Capitolo 2

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Mi guardo allo specchio con occhio critico e decido di legarmi i capelli, giusto per liberare un po' il viso. Poi noto le occhiaie che mi circondano gli occhi minacciosamente, il colore quasi verdognolo della mia pelle dovuto al mal di mare e una fottuta puntura di zanzara che si erge in tutto il suo rosso splendore proprio nel bel mezzo della mia fronte. Sospirando, sciolgo nuovamente i capelli, lasciando che il ciuffo copra lo scempio che quell'inutile insetto ha lasciato sul mio viso dopo aver pranzato con il mio prelibato sangue, e spero che le mie occhiaie non siano fin troppo evidenti, visto che non ho portato il correttore con me in crociera. Inoltre, per il colorito della mia pelle non posso fare molto, soprattutto perché un nuovo conato di vomito mi piega praticamente in due.

«Nave di merda,» borbotto, correndo letteralmente in bagno per poi gettarmi con la testa nel water. Svuoto il mio stomaco anche della poca acqua che ho bevuto questa mattina e gemo sommessamente. Credo proprio che tra un altro paio di volte mi ritroverò a vomitare direttamente il pranzo di Natale dell'anno scorso. Tiro lo sciacquone per l'ennesima volta, rendendomi conto che ormai è diventato quasi un gesto involontario, e prendendo coraggio esco dal bagno.

Ho deciso di darmi un'ulteriore possibilità, dopo aver vomitato addosso a quel povero ragazzo, e di fare perciò un giro della nave, così da trovare un passatempo fra i tanti che offre e conoscere qualcuno, sperando di non conciarlo come ho ridotto Hemmings. È rimasto infatti talmente sconvolto che per un istante ho temuto davvero che potesse rimettere pure lui, ma subito dopo ha iniziato ad urlare come una ragazzina isterica per il primo ciclo mestruale ed è scappato da qualche parte, certamente per ripulirsi. Be', il lato positivo in tutta questa bella storia è che smetterà di fare il lumacone con me. Direi che è una grande conquista.

Mi concedo una breve risata a quel pensiero ed esco dalla mia cabina, quando un vento freddo mi congela quasi fin dentro le ossa. Così torno indietro e mi affretto a prendere qualcosa da indossare sopra la mia semplice canottiera. Apro la valigia e inizio a cercare una felpa o un maglione non troppo pesante ma naturalmente non ne trovo la minima traccia, dato che quando ho preparato la valigia dieci giorni fa non ho preso di certo in considerazione l'idea che il tempo potesse essere a tal punto pessimo e mi sono limitata a infilarvi dentro qualche canottiera e un paio di pantaloncini. Il massimo che trovo è infatti la mia giacca a vento verde e, in realtà, sono quasi certa di averla lasciata intatta qui dentro dal mio ultimo viaggio. Ad ogni modo, finalmente sono pronta ad affrontare la mia nuova avventura, o quasi. Infatti non sono proprio certa che non mi troverò di nuovo in pessime condizioni, ma per ora cerco di godermi questi pochi minuti in cui il mal di mare sembra avermi dato tregua.

Così mi precipito finalmente fuori dalla mia cabina e, prima di avere alcun tipo di ripensamento - perché l'idea di stare sdraiata sul mio letto è decisamente più allettante di socializzare -, inizio quasi a correre, senza una precisa meta.

La prima cosa che trovo è una sala giochi, fornita di biliardo, biliardino, alcune slot machine e videogiochi. La sala è piena di gente con cui poter socializzare, tra cui ragazzi della mia età o di poco più grandi, ma non è proprio il mio genere di intrattenimento preferito. Così mi limito a fare un giro della stanza e a riservare una veloce occhiata a tutti - potrebbe pur sempre esserci la mia anima gemella in mezzo a questa gente - ma, quando sento un uomo imprecare perché ha appena perso il suo intero stipendio in una delle slot machine, corro praticamente a gambe levate fuori dalla sala giochi.

Pochi minuti dopo mi trovo davanti ad una gioielleria e vi entro con i migliori propositi, ovvero di fare un regalo a mia madre e, perché no, anche a zia Maddie, ma ben presto mi rendo conto che nemmeno mettendo da parte il mio intero stipendio per anni riuscirei a permettermi anche solo il bracciale più economico qui dentro. Di conseguenza esco di fretta pure dalla gioielleria, prima che la commessa riesca anche solo a salutarmi e a chiedermi di cosa ho bisogno, e trovo il salone di un parrucchiere. In realtà non credevo che su una nave potesse esserci persino un parrucchiere, ma questa crociera non smette di stupirmi.

Two Castaways || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora