Capitolo 2

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Aprii gli occhi, guardai la sveglia sul comodino di fianco al letto,segnava le 11 e 15. Mi ero addormentata.

Intanto nella stanza accanto alla mia suonavano i Limp bizkit sulle note di Rollin.
Bene l'uomo di neanderthal si era svegliato!

Scesi dal letto e mi infilai le pantofole rosse, forunatamente dopo il bagno mi ero vestita.

Indossavo un jeans chiaro a sigaretta e un maglioncino di una taglia piú grande avorio, odiavo gli abiti striminziti addosso.

Uscii dalla camera e mi recai all'ultima stanza infondo il corridoio e bussai.

-Avanti!- urlò la voce dall'altro lato.

Aprii piano la porta e mi ritrovai in un'ampia stanza bianca. Sulle pareti cerano affissi quadri di ogni dimensione e di ogni genere. Mia madre ritraeva principalmente ritratti e paesaggi e alcuni riproducevano la natura selvaggia, che si trovava fuori casa nostra.

Sulla parete centrale c'era una porta finestra dove la mamma ci si sedeva di fornte con cavalletto e tela, perché diceva che la luce naturale era notevolmente migliore di quella artificiale e poi aveva una  visuale migliore.

Sul lato destro della stanza vi era il tavolo da lavoro,una volta in legno scuro,ora era variopinto di colori che sfumavano dai piú scuri ai piú chiari. Su di esso c'era poggiata una tela che ritraeva una giovane ragazza di diciotto anni.

Aveva lunghi capelli mossi,color cioccolato che circondavano un viso tondo color ambra.
Il taglio degli occhi era all'insù e gli incorniciavano le iridi castano chiaro  contornate da un particolare vedre smeraldo.
Le labbra erano sottili ma quando sorrideva si formavano due fossette quasi al centro delle guance e aveva un piccolo naso "a patatina".

-É uno dei miei miglior ritatti,sei bellissima  tesoro.- Disse la mamma baciandomi il capo.

-Grazie mamma! - gli sorrisi.

- Allora che ci fai qui? É successo qualcosa? -  domandó leggermente preoccupata.

-No mamma, non è successo niente. So che sei stata tutta la mattinata impegnata con il nuovo quadro e allora sono passata per chiederti se hai bisogno di qualcosa.-

Neanche il tempo di finire la frase che mi abbracció.

- Oh Wenona, come farei senza di te? In realtá mi servirebbe un pó di spesa ho giá la lista pronta, i soldi sono nel contenitore dei biscotti sul bancone della cucina. L'unico problema e che la mia macchina sta ancora dal meccanico quindi dovresti chiedere a Ahiga se ti presta la sua.- mi sorrise radiosa.

- Fantastico!- alzai gli occhi al cielo.

Salutai la mamma e mi avviai alla tana del grizzly.

Bussai alla porta ma quella musica assordante attutiva i miei colpi, cosí iniziai a prenderla a calci. Imporvvisamente la musica si fermó e la porta si aprí.

-Ma che diavolo fai mostriciattolo? Vuoi buttarmi giú la porta percaso?-

Era appoggiato con entrambe le mani  sugli stipiti.

Aveva i capelli castano dorato come quelli di mio padre, ma portati con un taglio alla Marines. Anche il viso squadrato era uguale al suo,ma era piú alto di papá di alcuni centimetri.

Gli occhi erano grandi e castani come quelli della mamma e aveva una cicatrice sul sopracciglio destro,se l'era procurata cadendo da un albero quando eravamo piccoli.

Portava una t-shirt bianca stretta che metteva in risalto i muscoli da giocatore da rugby.
E pensare che questo qui doveva essere il mio fratellino minore ,anche se ci portiamo un anno di differenza.

-Pronto? C'è nessuno in casa? Allora cosa vuoi mostriciattolo?- chiese incrociando le braccia all'altezza del petto.

-Chris dovresti portare un po piú di rispetto per tua sorella maggiore sai? E ti ho detto mille volte di non chiamarmi mostriciattolo! Oppure vuoi che spiattelli tutte le tue merdate a papá? Lo sai che non le prende molto bene le cattive notizie ,soprattutto quelle sulle tue stronzate da liceale- lo minacciai imitando la sua posa.

-Oooh, questa me la pagherai cara piccola "Wenona"- ringhiò puntandomi l'indice contro con gli occhi socchiusi.

-Bene, dopo le minacce dammi le chiavi della tua auto che devo andare a fare la spesa e non incominciare con i tuoi "Col cazzo!" oppure con "Scordatelo mostriciattolo,non ti daró mai la mia piccolina, prendi quella caretta della mamma''. Perché :
1 la caretta della mamma è ancora dal meccanico e
2 chiamami ancora mostriciattolo e gli allenamenti li passerai in panchina con una busta di ghiaccio sui gioielli di famiglia!- cosí mentre imprecava tiró fuori le chiavi dalla tasca dei jeans.

-Tratta bene la mia piccolina most.. Jade!-
e con  una smorfia mi porse le chiavi. Le afferrai, facendogli uno dei sorrisi più malefici del mio repertorio, per poi dargli le spalle e correre al piano di sotto.

Afferai il cappotto, aprii la porta d'ingresso e infilai gli stivali. Scesi le scale del porticato,mi avvicinai al Pick-up 4x4 blu notte e le diedi un paio di colpi sul cofano anteriore -Non preoccuparti piccola, la zia Jade si prenderá cura di te! - scoppiai a ridere e salii in auto.

Misi in moto e  imboccai la strada per Crescentown,mentre alla radio davano Like I Can di Sam Smith.

Come previsto ci misi 15 minuti per arrivare in cittá e cinque per arrivare al supermarket.

Dopo aver posato la spesa in macchina ne approfittai per fermarmi al negozio di CD che si trova proprio accanto al market. Era deserto,probabilmente i ragazzi della cittadina si stavano ancora riprendendo dalla sbronza del venerdí sera.

Comprai l'ultimo album dei Maroon 5, dove in omaggio davano un poster con quel ben di Dio di Adam Levine a torso nudo,un paio di cuffie nuove e l'ultima uscita della rivista Billboad.

Mentre stavo per andarmene, controllando di non aver dimenticato nulla,la porta dell'ingresso  si  aprí e mi ritrovai con le chiappe a terra.

-Merda!- imprecai mentre alzandomi mi massaggiavo una natica.

-Stai bene?Ti sei fatta male?- una voce calda e profonda mi richiamò dal dolore al fondoschiene.

Alzai il capo e mi ritrovai davanti un ragazzone alto quasi un metro e novanta, con capelli tagliati corti, folti e scuri.

Aveva il viso marcato e un piccolo naso sottile ,come le labbra. Il labbro superiore formava un perfetto arco e aveva una piccola fossetta sul mento.

Indossava un completo nero in jeans e maglietta e un giubbotto nero di pelle. Di certo non aveva il fisico di un giocatore di rugby ma con un corpo cosí sicuro c'era lo zampino della palestra.

Quando i nostri sguardi si incotrano ne rimasi ipnotizzata. Gli occhi erano di un caldo color caramello, non avevo mai visto occhi cosí belli prima d'allora.

Non sapevo per quanto tempo restammo in silenzio a guardarci, sapevo solo che il tempo si fermó quando i suoi occhi diventarono gialli.

Lycanthrope - Il segreto del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora