11. Percico

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«Dove sono tutti quelli del campo?» domandò Nico curioso, osservando Percy, mezzo nascosto dal suo gelato blu.

Percy gli lanciò un'occhiata divertita.

«Ti interessa davvero?» domandò, tranquillo.

Nico sorrise, scuotendo la testa. «In effetti no.»

Il figlio di Ade si rimise a mangiare il gelato, guardando il campo vuoto.

Era stata una strana giornata, quella. Dopo essersi svegliato in compagnia dei suoi amici, Jason e Leo erano usciti, dicendo di avere degli impegni. Percy era rimasto con lui, e si era offerto di accompagnarlo in mensa. Alla vista del cibo, a Nico era venuta la nausea, e mostrò interesse solo per il gelato che ora teneva in mano.

Nico mangiucchiò il cono, guardando il profilo di Percy. Aveva altre domande da porre, e sapeva che era arrivato il momento.

«Senti, Percy...» mormorò, e il figlio di Poseidone si fece attento. «Posso chiederti una cosa?»

«Tutto quello che vuoi.» sorrise Percy. Con gli altri aveva discusso su quello che bisognava dire a Nico.

«Quella V che ho sulla pancia... Come c'è finita?»

Percy lo guardò, gli occhi verdi divertiti. Quel verde mare fece battere forte il cuore del figlio di Ade.

«Tu e Leo eravate ubriachi.» spiegò Percy con naturalezza. «Avete fatto una scommessa su non so cosa, e Leo ti ha fatto quella specie di marchio.» Gli indica la pancia. «Tu ridevi e piangevi mentre te la faceva.»

Nico arrossì. «Piangevo?» farfugliò. «Io non piango.»

Percy rise di cuore, posandogli una mano fra i capelli. «Io, Leo e Jason non lo diremo a nessuno.» gli promise.

Nico si mordicchiò il labbro. «Non c'è nessuno qui con cui parlarne.» notò.

Percy scrollò le spalle. «Gli altri torneranno. Ci sono le feste umane da festeggiare, e saranno tutti con i loro genitori umani.»

Il figlio di Ade annuì distratto, osservando Jason e Leo fermi vicino alle cabine a confabulare. Era troppo distante per capire di cosa stessero parlando, e si voltò a guardare Percy.

«Altre domande?» chiese il figlio di Poseidone.

«Per il momento no.» disse Nico, curioso di Jason e Leo.

«Bene.»

Percy gli posò la mano sulla guancia e Nico si voltò. Percy lo baciò, dritto sulle labbra, e Nico si sentì attraversare da una scarica di adrenalina. Le guance gli ardevano, e il cuore perse un battito.

Nico si ritrovò a cambiare il bacio con urgenza. Le labbra di Percy erano così morbide, e il sapore del gelato blu lo rese euforico. Gli prese il volto tra le mani, e sentì Percy sorridere.

«Vacci piano, di Angelo.» disse Percy, scostandosi e parlandogli sulle labbra.

«Scusa.» mormorò Nico, mentre i suoi vecchi sentimenti per Percy Jackson tornavano con prepotenza ad offuscargli la mente. Era successo qualcosa che li aveva assottigliati, quasi cancellati. Ma non ricordava cosa. Se si sforzava, vedeva solamente della luce, e qualcosa di giallo.

Nico socchiuse gli occhi mentre il dolore gli esplodeva in testa. Una voce mai udita prima iniziò a sibilare: No, non devi ricordare.

«Cosa?» disse Nico, alzandosi in piedi con le gambe tremanti. «Cosa non devo ricordare?»

«Di cosa stai parlando?» Percy si alzò con lui, preoccupato. Nico si infilò le mani tra i capelli mentre quel globo di luce nella sua mente iniziava a perdere consistenza e scompariva.

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora