capitolo 20 - Venezia e il signor Sokolov

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La carrozza accosta vicino ad un piccolo boschetto di piante poco alte anche se dalle chiome ben fornite. Non lontano un fiume ampio scorre limpido un po' tremolante a causa del vento e dell'acqua corrente. Tra la terra e la superficie acquea un piccolo molo con attraccate barche di vario tipo alcune ricolme di legname altre adibite al trasporto di merci e persone con le vele spiegate e pronte a salpare. La città non è dietro l'angolo ma Amelia si sente in apprensione per tutta l'acqua che vedrà sperando di non cadere. Il cocchiere scende dalla sua postazione e apre la portiera della carrozza rivolgendo alla mora queste parole << Il mio compito è terminato... Cara signorina la lascio nelle mani di qualche barcaiolo.>> la fanciulla scende sulla terra battuta ancora umida, ma non tarderà il sole ad infuocarla. La notte scorsa  prima di coricarsi ed avere un sonno tranquillo in una modesta locanda a prezzi più che bassi ha rimuginato sul sole in ritirata pronto per riposarsi e sprigionare il giorno successivo le sue fiaccole ..... il mattino la ripresa della corsa con l' aria più fresca e umida. Il cocchiere discende il baule ricolmo degli averi della donna e riprende la sua corsa accomiatandosi con un lieve cenno della testa. I barcaioli sono molti e le loro imbarcazioni iniziano già a riempirsi. Uno di loro un uomo robusto sulla cinquantina con i capelli stempiati con un residuo color carota e il viso schietto le ispira fiducia per il primo viaggio in barca anche se breve. Si avvicina <<Scusi, buon uomo può portarmi a Venezia.>> <<Certo se non vuole raggiungere la città a nuoto.>> mi fa cenno di salire mentre due facchini del molo caricano il baule << Quanto vuole per il tragitto.>> si guarda nelle tasche della giacchetta marrone e tira fuori un libriccino <<Dovete dirmi il vostro nome,la città vuol sapere chi portiamo al suo interno.>> certo non ci aveva proprio pensato <<Amelia de Talamberti.>> scrive poggiando il libro su un barile di liquore.. Intinge la penna d'oca nel boccetto d'inchiostro e traccia le lettere del nome appena ascoltato accanto alla data del giorno. <<Per la traversata sono 5 ducati.>> Amelia prende un borsello di pelle che tiene al sicuro in una tasca nascosta nel vestito e ne trae 5 fiorini d'oro l'unica valuta che ha <<Questi denari possono andar bene.>> li osserva e li fa tintinnare tra loro e poi li mette in saccoccia<<Non ci son problemi li cambierò al porto con un banchiere..... Prego accomodatevi.>> dice questo indicando alcuni posti liberi su una panca di legno. Prende posto accanto ad una donna anziana con il volto ricco di rughe marcate con forza come un marchio a fuoco. In grembo sorretto dalle mani vizze un cesto coperto con un telo in tinta unita, ne trae una mela cibandosene con morsi avidi mentre il succo polposo schizza sulle gote impiastrando il viso. Amelia cerca di non guardare perché la scena le fa un po' ribrezzo,ma in fondo non ci riesce. La barca viene sganciata dal molo e inizia ad oscillare mossa dalla corrente fluviale.. La sensazione è strana ogni volta che la barca si sposta sempre più sente un tuffo al cuore mentre l'anziana è a suo agio e tranquilla e parla con il barcaiolo <<Allora Giovanni che fine hanno fatto i tuoi figli.>> l'uomo ride <<Son a fare questo tragitto fino al mare come me.. Mestiere di famiglia nel sangue.>> la vecchietta ride mostrando alcuni spazi tra dente e dente. Il fiume si allarga sempre più fino a connettersi nel mare il punto della foce in cui l'acqua dolce si contamina con quella salina. L'anziana le parla <<È sempre bello vedere l'Adige immettersi nel mare.>> Amelia annuisce e la rugosa vedendola di buon umore e rivelando la sua indole ciarliera e pettegola le chiede <<Signorina è contenta di venire a Venezia... Il marito l'aspetta.>> l'ultima frase detta con un cenno di malizia,ma la mora non sembra infastidita. Questa donna le ricorda molto una figura ipotetica di zia attempata rimasta zitella che nutre gioia nel chiacchierare con le giovani fanciulle e dare qualche consiglio... <<Non sono ancora maritata.. Sto raggiungendo il mio sposo nel suo paese.. Poi ci sposeremo.>> << Brava figliola.>> inizia a parlarle dei suoi due matrimoni così facendo infrange l'immagine che si era fatta nella mente. Le racconta la propria vita, dei figli.. uno dei quali il barcaiolo Giovanni figlio di primo letto. Quest'umile popolana al suo fianco non sembra voler concludere la narrazione della sua vita trovandosi così costretta ad ascoltarla e sorridere di tanto in tanto dando l'impressione di esser interessata. Le vele si gonfiano facendo muovere la barca verso il largo ma la costa non è così distante permettendo di vedere la spiaggia sabbiosa, ma più nell'interno la vegetazione rigogliosa. Gli altri passeggeri son silenziosi ...intenti ai loro affari due mercanti controllano i barili contenenti liquore e parlano fittamente tra loro. Una giovane mamma allatta al seno il piccolo pargolo avvolto stretto in un panno... Un giovanotto dai lineamenti gentili e dai folti baffi vestito nobilmente annota delle parole su un libretto con la copertina rigida in cuoio... Forse si tratta di un poeta oppure annota semplicemente delle impressioni di viaggio. Un vecchio con un cappello a tesa larga dorme con la testa cascante. Due ragazzette ridacchiando guardando il giovanotto letterato di sicuro lo trovano attraente,ma lui sembra non accorgersi di quegli sguardi oppure ha la mente e il cuore già impegnato. È bello osservare i comportamenti degli altri e perdersi nei dettagli dimenticarsi per un attimo di se stessi e cercare di capire i piccoli gesti che ci circondano. La laguna si fa netta e ben distinta con i tetti sporgenti e le case così fitte da sembrare appiccicate l'una alle altre, tutto intorno nelle acque marine una miriade di imbarcazioni alcune imponenti e robuste ben attrezzate militarmente altre semplici barche di pescatori intenti a compiere l'azione ripetitiva del lancio della rete e il suo recupero.... Onda dopo onda la città ad un palmo di mano le persone a piedi tra le calli indaffarate e totalmente a loro agio con attorno i canali sciabordanti. Le gondole che passano sotto i ponti e ponticini con i gondolieri intenti a remare in piedi. Tetti alti o bassi a spiovente o meno. Termina per il momento il suo scrutare.. La barca ha attraccato tra delle più robuste navi mercantili con gli equipaggi a bordo... Alcune navi appena arrivate e intente a scaricare le merci altre pronte a salpare verso mete lontane. La donna anziana che ha animato il suo viaggio la saluta <<Buona fortuna mia cara... Buon perseguimento di viaggio.>> <<Grazie signora, mi ha fatto molto piacere parlare con lei durante la traversata.>> si allontana da lei per dirigersi verso il figlio e poi scende dalla barca andandosene verso la sua strada. Amelia recupera dal nascondiglio il suo borsello e ne trae un pezzo di carta grezza con si scritto l'indirizzo di un piccolo alloggio del mercante straniero che deve trovare. Appena scesa si sente persa e decide di chiedere una dritta verso la giusta direzione al barcaiolo <<Sa dirmi in che direzione devo recarmi per la calle ai quattro venti.>> l'uomo fa spallucce dicendo << Se mi avesse chiesto i nomi dei canali non avrei esitato, ma le calli per me sono un mistero.>>  si allontana un po' delusa seguita da due facchini che hanno scaricato dalla barca i suoi averi poggiando il baule vicino a lei. Credeva che lui l'avrebbe aiutata a non perdersi.... non le resta altro che vagare quando il giovanotto pensieroso del viaggio si avvicina <<Scusatemi, non ho potuto non ascoltare le vostre parole... Se volete posso accompagnarvi .>>non sa che fare se fidarsi o no, ma c'è sempre da tener di conto il detto l'apparenza inganna <<Vi ringrazio per l'offerta, ma non seguo uno sconosciuto.>> il ragazzo riducchia e dice <<Avete ragione, non ho detto neppure il mio nome Umberto Doria semplice scrivano veneziano.>>anche lei si presenta << Amelia de Talamberti.>> non si da un mestiere o una collocazione sociale perché le cose da dire sarebbero troppe figlia di un nobile decaduto, poi dama di compagnia e infine consorte di un mercante... Certo non può dire che la sua vita sia stata monotona e senza cambiamenti. Umberto parla<< Venite e non temete vi porterò a destinazione.>>  l'uomo allunga delle monete ai facchini  per  fargli continuare il trasporto del baule che caricano su un carretto un po' sgangherato. Amelia decide di seguirlo, meglio che di perdersi con l'angoscia del vagare senza meta. Lui inizia a parlare <<Signorina Amelia, se non sono indiscreto cosa vi porta a Venezia.>> <<Son di passaggio , cerco una persona che può portarmi a Kiev dal mio promesso.>> << Allora l'aspetta un percorso ancora lungo. E il suo fidanzato è un uomo fortunato dato che lei è disposta a compiere un tale tragitto.>> Amelia sorride, ma non vuol parlare di se, non vuol dare troppe spiegazioni e devia il discorso sulla sua guida << Vi ho notato scrivere sulla barca.>> il giovanotto sorride << Si, mi capita spesso che la vista del mare e della vegetazione costiera diano vita alla mia aspirazione letteraria.>> << Cosa scrivete ?>> continua a ridere forse per non farsi prender troppo sul serio o perché non crede nelle sue capacità <<Poesie, che per il momento son mie soltanto, ma chissà forse il mondo le attende.>>  il percorso è intricato tra le viuzze e non sarebbe in grado di ricordarlo, Umberto cammina al suo passo attendendo se rimane indietro mettendo in evidenza una gran pazienza. Le racconta della sua giovane vita vissuta nella casa paterna di modeste condizioni, il padre un ciabattino di lusso abbastanza noto dalla nobiltà per le sue fini e robuste calzature. Lui per il momento non si interessa del mestiere di famiglia, invece si sente chiamato dalle lettere come se fosse un canto coinvolgente che non puoi far altro che ascoltare e seguire. La fortuna nell'aver trovato lavoro come scrivano di un dotto con una ricchissima biblioteca che ammira e spera un giorno di averne una tutta sua, ha già iniziato l'impresa. È molto simpatico e di conversazione che quasi le dispiace esser già arrivata dove doveva <<Vi ringrazio molto per il tempo che avete perso dietro un impacciata del genere.>> scuote la testa<<È stato un piacere.. Voglio donarvi questo che possa farvi compagnia nel tragitto.>> trae da una tasca un libretto piccolo da stare nel palmo di una mano Amelia è fortemente sorpresa <<Sono onorata del dono.>> il ragazzo si allontana dicendo <<Non c'è di che .>> seguito dal cenno di una mano per incamminarsi al proprio lavoro. Appena Umberto si è congedato i facchini lasciano il baule in mezzo alla strada e tornano da dove sono venuti per continuare il lavoro giornaliero..... Rimasta da sola si guarda intorno notando un ampio palazzo dall'aspetto imponente con sopra il portone principale un grosso stemma di sicuro non è ciò che sta cercando... Infatti poco più in la nell'angolo tra una viuzza e l'altra si erge anonima e umida una locanda dal nome per niente originale "Locanda ai quattro venti." esattamente il nome della via. Non si fida a lasciare tutto cio' che ha cosi' allo sbaraglio, ma cosa può' farci non riesce a trascinarlo da sola fino all' ingresso, correrà il rischio......Entra da una porta di legno scuro con i cardini cigolanti.. L'ambiente è grezzo e un po' privo di luce, ma sembra pulito. Dietro ad un bancone intenta a faccendare con i cocci una signora pingue dai dolci lineamenti e il colorito roseo in volto. Appena vede la nuova ospite lascia il daffarsi e con fare un po' lezioso dice <<Buonasera damigella avete bisogno d'aiuto.>> <<Si...sto cercando il signor Sokolov.>> subito annuisce e urla a gran voce <<Pietrooo.>> arriva un bambinetto di circa dieci anni <<Si madre.>> <<Vai ad avvertire il signor Sokolov che una damigella lo cerca... Corri.>> poi si rivolge ad Amelia <<Può accomodarsi... Gradisce qualcosa.>>  << Avrei un baule che è rimasto fuori.>> suona un campanaccio lucidissimo da quante volte è stato usato e un uomo robusto esce dalle cucine.. La donna dice << Fuori c'e' un baule da portare dentro. >> la padrona della locanda chiede nuovamente <<  Avrete fame... Le faccio portare qualcosa? >>son passate alcune ore dalla colazione, ma ancora non ha fame << No, grazie sono apposto.>> entra l'uomo robusto di prima con il baule e almeno per questo può tirare un sospiro di sollievo. Non riesce ad immaginare la tragedia che sarebbe stata perdere tutto così per la sciocchezza di fidarsi troppo e che disagio sarebbe seguito non aver più le cose più care che conserva dalla prima fanciullezza come una bambolina di pezze di stoffa che con l'andare degli anni è divenuto il suo portafortuna... Nel frattempo dalle scale scende un uomo alto e dinoccolato dai capelli biondi lunghi sino alle spalle e un volto austero dall'incarnato marmoreo incorniciato da freddissimi occhi di ghiaccio... Le vesti d'aspetto pregiato deve avere una trentina d'anni e Amelia chiede <<Il signor Sokolov .>> annuisce e a sua volta dice con un forte accento straniero <<Amelia.>> la mora annuisce a sua volta. L'uomo si siede ad un tavolo e lei lo segue sedendosi di fronte. Sokolov è il Primo a parlare <<Alfred, mi ha parlato della vostra bellezza e ora vedendovi di persona.... Capisco perché vi vuole in moglie..... Anche se molte belle fanciulle abitano a Kiev e non dubito che più di una avrebbe voluto il vostro posto.>> dice l'ultima frase come se si trattasse di un cocente fatto personale, ma non può saperlo con certezza e decide di lasciare perdere e non dargli peso, ma si è già fatta un'idea del carattere di quest'uomo e il viaggio davvero sarà lungo <<Invece io non conosco niente di voi signor Sokolov.>> ride mostrando dei lineamenti più distesi <<Chiamatemi Aleksandr o se più vi aggrada Sasha. >> rotto il ghiaccio si rivela più malleabile e anche gli occhi ora non son più dei ghiaccioli ma adesso acqua limpida brillante al sole. Le parla della sua famiglia la giovane moglie Marija che ha la stessa età d'Amelia e Sasha la descrive finemente con i capelli castani chiari gli occhi verdi  a parer suo son due smeraldi e non si può non notare che nel parlarne è di parte e poi l'amore infinito per  i figli piccoli Ivan di cinque anni e Ljudmila di tre. Come un fiume in piena parla del suo commercio di pellicce che prima svolgeva al livello locale e che è stato proprio Alfred a spingerlo ad andare oltre...<<Sapete per questo lo devo ringraziare, i miei guadagni son ricchi e la famiglia è felice, ma c'è un'altra cosa ho visto tanti posti che hanno aperto nuovi orizzonti e modi di pensare...Quindi quando Alfred mi ha chiesto di accompagnarvi nel tragitto mi è sembrato un buon modo per ripagare la spinta iniziale che mi ha dato per guardare oltre.>> l'atmosfera è davvero rilassata e alla fine la locandiera gli ha convinti a pranzare con una modesta zuppa di cavolo e per secondo carne alla brace. Amelia presa dalla curiosità chiede<<Scusate la mia impertinenza, ma non ho potuto far a meno di notare un punto d'amarezza quando parlavate delle fanciulle di Kiev.>> la sua espressione cambia un po', ma decide di rispondere << Alfred è come un fratello e mi sarebbe piaciuto che entrasse davvero a far parte della famiglia... Aveva accettato la mano di mia sorella Polina, ma in realtà è stato un mio errore sono troppo diversi e incompatibili e quando ha conosciuto voi ho ricevuto una lettera con le sue rinunce seguito dalle scuse... Ci son rimasto male, ma l'amicizia prima di tutto.>> si sente in parte rilassata, ma dall'altra una vena di gelosia la colpisce chissà com'è Polina di sicuro molto bella vedendo il fratello e Alfred ha preferito la mora Amelia una donna straniera, ma in fondo anche Alfred per lei è straniero. Dopo pranzo Aleksandr decide di far fare un giro per la città dicendo che ne vale davvero la pena e lei acconsente. Seguendo il biondo senza sapere dove andrà si sente più serena rispetto al mattino in cui il suo vagare solitario la terrorizzava,adesso potrebbe facilmente confondersi tra i tanti che si muovono tra le calli e questo non lo trova più spaventoso.... Rimane stupita vedendo l'ampiezza di piazza San Marco contornata di bellissimi edifici tra cui la basilica con la sua facciata marmorea ricca di mosaici e basso rilievi, le cupole alte e imponenti sormontate dalle elaborate croci e non si trattiene dal dire << che meraviglia.>> e Aleksandr dice <<Avete ragione.>> Si avviano verso l'interno della chiesa e la faccia continua ad esser meravigliata dell'opulenza e raffinatezza delle rifiniture in un atmosfera dorata. I mosaici finissimi che rivestono le pareti e le cupole. Le tre navate della chiesa divise da colonnati fino a giungere a dei robusti pilastri i sostenitori delle cupole imponenti. Tutto mette in evidenza la ricchezza della città e la voglia di mostrarsi potenti in ogni ambito perfino quello artistico religioso. La testa rivolta verso l'alto con il collo un poco dolorante ma non vuole abbassarsi perché ogni angolo è una scoperta e non vorrebbe andarsene, ma Aleksandr insiste << Meglio andare, domani mattina partiremo all'alba.>> la delusione negli occhi, ma lui ha ragione è molto provata e un bel sonno ristoratore le farà bene....

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