Capitolo 10

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(Consiglio di ascoltare il brano appena iniziate a leggere il capitolo)

Intanto la candida pioggia si trasformó in temporale.
Non sapevo per quanto tempo rimasi inerte, seduta avanti il vecchio salice.

In un giorno e mezzo la mia vita era stata stravolta.

Il mio volto era una maschera di lacrime,che si confondevano con le fredde goccie di pioggia.
I singhiozzi nati dalla malinconia mi mozzavano il respiro.

Era come se cercassi di comporre un puzzle da 3000 pezzi,cercando i mancanti. E qundo li trovi tutti e finalmente li metti insieme, la figura che ti trovi davanti non è uguale a quella sulla scatola.

Sei cosí disilluso,che ti accorgi che la veritá fa male per poco,mentre una bugia fa male per sempre.

All'inizio provi solo rabbia, tanta rabbia. Scoprire inaspettatamente che la tua vita era basata su una menzogna. Credere che quel cerchio di persone intorno a te siano sincere, al tal punto da fidarti ciecamente di loro,aprendogli il tuo cuore,fino a donarglielo.E poi senza preavviso ti ci piantano un pugnale dentro.
E il dolore è talmente grande che ti brucia ardentemente.

Ed ecco che arriva la rabbia per averci creduto, per esserti concesso cosí tanto. Poi arriva la tristezza che quasi ti consuma l'anima,sprofondando sempre di piú in un profondo e oscuro oceano di infelicitá.
E in fine arrivano le delusioni,quelle delusioni che ti aprono gli occhi e chiudono il cuore.

E in momenti come questi che ti viene solo voglia di urlare,di buttare tutto fuori!

È cosí feci...

Urlai portandomi le mani alla testa stringedo i capelli,ormai bagnati, tra le dita.

Urlai sporgendomi in avanti e prendendo a pugni il terreno.

Urlai poggiando la fronte sul suolo umido e fangoso.

La mia famiglia mi aveva mentito,mi aveva ingannato!

Come avevano potuto farmi questo! Come avevano potuto nascondermi una cosa del genere!

Li odio! Li odio cosí tanto!

La gola mi bruciava, dalla bocca non usciva piú nessun suono.

Intanto i lampi e tuoni nel cielo facevano compania alla tempesta che avevo dentro.

#Pov. Di lui

La osservavo da lontano,non si era minimamente accorta della mia presenza.
Era lí stesa,tra la fanghiglia e neve.
I suoi urli strazzianti mi procurarono un insolito brivido che mi arrivó fin dentro le ossa.
Il viso imbrattato di screziature
scure,continuava a struggersi mentre imprecava tra un tremito e l'altro. In quel istante non mi ricordava la ragazza che avevo incontrato ieri.

Quando la vidi per la prima volta 11 anni fa, mi sembró cosí buffa. Aveva su per giú sette o otto anni, era una bambina minuta. Le sue guance erano leggermente rosate per colpa del freddo. Portava un cappotto blu troppo ingombrante per la sua statura, e sul capo un cappellino in lana rosso,da cui scendeva un lunga treccia che si appoggiava sulla spalla sinistra .
Era tutta impegnata a realizzare un pupazzo di neve mentre rideva tra se con quella dolce voce angelica.
Ero talmente attratto dal quel suono genuino , che senza accorgermene mi avvicinai a lei.
E quando giró il capo e i nostri occhi si incontrarono ne rimasi stregato.

Il contrasto tra il castano chiaro e il verde intorno l'iride rendevano il suo sguardo magnetico.

Dentro di me naque un
insana voglia di avvicinarmi, volevo sentire il suo profumo,il suo tocco.

Avanzai, lei che mi aspettava immobile, fino a quando non intravedi una figura alle sue spalle avvicinarsi.

Quando il viso dell'uomo mi fu piú chiaro mi pietrificai.

Convel intimava la bambina di allontanarsi mentre lei stava venendo nella mia direzione, ma all'ultimo incessante ordine del l'uomo si fermó.

Lei mi guardó negli occhi,un tempo indefinito, per poi darmi le spalle e incamminarsi verso l'altro.
Approfittai del momento per correre verso il bosco.
Ma prima di inoltrarmi in esso,mi girai un'ultima volta nella loro direzione.

E un attimo prima che lei entrasse nella casa rossa,anche da quella distanza,i nostri sguardi si incontrarono di nuovo come se si dicessero "addio".

Da allora non la rividi piú, ma i suoi occhi tormentavano i miei sogni ogni notte. Non lo mai dimenticata.

E ora dopo 11 anni,vederla in quello stato,mi dava uno strano senso di inquietudine.

Volevo tanto dirgli che mi dispiaceva per tutta quella situazione ,mi dispiaceva che avesse saputo tutto in quel modo. Ma non avevo scelta.

Vorrei andare lí per consolarla. Ma non posso. Non ora.

Mi allontanai. Ma il suo angosciante lamento mi fece fermare.

*Ma al diavolo!* imprecai tornando sui miei passi.

#Pov. Jade

Mentre continuavo a dimenarmi, una voce profonda e maschile chiamó il mio nome.

* Jade...*

Mi guardai intorno cercando di capire da dove provenisse.

-Chi sei?- chiesi tremante mentre mi abbracciavo il busto.

* Non importa chi sono Jade.. devo dirti una cosa importante. Mi ascolterai?*

Chiunque fosse sapevo che mi stava osservando quindi gli risposi con un movimento del capo su e giú.

*Mi dispiace Jade..*

Feci una smorfia perplessa -Per cosa? -

*Per tutto.. Mi dispiace che tu abbia saputo tutto in questo modo e che ora devi sopportare questo dolore. Mi dispiace per tutte queste veritá che ti sono entrate dentro fino a farti male. Mi dispiace vedere i tuoi luminosi e bellissimi occhi vispi, ora vuoti e gonfi. Mi dispiace che al posto del tuo meraviglioso sorriso,stringi i denti per trattenere i singhiozzi. *

Le lacrime continuavano a scendere mentre ascoltavo quella voce, stranamente familiare,pronunciare quelle parole.
-Ti fa-faccio pe-pena?- domandai tra un sussulto e l'altro.

* No Jade! Non pena,ma rabbia. Provo rabbia perché tu sei una ragazza forte, lo so! Lo capito dalla prima volta che ti ho visto e ora devo vederti afflitta.
Provo rabbia per coloro che ti hanno mentito e provo rabbia per me stesso...*

-Perché mi stai dicendo tutto questo? Chi sei? E...- ma non conclusi la frasi, perché due occhi gialli catturarono il mio interesse.

Mi alzai cautamente,mentre mi incamminai verso di lui.
Stavolta non me lo faró scappare..
Pensai avvicinandomi tra brividi di freddo e gli spasmi del pianto.

- Ti prego non scappare..ti prego..- pregai disperata.

* Non c'è bisogno di pregarmi ...non scapperó...* rispose il lupo con  voce rauca ma dolce.

Allora accellerai il passo buttandogli frettolosamente le braccia al collo nero e peloso.

- Non sai da quanto tempo desideravo farlo! -  ammisi piangendo ancora piú forte e stringendolo di piú.

Lui non rispose si limitó solo a strofinare la sua testa sulla mia.

Il tempo si fermó.Non sapevo se ridere o piangere.
E nel dubbio feci entrambi le cose.
Ormai ci avevo fatto l'abitudine di tutti questi susseguirsi di emozioni contrastanti.

Avevo tante cosa da chiedergli,da dirgli.
E ora che l'avevo con me non mi sarei fatta scappare quel occasione per niente al mondo.

Ma il mio momento di felicitá fu distrutto da un echeggiare di ringhi.

Lycanthrope - Il segreto del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora