Capitolo 6

7K 487 70
                                    

Le lacrime scorrono senza interruzione sulle mie guance e io sono talmente depressa e sfinita da non avere la forza di allungare le dita verso il viso e asciugarle. In realtà non ho neanche qualche buon motivo per farlo perché, diciamocelo, passare una settimana e mezzo su un'isola deserta senza bere acqua è qualcosa di talmente terribile da far passare la voglia di vivere. Tra l'altro, le noci di cocco che io e Hemmings abbiamo trovato sono già finite da un paio di giorni e, a quanto pare, non ce n'è più traccia in quella giungla di merda.

«Phoebe,» sento il ragazzo chiamarmi dalla sua solita postazione accanto al fuoco, ma fingo di non averlo sentito. Dovrei allontanarmi su tutte le furie dal rifugio come ero solita fare i primi giorni, ma ormai ho mandato a fanculo il mio orgoglio e comunque, trovandomi in una situazione del genere, non avrei potuto fare altrimenti. «È ora di alzarsi, Phoebe,» continua Hemmings, quasi canticchiando, e io sbuffo rumorosamente: non ho alcuna voglia di avere a che fare con lui, non oggi.

«Tappati quella cazzo di bocca, Hemmings,» borbotto.

Lui scoppia a ridere e lo sento avvicinarsi a me, rendendo certamente più facile il mio piano di spaccargli la faccia senza alzarmi. «Oggi mi sembri più aggressiva del solito, sempre se è possibile e- woah, perché stai piangendo?!» chiede poi, notando le lacrime sul mio viso. Si china verso di me, ma io mi volto sul fianco opposto, raggomitolandomi su me stessa per darmi conforto in qualche modo. «Sul serio, che cosa ti prende, Phoebe?»

«Niente,» rispondo, fin troppo velocemente e in maniera abbastanza brusca. Infatti lui sospira e appoggia una mano sulla mia spalla, accarezzandola con un po' di esitazione che non riesco a biasimargli: in fondo non ho fatto altro che maltrattarlo in tutti questi giorni e deve essere difficile per lui avere a che fare con una come me che si trova in questo stato pietoso, non sapendo come consolarla senza che ti strappi a morsi la mano o direttamente tutto il braccio. «Sono solo affamata e sto morendo letteralmente di sete,» spiego poi, provando ad essere gentile e aprirmi con lui. «Mi manca la mia casa, la mia famiglia, i miei amici, tutto.»

Hemmings sospira ancora una volta e, subito dopo, sento le sue labbra sulla mia tempia. Vi imprime un bacio delicato e talmente veloce che non riesco nemmeno a chiedergli perché l'abbia fatto, dato che subito dopo mi ritrovo tra le sue braccia come una sposa il giorno del matrimonio. Mi aggrappo come un koala al suo collo, temendo di cadere e spaccarmi la schiena, e gli urlo di farmi scendere, ma lui scuote la testa, prima di iniziare a camminare verso quella dannata foresta. «Oggi non torneremo alla spiaggia finché non avremo trovato un fiume o un ruscello e ti giuro che entro stasera avrai bevuto tutta l'acqua che vuoi.»

«Okay, ma ora puoi farmi scendere,» dico, iniziando a dimenarmi. Allenta la presa all'improvviso e io mi ritrovo con il sedere a terra. «Ma allora sei più idiota di quanto pensassi!» commento, furente. Questo ragazzo non ha la più pallida idea di cosa sia la delicatezza, non ci sono dubbi.

Alza gli occhi al cielo e mi porge una mano per aiutarmi, ma io la ignoro e mi alzo da sola, per poi ricominciare a camminare in mezzo alle varie piante. Hemmings, però, mi ferma afferrandomi per il braccio e mi conduce dalla parte completamente opposta. «Proviamo a cambiare direzione, magari saremo più fortunati,» dice semplicemente e io mi limito ad annuire, per poi divincolarmi e procedere spedita, sperando che non si metta a parlare di stronzate varie come suo solito.

Fortunatamente rimane zitto per tutto il tragitto ma il problema questa volta è un altro: nel giro di un paio d'ore, infatti, ci ritroviamo incastrati in mezzo a dei fottutissimi rovi pieni di spine che si conficcano direttamente nella pelle nuda delle mie gambe.

Two Castaways || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora