07. Jasico

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L'odore della sua stessa carne bruciata gli opprimeva le narici. Si sentiva indolenzito, la testa gli girava, e le fitte di dolore alla pancia erano più forti di tutto il resto.

Senza accorgersene, Nico di Angelo iniziò a piangere in silenzio. Tutto questo era troppo per lui.

Era rimasto al Campo Mezzosangue per loro, e per Will. Se avesse saputo che le cose avrebbero presa quella piega, se ne sarebbe andato.

Quando si sorprese a piangere, si asciugò le guance e scese a fatica dal letto. Non voleva dar loro questa soddisfazione. Il suo corpo reagiva lento, dolorante. Quando toccò il pavimento freddo a piedi nudi si accorse di non essere più legato. Ma con il corpo in quelle condizioni, come poteva solo pensare di fuggire dalla sua cabina?

Si alzò, completamente tremante, e si appoggiò alla parete vicina. Non sarebbe mai riuscito ad arrivare al bagno in quelle condizioni. La pancia gli doleva per il marchio e per la fame. Fu sul punto di fare un altro passo quando udì la porta della cabina aprirsi e poi richiudersi.

L'ondata di panico che lo assalì al solo pensiero che fosse Leo lo fece scivolare sul pavimento. Si rannicchiò, le mani sulla testa, cercando di nascondersi il più possibile.

Sperando fosse possibile.

«Ehi, Nico!»

La voce allegra di Jason lo fece sussultare. Almeno non era Leo, pronto a marchiarlo ancora. Provò a sollevarsi, ma il suo corpo non gli obbediva più.

Jason arrivò nella stanza, aggrottando la fronte non vedendolo sul letto. Prima di mettersi a cercarlo in altre stanze, riuscì a trovarlo contro l'angolo tra il letto e il muro.

«Ehi, sei caduto?» domandò Jason, sedendosi ai piedi del letto e guardandolo divertito.

Nico si sforzò di ignorarlo. Il suo corpo era stanchissimo, aveva male ovunque e la pelle bruciava. Sentiva così male che era in procinto di svenire.

Jason gli lanciò un piccolo calcio sul braccio, e Nico sussultò. Da qualche parte, si era risvegliato del dolore.

«Mi piace il tuo tatuaggio.» sorrise Jason, osservando il marchio di Leo. «Renderà tutto molto più divertente.»

Nico stropicciò gli occhi. Non ce l'avrebbe mai fatta a restare sveglio. Be', forse meglio così. Se Jason intendeva usare il suo corpo, forse era meglio non assistere.

Jason si alzò e lo afferrò per il braccio, spingendolo sul letto. Nico si lasciò andare ad un lieve gemito di dolore, ma non riusciva a muoversi.

Si sentiva stranamente leggero. Sospeso sul letto, non appoggiato sopra. Si sentiva così strano...

Il dolore alla guancia lo risvegliò. Jason troneggiava sopra di lui, gli occhiali sulla punta del naso.

«Ti sei svegliato, bell'addormentato?» domandò freddo.

La testa di Nico stava per esplodere. Socchiuse gli occhi, dolorante, e desiderò soltanto stendersi a pancia in giù e dormire. Percy, Jason e Leo avrebbero potuto fare quello che volevano con il suo corpo. A patto che non lo svegliassero.

Un altro schiaffo risuonò nella stanza e Nico riaprì gli occhi, sgranandoli e guardando verso Jason.

«Continuerò a schiaffeggiarti fino a quando non sarai sveglio.» disse Jason. Nico lo guardo allontanarsi verso il bagno e, mordendosi il labbro con forza, si mise seduto.

Il giramento di testa non lo colse impreparato. Si aggrappò alle lenzuola, digrignando i denti. Il marchio di Leo non faceva più molto male.

Jason tornò dal bagno e si avvicinò a lui. Nico alzò gli occhi sul suo volto. E dire che Jason gli era sembrato l'unico con il quale poter stringere amicizia...

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora