21. Solangelo

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Quando la brezza leggera gli accarezzò il volto, Nico alzò lo sguardo sul cielo blu, e rimase per un po' in contemplazione di quello spettacolo limpido. Era pomeriggio, ormai, e si chiese se sarebbe riuscito a vedere il tramonto sul Pugno di Zeus.

Se ci avesse portato Jason forse sarebbe stato romantico, ma non aveva intenzione di tornare indietro e riprenderlo. Aveva bisogno di solitudine.

Aveva appena perso la verginità, e la cosa non gli faceva né caldo né freddo. Si sentiva solo strano, con una sensazione di vuoto allo stomaco... ma presunse si trattasse solo di fame.

Nico si avviò a passo deciso verso la cabina 1, dove recuperò i suoi vestiti. Il braccialetto al suo polso brillava ai tiepidi raggi del sole, e Nico gli passò il polpastrello sopra. La voglia di sapere a chi appartenesse si faceva sempre maggiore.

Nico si diresse in mensa. La fame gli bruciava lo stomaco. Aveva così tanta fame che non si sarebbe fermato nemmeno se fosse risorta Gea di fronte ai suoi occhi.

Poi udì un urlo provenire dall'infermeria. Ed esitò.


Nico rimase qualche minuto a fissare la porta spalancata dell'infermeria. Infilò le mani in tasca, giocherellando con il ciondolo a forma di sole.

I suoi genitori gli avevano sempre detto di non andare in infermeria quasi al tramonto, soprattutto se urla spaventose ne uscivano fuori.

Poi Nico ricordò che sua madre era morta, e che suo padre era un dio greco, e che nessuno dei due gli aveva mai detto una cosa del genere.


Quando Nico entrò in infermeria, vide un lettino rovesciato, e Percy Jackson che dormiva addosso a Will Solace.

«Mmh. Ho interrotto qualcosa?» domandò, alzando un sopracciglio.

Will voltò la testa verso di lui, e Nico fissò quei grandi occhi celesti. Avevano un colore bellissimo.

«Nico.» sussurrò Will, guardandolo. Nico vide quei begli occhi azzurri riempirsi di lacrime.

«Ehi, tu, non piangere.» Nico gli si avvicinò, spostando via Percy che scivolò sul pavimento. Stava russando, e sbavava. «Davvero, non piangere, non sopporto le persone che piangono.»

Will distolse lo sguardo in fretta, e Nico si accorse del sangue sulla maglietta del dottore. La alzò, scoprendo la J quasi incisa.

«Porco Crono.» mormorò Nico, guardandolo. «Te l'ha fatto Percy?»

Will annuì lentamente, e Nico si voltò verso Jackson. Sentì una carica di odio attraversarlo. Fu tentato di afferrare il figlio di Poseidone e picchiarlo, ma sentì qualcosa di caldo nella sua mano, e si irrigidì.

Will strinse le sue dita attorno a quelle di Nico, e appoggiò la testa contro di lui.

«Mi sei mancato.» mormorò il biondo, chiudendo gli occhi.

«Non dormire.» disse Nico, togliendo le dita dalle sue e alzandosi in piedi. «Devo controllarti quella ferita.»

Nico lo afferrò per l'ascella e lo tirò in piedi, passandogli il braccio attorno alla vita per sostenerlo. Lo fece sedere sul letto più vicino, poi lo stese.

«Dimmi cosa devo fare.» disse Nico, guardando Will. Il figlio di Apollo lo stava già osservando.

«Là, prendi quella borsa.»

Nico obbedì. Quando gliela portò, Will frugò dentro ed estrasse una boccetta di disinfettate. Nico notò che stava usando solo la sinistra.

«Che hai fatto alla destra?» domandò Nico, strappandogli la boccetta dalle mani e disinfettandogli l'incisione. Notò di essere piuttosto bravo... Doveva averlo già fatto in passato, ma non si ricordava quando.

I ragazzi di NicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora