09. Nico

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Nico tenne gli occhi puntati sul soffitto. Non riusciva realmente a vederlo. I suoi occhi erano sommersi dalle lacrime, che continuavano a sgorgare, lasciando tracce salmastre sulle sue guance.

Il dolore che rimbombava nei suoi arti era troppo forte, così forte che la sua mente si era fatta pesante. Aveva iniziato a pensare ai pomeriggi trascorsi con Will prima che questi gli confessasse il suo amore nei suoi confronti.

Se solo se ne fosse andato negli Inferi dopo la battaglia contro Gea, al posto di rimanere lì al Campo, in quel momento non si sarebbe trovato legato al suo stesso letto, le gambe divaricate e il dolore che lo assaliva ad ondate lente, fitte che lo lasciavano senza respiro.

Con il minimo movimento di bacino, Nico si ritrovò a mordersi forte il labbro. Era tutto indolenzito... Per non parlare dei polsi. Era legato con delle manette. Impossibili da togliere, almeno di non possedere la chiave. E chissà quale dei ragazzi aveva la chiave con sé.

Nico chiuse gli occhi, cercando di scacciare le lacrime. Doveva smetterla di piangersi addosso. Aveva altre cose a cui pensare.

Tralasciando Will, tenuto chissà dove, Nico si era imbattuto in altri problemi.

Primo di tutto... dov'erano scomparsi i suoi poteri? Quale dio glieli aveva tolti nel momento stesso in cui li stava utilizzando? Cercò una risposta a questa domanda, ma per quanto si lambicasse, non riuscì a trovarla. La sua mente iniziò a popolarsi di immagini degli Dei seduti sui loro troni nell'Olimpo, in tutta la loro maestosità.

Secondo problema... Dov'erano finiti tutti i semidei presenti al campo? Almeno un centinaio dovevano essere presenti, tra tutte le cabine. Quella di Ermes era la più numerosa in assoluto, ma anche Apollo non scherzava. Per non parlare di Afrodite.

Nico lasciò perdere il conteggio delle cabine. Al Campo erano presenti tanti semidei. D'accordo, era periodo di festa, ma tutti i genitori umani non potevano aver chiesto ai loro figli semidei di tornare a casa. C'era qualcosa di assolutamente anormale in quell'assenza collettiva. Doveva indagare... Ma come?

Mosse le mani e le manette tintinnarono. Non poteva fidarsi di nessuno dei tre. Non poteva chiedere loro dove fossero gli altri semidei. Non poteva essere sicuro che loro rispondessero sinceramente. Non dopo quanto fatto a Leo.

Nico abbassò lo sguardo sulla V sulla sua pancia. Era orribile. Era rossa, e spiccava in modo osceno sulla sua pelle bianca.

Nico sospirò.

Chirone e il signor D non potevano lasciare il Campo così, senza preavviso. Dov'erano finiti anche loro? Doveva cercarli, e chiedere il loro aiuto. Ma se fino ad ora erano rimasti lontano da lui, significava che c'era qualcosa sotto.

Cosa stava succedendo al Campo Mezzosangue?

Nico si assopì durante le sue riflessioni. Quando si svegliò, era ancora da solo, ma qualcuno gli aveva tolto le manette ai polsi e gli aveva gettato addosso una coperta.

Nico si strinse attorno ad essa, sospirando. L'odore di Will ormai era scomparso da tempo dalla camera, ma il suo cervello scombussolato lo aiutò. Pensò di udire la sua voce e il suo odore, e sorrise nel vedere il suo volto stampato nella sua testa. Ricordava ogni dettaglio, le lentiggini, la sua abbronzatura perfetta diversa in alcune zone.

Ricordava tutta la sua luce.

Nico lasciò andare la coperta e scese dal letto. Anche se il corpo riprese a dolergli, riusciva a stare in piedi. Andò in bagno a fare una doccia veloce, e cercò qualche pomata per far passare i lividi. Trovò un flacone di antidolorifici... Senza pensarci, ne inghiottì tre con un sorso d'acqua, e si infilò addosso dei vestiti.

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora