20. Will

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Will si svegliò a pomeriggio inoltrato. Si mise seduto, massaggiandosi il collo e lo sguardo si spostò nel bunker, fermandosi infine su Leo. Il figlio di Efesto stringeva la coperta, e aveva ancora quel sorriso ebete sulle labbra. Non si era mosso.

«Buongiorno Leo.» borbottò Will, alzandosi in piedi e tenendosi al tavolo di lavoro. Si lasciò scappare uno sbadiglio e si stropicciò gli occhi, poi andò alla ricerca del bagno.

Ce n'era uno minuscolo, con tanto di doccia, in una parte nascosta del bunker. Nei cassetti c'erano dei vestiti, e Will passò dieci minuti a cercare qualcosa che potesse indossare. Quando ne ebbe trovati, si spogliò e si infilò nella doccia.

Il dolore che aveva provato come conseguenza della violenza di Jason era ormai scomparso, ma portava ancora i lividi ai polsi e alle caviglie. Erano in fase di guarigione, e non dolevano più. Almeno non fisicamente.

Will sospirò e si appoggiò alla parete di vetro, strofinando una spugna rossa su ogni centimetro di pelle, tralasciando la ferita del fulmine. La carne bruciava, peggio del pugno infuocato di Leo.

La sua mente fu attraversata da tre modi diversi per punire Jason. Con le sue capacità mediche, poteva farlo soffrire. O una malattia, magari, per farlo morire un pezzetto alla volta. Oppure ucciderlo con un colpo secco.

L'acqua diventò fredda e Will lanciò un gridò, spegnendo in fretta e uscendo fuori dal box. Si strinse in un asciugamano, strofinando il volto e cercando di riscaldarsi. Lanciò una breve occhiata al suo volto riflesso nello specchio prima di vestirsi.

Cinque minuti dopo si sedette accanto a Leo. Non provò a svegliarlo, sapeva che era impossibile.

Will nascose il volto tra le mani, cercando di riflettere. Come poteva vincere contro Cupido? Be', mostrando il suo forte amore per Nico, ovviamente. E avrebbe dovuto ignorare le botte che sarebbero arrivate da Percy e da Jason, e forse da Nico stesso.

Will si morse il labbro e si voltò a guardare Leo. Per Leo era bastato pensare a Calypso per finire nel mondo dei sogni. Lui cosa doveva fare per Nico? Dimostrargli il suo amore? Baciarlo, magari?

Will annuì lentamente fissando Leo. Forse sì, doveva baciarlo. Un bacio dal Vero Amore, e... E cosa? Sarebbe finito? Tutti i semidei si sarebbero svegliati, e loro? Che fine avrebbero fatto? Avrebbero vissuto per i futuri decenni pensando a quella terribile settimana al Campo Mezzosangue?

Will si alzò in piedi e camminò nel bunker, in cerchio. Afferrò una mazza di metallo, piuttosto pesante, e distrusse quel qualcosa che Leo aveva costruito il giorno prima. Subito dopo si sentì terribilmente meglio.

E i suoi pensieri si schiarirono. Non gli importava nulla di quello che sarebbe accaduto nel domani. Doveva occuparsi del presente, del Nico di oggi. Doveva trovarlo, liberarlo dalla guardia di Jason e Percy, portarlo via. E, se necessario, avrebbe affrontato Cupido.

«Grazie Leo.» Will sorrise e corse da Leo addormentato. Lo baciò a stampo sulle labbra, arruffandogli i capelli, e corse via. Era merito di Leo, dopotutto. Se non fosse stato per lui, probabilmente Will si trovava ancora legato alle catene nella cabina 1, con i polsi segati.

Will impiegò venti minuti ad arrivare al Campo. Si perse tra i boschi due volte e, quando si trovò vicino l'infermeria, tirò un sospiro di sollievo. Si appoggiò alla parete con la schiena, controllando prima il cielo e i tetti delle cabine. Subito dopo lanciò un'occhiata alle porte e alle finestre... e vide Nico in mutande e anfibi che si dirigeva nella sua cabina.

A Will venne un colpo.

Nico aprì la porta della cabina ed entrò. Un minuto dopo Jason Grace lo seguì, chiudendosi la porta alle spalle.

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora