08. Jasico

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Nico e Jason uscirono dalla cabina di Ade diretti alla mensa. Nico tenne le orecchie tese, in allerta, pronto a cogliere il suono della voce di Will. Sarebbe corso da lui, e lo avrebbe liberato, e...

Le parole di Jason di poco prima gli risuonarono nella mente. «Mentre mi allontanavo dalla cabina». Will era in una cabina.

Nico passò lo sguardo su tutte le cabine, mentre il suo cervello lavorava velocemente. I figli dei Tre Pezzi Grossi - Zeus, Ade e Poseidone - avevano solo un figlio ciascuno lì al campo. Le loro cabine erano vuote, ed erano dei posti perfetti per nascondere qualcuno oppure per torturarlo, o imprigionarlo. Nico era chiuso nella sua stessa cabina, ad esempio. Will doveva essere in quella di Zeus o di Poseidone.

Era impensabile immaginarlo nella cabina di Era - la dea non aveva figli semidei, e di sicuro si sarebbe offesa nel sapere che nella sua cabina vuota veniva torturata gente - e di Artemide - la dea aveva fatto voto di castità, e le uniche a dormire nella sua cabina erano le Cacciatrici in visita al Campo.

Quindi solo le cabine dei Tre Pezzi Grossi rimanevano sulla lista.

Una volta arrivato in mensa, nella sua testa risuonò un campanellino di allarme. Si guardò attorno, scrutando i vari tavoli e infine quello dove di solito sedevano Chirone e il signor D.

Nico sentì un brivido attraversargli la schiena, e le mani iniziarono a tremargli.

«Ciao Nico.» sorrise Percy, seduto al tavolo di Zeus, aspettandoli. «Ce ne avete messo di tempo, eh?»

«Gli ho fatto fare il bagno.» sorrise Jason, spingendo Nico a sedersi. «Era piuttosto sporco.»

«Immagino.»

Nico si sedette a fatica. Il suo corpo gli lanciò un grido di protesta, subito seguito dal ruggito nel suo cervello che gli diceva di lanciar le lattine di Coca-Cola sulle loro facce e scappare più lontano possibile da quel posto.

«Sei bianco come un cadavere.» notò Percy, allungandogli un piatto di patatine fritte. «Su, mangia.»

Nico annuì, prendendo una delle patatine con dita sempre più tremanti. La morsa allo stomaco si fece più forte, e prima di addentare la patatina le parole gli sfuggirono dalle labbra.

«Dove sono finiti tutti?»


C'era un silenzio irreale sul Campo Mezzosangue.

Mai, nemmeno prima di una battaglia, si era creato quel silenzio. Non c'era nessuno ad allenarsi, nessuno sulla spiaggia, nessuno in mensa. Era ora di pranzo, e a parte loro tre, seduti al tavolo di Zeus, non c'era nessuno riunito a mangiare.

Hanno ucciso tutti?, pensò Nico, il cuore che batteva all'impazzata. Non è rimasto più nessuno a parte noi?

Si sentì assalire dal panico mentre guardava Jason e Percy mangiare, ridendo e rubandosi le patatine dal piatto. Quando Percy addentò il suo panino blu, Nico si chiese se avessero veramente fatto una strage.

Né Jason né Percy furono interessati a rispondergli, e Nico aveva troppa fame per insistere. Iniziò a mangiare una patatina alla volta, deglutendo e aspettando sempre qualche secondo prima di ingurgitarne una seconda. La fame si era accesa appena iniziato a mangiare, e ora gli bruciava tutto lo stomaco nell'attesa che continuasse.

Divorò le patatine in meno di cinque minuti, nonostante la manciata di secondi di attesa. Bevve un lungo sorso di Coca-Cola. Lo stomaco iniziò a ribollirgli, e Nico cercò qualcos'altro da mangiare.

Sia Jason che Percy, in contemporanea, con lo stesso gesto, spinsero i loro piatti ricoperti di patatine verso di lui.

«Non le mangiate?» domandò Nico, perplesso, prendendone una.

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora