10. Will

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Nico si addormentò prima di lui. Will lo osservò, sorridendo alla chiara luce della luna che gli illuminava i capelli corvini. Quel tocco argenteo lo rendeva ancora più meraviglioso ai suoi occhi.

Will si allungò su Nico e gli posò un dolce bacio sulle labbra.

Dei. Era così fortunato ad averlo con lui. Ricordò il modo in cui il figlio di Ade era arrossito nel chiedergli di restare a dormire. Se fosse stato per lui, si sarebbe anche trasferito in quella cabina.

Lo baciò una seconda volta, poi tornò a posarsi nella sua parte di letto, continuando a guardare Nico. Si sentì in grado di scrivere una dozzina di poesie su Nico di Angelo, sebbene non avesse granché simpatia di quel dono del padre divino.

Will si addormentò con un sorriso sulle labbra.


La porta della cabina si spalancò, sbattendo forte contro il muro. Will si svegliò con un sussulto, e guardò Nico, che ancora dormiva della grossa al suo fianco.

«Chi..?» balbettò, voltandosi a guardare. Si sentì afferrare per il collo, e venne spinto giù dal letto.

«Come hai osato toccare di Angelo?» tuonò una voce, e Will notò un lampo di fuoco alle spalle della figura. Si sentì circondato da persone che conosceva, ma celavano il proprio volto.

Will fu sul punto di parlare quando un pugno calò su di lui. Lanciò un grido di sorpresa e dolore, e il suo unico pensiero lucido fu: Non toccate Nico.

Sentì delle mani addosso, e si sentì stringere i polsi.

«Hai superato il limite, Solace. Ora tu vieni con noi.» gli disse il semidio dagli occhi azzurri che lo teneva stretto.

Will lo riconobbe non appena ne incrociò lo sguardo. Jason Grace.

«No! Lasciatemi stare!» urlò Will, provando a tirare un calcio a Jason. Il figlio di Giove non si lasciò scomporre. Gli diede una piccola scarica di energia elettrica, e Will rimase senza fiato mentre il biondo cominciava a legargli i polsi con della corda.

Impiegò una manciata di secondi a riprendersi dallo stordimento, e riprese a muoversi. Alzò lo sguardo disperato, e vide Nico seduto sul letto. Non riusciva a vedergli bene il volto, ma riuscì ad incrociare i suoi occhi.

Amore, scappa.

Ma lui era figlio di Ade. Non poteva scappare davanti al pericolo, nemmeno da nudo.

«Cosa sta succedendo qui?» urlò Nico, scendendo dal letto e afferrando il ferro dello Stige, la sua spada nera. «Lasciatelo subito stare!»

«Stai zitto, di Angelo!» gridò un'altra voce, e Will la riconobbe subito come quella di Percy Jackson. «Stiamo portando via questo maledetto bastardo.»

«Bastardo? Lui non è un bastardo.»

Will guardò paralizzato Nico che si lanciava addosso a Percy con il ferro sfoderato. Ma Nico inciampò e cadde a terra. Will sentì la preoccupazione salire alle stelle, e fu sul punto di gettarsi su Nico per difenderlo quando Jason gli tirò un calcio poco sopra l'inguine.

«Leo, lega Nico.» disse Percy, e Will, dolorante, lo vide calciare via il Ferro dello Stige. «Jason, porta via Solace.»

Se i testicoli non gli avessero fatto così male, Will avrebbe iniziato ad urlare e scalciare. Jason lo afferrò per il braccio e lo trascinò fuori dalla cabina, e Will perse i sensi dal dolore.


Quando Will si riprese, scoprì che era giorno. La luce del sole gli scaldava la pelle, e Will si chiese se fosse suo padre, desideroso di dargli un briciolo di speranza.

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora