Capitolo 16

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Finisco di mangiare un altro frutto, questa volta arancione, e getto il nocciolo in mezzo agli altri che abbiamo raccolto oggi, sapendo che più tardi ci dedicheremo ad aprirli per mangiare le mandorle che vi sono all'interno. Poi mi giro verso il mare e il mio sguardo viene catturato dallo spettacolo che il sole offre tutti i giorni prima che cali completamente la notte, gettandosi nel mare e colorando il cielo di bellissime sfumature. Subito dopo, sposto lo sguardo verso il corpo incredibilmente slanciato di Luke, intento ancora una volta a osservare l'acqua del mare ai suoi piedi. Con il viso contorto in un tenero broncio e i capelli sempre più lunghi non ha nulla da invidiare al sole dietro di lui.

«Stai ancora cercando quel rombo?» gli chiedo, attirando la sua attenzione.

Punta i suoi occhi celesti su di me e sbuffa, mantenendo il broncio. «Sono ossessionato da quel pesce, lo sogno persino la notte, ma non riesco mai a catturarlo.»

Accenno una risata e mi avvicino a lui, entrando nell'acqua tiepida. «Sono passati molti giorni, forse persino settimane, da quando l'hai visto, ormai sarà diventato da tempo cibo per gli squali!» gli faccio notare, per poi indicare con un cenno della testa la spiaggia. «Andiamo ad aprire i noccioli dei frutti, così facciamo qualcosa di utile.»

Luke sbuffa ancora, ma poi annuisce. Guarda un'ultima volta l'acqua del mare e poi mi segue fino al fuoco, vicino a dove ho appoggiato gli scarti dei frutti. «Comunque non mi arrendo. Domani lo aspetterò di nuovo e verrà trafitto dalla mia lancia, ne sono certo,» dice, agitando uno dei suoi coltellini con fare minaccioso. In realtà non mi spaventa neanche un po', ma decido di non farglielo sapere.

«Oppure potremmo provare a cercare qualche conchiglia sugli scogli dall'altra parte dell'isola,» suggerisco, ricordando quello che abbiamo trovato qualche giorno fa durante la nostra escursione. In realtà erano sei misere conchiglie, portate di sicuro dalla corrente causata dal temporale, ma qualsiasi cosa commestibile è sempre meglio di niente. Tranne i serpenti, mi sembra ovvio.

Luke si limita ad annuire, per poi sospirare sovrappensiero.

«C'è qualcosa che non va?» gli chiedo, guardandolo di sottecchi, mentre rompo il guscio di una mandorla con una pietra.

«Non mi è mai piaciuto molto il pesce,» mi rivela, per poi tendere le labbra in un piccolo sorriso. «E ora passo le mie giornate ad aspettare quel povero rombo per farlo fuori.»

Ridacchio e lui fa lo stesso. Questa esperienza ha cambiato profondamente entrambi, insieme alle nostre abitudini, e non ci permette di essere molto schizzinosi per quanto riguarda il cibo o altre cose, compresa l'igiene. Mi sento molto diversa da quando ho messo piede su quella nave da crociera e scommetto che se riuscissimo a tornare in Australia non riuscirei a vedere il mondo nello stesso modo, a partire dalle piccole cose come una bottiglietta d'acqua o un cappello.

Tuttavia, non si tratta solo della mia visione del mondo, ma della mia concezione di me stessa.

Se mesi fa mi avessero detto che sarei diventata premurosa e dolce, ovviamente pur sempre entro certi limiti, nei confronti di Luke Hemmings, mi sarei fatta una bella risata, di quelle che ti fanno arrivare persino alle lacrime. Invece ora sono qui, seduta di fronte a lui, con un'incredibile voglia di accarezzargli i capelli a prudermi le mani.

«Se dovessero trovarci e riportarci a Sydney cosa mangeresti come prima cosa?» gli chiedo, sforzandomi di scacciare i miei pensieri. Il mio tono è deciso e gli fa capire che non intendo ascoltare neanche questa volta alcuna protesta riguardo al suo ritorno in Australia. Anche se dovesse davvero decidere di restare qui, non sarei così stupida da lasciarglielo fare.

Luke ci pensa su per qualche istante. «Credo che una bella pizza sarebbe l'ideale.»

Oh, sì che lo sarebbe. Mi viene l'acquolina in bocca al solo pensiero.

Two Castaways || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora