai così? Te la prendi per delle cazzate!" Gli dico urlando.

Lui, spazientito, afferra il polso e mi trascina dentro casa, giusto per non far sentire alla gente della palazzina tutto il casino che sta accadendo.

"Si può sapere che cazzo fai? Non ti riconosco più. Mi fai andare su tutte le furie quando ti comporti così! Non mi rispondi al telefono, non mi apri neanche il portone di casa, spiegami il perché di tutta questa scenata!?"

"E questa sarebbe una scenata!? Mariachiara io mi sono sentito solo, lontano dal mondo, ma soprattutto da te. Ho aspettato da giorni una tua chiamata, un tuo messaggio, ma anche solo per darmi un semplice buongiorno....invece, niente di niente! Sembra che io non esista più per te"

"Adesso non esagerare! Non ti capisco proprio, al massimo sarei stata io la prima a lamentarmi della tua assenza!"

"Ah, si proprio tu, quella che non si fa sentire da giorni e poi pretende di essere perdonata!"

"Forse non hai capito quanto quanto sei importante per me...vorrei evitare tutte questa cazzate campate in aria solo per il gusto di incazzarsi. Sei la mia vita, non ti basta questo?"

Non mi risponde, ha anche abbassato lo sguardo.

"Marco rispondimi, non fare finta di niente!"

"Ci sono rimasto malissimo. Forse non te ne sei neanche accorta. Questo è il problema."

Continuano così per tutta la mattinata.

Uno splendido disastro || Marco Mengoni ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora