70.

6.6K 315 12
                                    

HARRY.

Come previsto il giorno del mio compleanno lo stavo passando in completa tranquillità; non avrei sentito le urla dei ragazzi, non mi sarei fatto tirare la guance da qualche parente del quale non ricordavo l'esistenza, ma che puntualmente lui mi conosceva da quando ero ancora un bambino.

Effettivamente mi sarebbe piaciuto festeggiare il mio compleanno in modo diverso, ma al momento nulla mi importava, stavo bene su quel letto d'albergo a guardare la mia fidanzata lamentarsi della scarsa qualità del wi-fi o, per lo meno, era quel che voleva far credere, sapevo confabulasse qualcosa di veramente stupido o un altro dei suoi cattivi scherzi, ma, per ora, si era comportata bene.

Carlotte aveva ben pensato di andare a prendere la colazione al buffet e portarmela in camera, come se l'avesse preparata lei, apprezzai il gesto poiché fosse stata attenta sul cibo e, cioè, su ciò che potevo e non potevo mangiare.

Si preoccupò di non farmi mancare nulla quel giorno poiché il mio regalo fosse ancora a Londra e, quindi, lo avrei aperto al nostro ritorno ciò stava a significare che avrei avuto tutto ciò che volevo senza ripeterlo due volte.

≪Questa merda funziona quando gli pare!≫ urlò Carlotte sbattendo il cellulare sul tavolo per poi sbuffare irritata.

Si girò verso di me come se volesse accusarmi e sbuffò di nuovo.

≪Siamo in un dannato hotel a cinque fottute stelle ed il wi-fi non funziona! Scendo alla reception e li riempio di imprecazioni che solo loro possono capire.≫

Cercai di non riderle in faccia in quel momento di crisi da astinenza di rete, ma non potevo negare sembrasse una psicopatica in astinenza di droghe.

≪Fottuta merda.≫ sbraitò e, come se niente fosse successo, si girò dall'altro lato passandosi le dita tra i lunghi capelli mori e tornò a guardare il display del suo telefono.

≪Nessuno ti vieta di usare il mio telefono.≫ bisbigliai cercando di non farla alterare più del dovuto.

Si girò di scatto quasi come a voler mangiare me ed il mio cellulare in un solo boccone ed annuì.

≪Credo sia nella tasca dei jeans.≫ indicai i jeans poggiati sulla sedia e lei si precipitò su di essi per cercare quel dannato aggeggio per fare chissà che cosa.

≪Sembri un'assatanata.≫ scherzai, ma lei mi guardò come si guarda una preda, e mi diede le spalle senza darmi una risposta concreta.

Mi alzai dal letto perdendo la comoda posizione di poco fa e la raggiunsi al tavolo abbracciandola, ma lei continuò a dare più importanza al telefono che a me.

≪Lo sai che scherzavo, vero?≫

Annuì e alzò la testa per potermi guardare meglio, mi lasciò un rapido bacio a stampo e gettò il cellulare dove le capitava per poi alzarsi dalla sedia e condurmi sino al letto.

≪Non vuol dire che, se il mio regalo è a Londra, io non possa fartene uno ora.≫ ghignò inumidendosi le labbra per poi guardarmi con uno sguardo di sfida.

Le cinsi i fianchi e mi avvicinai alle sue labbra, quasi sfiorandole, ma senza compiere il contatto che lei si aspettava.

≪Non aspettavo altro.≫ mi morsi il labbro inferiore per poi cercare di baciarla, ma lei si girò e le baciai una guancia, rise gettando la testa all'indietro ed incastrando la lingua tra i denti come era solita fare.

≪Va' a vestirti stupido, ti porto in un posto.≫ sogghignò lasciandomi in soddisfatto in piedi al centro della stanza.

≪Sei una stronza.≫ borbottai raggiungendo i miei vestiti perfettamente piegati ed appoggiati sulla sedia.

≪Lo so amore, ma tu mi ami così.≫ borbottò lei regalandomi la stupenda visuale del suo dito medio.

≪Diventerò santo, me lo sento.≫ bisbigliai cercando di non farmi sentire, ma la cosa non mi riuscii bene poiché lei si mise a ridere e annuì.

≪Santo Harry detto Tarzan, mi piace.≫ continuò a ridere evitando di far cadere qualsiasi cosa avesse accanto.

-

Una macchina a noleggio, delle indicazioni sbagliate, delle imprecazioni da parte di Carlotte ed un'ora a trenta minuti più tardi riuscimmo ad arrivare al posto da lei scelto per questa uscita.

A qualche metro di distanza dal parcheggio si era radunata un sacco di gente che, quando si accorse del nostro arrivo, cominciò a gridare e muovere la mano in aria in segno di saluto; mi avvicinai a loro trascinando con me Carlotte, la quale era un po' scettica riguardo a ciò.

≪Harry qui!≫ molti urlavano, mi chiamavano, c'era chi mi faceva gli auguri di compleanno, chi chiedeva autografi, chi si complimentava con Carlotte e chi la insultava.

Io eseguivo tutto alla lettera, se qualcuno mi chiedeva un autografo io glielo concedevo, chi delle foto, chi degli abbracci e chi solo uno semplice scambio di parole, ma io continuavo a rendere felice chiunque potessi.

≪Harry! Andiamo.≫ Carlotte tirava la manica della mia felpa invitandomi a seguire il suo ordine e, quindi, a lasciare tutte quelle fans urlanti radunatesi lì solamente per me.

Salutai tutti e seguii Carlotte entrare in un edificio simile ad una discoteca, ma, all'apparenza, poco frequentata.

Carlotte parlava con un uomo con la sua solita spontaneità ed immaginai gli spiegasse per quale motivo ci trovavamo qui, ma evitai di ascoltare la conversazione poiché non ci capissi molto di quello che si stavano dicendo.

≪Seguitemi.≫ disse in inglese ed un accento italiano piuttosto accentuato.

Carlotte mi strinse la mano appoggiando la testa sul mio braccio mentre camminavamo dentro questa specie di discoteca.

Deglutii rumorosamente risvegliando la curiosità di Carlotte, la quale mi guardò come se volesse chiedermi perché mi stavo preoccupando più del dovuto.

≪Non stai per uccidermi, vero?≫ le chiesi ricevendo, in risposta, solamente delle risate.

≪No amore, perché dovrei farlo?≫ mi chiese sorridendo, sembrava troppo divertita da ciò mentre io ero fin troppo sicuro potesse succedere qualcosa di lì a poco.

≪Perché so perfettamente che succederà qualcosa.≫ sussurrai mentre mi chiedevo se questo corridoio bianco avesse una fine.

Rimanemmo in silenzio finché l'uomo ci condusse davanti una porta nera raccomandandoci di non rompere nulla, evitare di consumare droghe all'interno della stanza e qualche altra stronzata che non capivo perché  centrasse in questo momento.

Quando la porta venne aperta l'unica cosa che si poteva vedere era il buio, nessuna luce, nessuno spiraglio di luminosità, nessun rumore, niente di niente.

≪Se questo è uno scherzo non è carino, sappilo.≫ pronunciai imbronciato, mentre lei sembrava non aver sentito quel che le avevo appena detto e mi condusse dentro alla stanza.

≪Amore, ti fidi di me?≫ mi chiese stringendomi la mano, non ero sicuro fosse lei a compiere quel gesto, ma sapevo riconoscere la sua voce.

≪Sì, ma questa cosa mi mette l'ansia.≫

Improvvisamente la luce si accese e varie persone spuntarono fuori da qualsiasi punto della stanza gridando auguri ed avvicinandosi a me.

C'erano i miei amici e la mia famiglia, tutto ciò che desideravo avere con me in quel momento.

FIREPROOFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora