48.

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CARLOTTE.

Me ne stavo seduta al tavolo di un bar aspettando l'arrivo di Harry in uno stato di completa ed assoluta confusione non sapendo cosa pensare su questa strana notizia arrivatami tramite un ex fidanzato stronzo ed infame.

Per un momento ho pensato potesse essere uno scherzo di cattivo gusto messo in atto da Harry per vendicarsi di tutto ciò che ha subito da quando mi ha conosciuta, ma accantonai questo pensiero appena vidi Tracy cercare di mangiarsi il gel delle unghie con scarsi risultati e questo, di solito, non portava mai buone notizie.

Vidi Harry in lontananza sistemarsi i capelli fin troppo lunghi e camminare a passo svelto verso la nostra direzione, fu strano vederlo arrivare da solo anziché con Louis poiché fosse, oramai, il fidanzato della mia migliore amica, ma evitai di pormi altre domande e mi alzai dalla sedia per raggiungere Harry in tutta la sua bellezza.

Non ero solita compiere smancerie in luoghi pubblici, se la cosa riguardava me ed Harry cercavo di evitarli a tutti gli effetti, ma in quel momento lo abbracciai come se quel gesto fosse l'ultima cosa di cui avessi bisogno ed era veramente così, avevo bisogno di sapere che, nonostante tutto, potevo contare su di lui e sul suo magico potere di riuscire a farmi sentire al sicuro con un semplice abbraccio.

≪Andrà tutto bene.≫ disse dopo avermi baciato dolcemente la testa sotto lo sguardo indiscreto di qualche paparazzo e fan sclerate quasi quanto una ragazza mestruata quando le si vieta del cibo.

≪Non dirlo Harry, quasi sempre va male.≫

Lasciai il mio nascondiglio stringendo la sua mano nella mia e raggiungemmo Tracy seduta al tavolo mentre continuava a disturbare le sue povere mani mordicchiando qua e là in assenza di materiale da succhiare per scacciare lo stress presente, in abbondanza, in lei.

Durante tutto il tragitto non proferii parola, mi sembrava giusto rimanere in silenzio poiché, così facendo, avrei evitato di sparare qualche cavolata del tutto inopportuna alla situazione creatasi in macchina.

Per la gioia di Tracy ci fermammo a casa di Louis durante il tragitto nonostante lui non centrasse molto in questa situazione o, almeno, così pensavo.

La caserma era un luogo così freddo ed, apparentemente, triste; a quell'ora del pomeriggio non c'erano molte persone all'interno dell'edificio e la cosa mi incuteva timore, ma nonostante tutto Harry era al mio fianco e sapevo che potevo affrontare qualsiasi cosa assieme a lui.

Io ed Harry ci avvicinammo a qualcuno nascosto dietro al banco delle informazioni, mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione e lui, impacciato, alzò la testa di scatto per poi concedermi un piccolo saluto.

≪Siamo qui per Jackson Trascot, sono la sorella.≫ pronunciai la frase quasi schifata per aver a che fare con qualcuno come lui finito in galera per chissà quali motivi e quanti anni.

Il giovane uomo in divisa annuì alzandosi dal posto continuando a guardare attentamente Harry per poi accompagnarci sino ad un'enorme sala in cui avrei potuto vedere mio fratello assieme ai miei accompagnatori e sapere per quale motivo si trovava lì.

All'interno della sala era presente un enorme tavolo con qualche sedia qua e là, una videocamera appesa in un angolo del muro e sperai fosse spenta e dei mobili sparsi per la stanza.

≪Porteranno qui Trascot a minuti assieme all'investigatore.≫ parlò l'uomo per poi lasciare la stanza.

La tensione era visibile persino ad occhio nudo, non sapevo cosa aspettarmi e sapevo di essere l'unica poiché gli altri sapessero per quale motivo ci trovavamo lì, ma non me ne curai ed aspettai, impaziente, l'arrivo di mio fratello, se così potevo chiamarlo.

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