Domenica mattina.
Brooklyn adorava la domenica mattina.
Era l'unico giorno della settimana dove poteva dormire.
Le sue domeniche erano per lo più tutte uguali. Si svegliava a metà mattinata, verso le dieci e mezzo, rimaneva a letto per un po', rilassandosi e leggendo qualche notizie sul telefono. Si alzava, dirigendosi in cucina, dove prendeva un caffè e mangiava qualche biscotto. Dopo di che si spostava dalla sedia al tavolo della cucina al divano e cercava qualche replica di qualche telefilm alla tv. Rimaneva in pigiama fino all'ora di pranzo, per poi cambiarsi e andare a pranzo dal suo migliore amico, che viveva dall'altra parte del pianerottolo. Tornava a casa per metà pomeriggio, dove l'aspettava una bella doccia e poi si cambiava, nuovamente, per uscire e recarsi a cena dai genitori, che vivevano a circa mezz'ora dal suo appartamento, per la solita cena di famiglia dalle domenica sera.
Certo, questo era quello che avrebbe fatto la domenica mattina se il suo coinquilino, il suo rumoroso coinquilino, non tendesse a svegliarla alle otto e mezza anche di domenica mattina.
Brooklyn si rigirò nel letto, nascondendo la testa sotto uno dei tanti cuscini con cui dormiva. Cercando di bloccare il rumore della musica che proveniva dalla cucina. Si era lamentata così tante volte con il ragazzo che ormai non ne vedeva nemmeno più il punto. Si tirò a sedere, lanciando un'occhiataccia alla porta come se il ragazzo avesse potuto vederla, anche a porta chiusa.
Ormai era sveglia tanto valeva alzarsi. Tirò le tende, lasciando così filtrare la luce, che illuminò la stanza. Si guardò velocemente allo specchio. I suoi capelli sembravano un nido di uccelli e era stanca, ma non le importava molto, si mise una felpa e uscì dalla stanza.
Un profumino di pancakes le invase le narici e il suo stomaco iniziò a brontolare, ricordandole improvvisamente di avere fame.
- Devi sempre cantare quando fai da mangiare? - chiese guardando male il ragazzo, in piedi davanti ai fornelli, con indosso solo un paio di boxer neri. - E poi dai andiamo, quante volte ti ho detto di vestirti quando esci da camera tua? - si strinse nella felpa, chiedendosi come facesse a starsene lì mezzo nudo quando lei stava morendo di freddo.
- Giorno anche a te ... Grumpy cat - rise il ragazzo guardandola. - Caffè? Direi che ne hai bisogno - indicò la caffettiera piena con la spatola che aveva in mano.
Brooklyn lo guardò, stava decidendo se mandarlo a cacare o se versarsi una tazza di caffè. La seconda scelta era più sensata, così si avvicinò al ragazzo, afferrando la tazza che le stava passando e versandosi del caffè.
- Cosa c'è sotto? Tu non cucini mai ... - si andò a sedere al tavolo, alle spalle del ragazzo, bevendo un sorso dalla sua tazza. Il sapore del caffè le riempì la bocca, facendola sentire subito un po' meglio.
- Potrebbe essere per la ragazza che sta dormendo in camera mia - sorrise soddisfatto.
- Che schifo, ti ho detto di avvertirmi quando hai qualche amichetta da te, sarei andata a dormire di là dai ragazzi -
- A dirla tutta ti ho mandato un messaggio ieri sera, ma non mi hai mai risposto, fino a cinque minuti fa ero convinto che fossi di là -
- Fai comunque schifo ... - si alzò, dirigendosi verso la porta d'ingresso.
- Dove stai andando? -
- Dai ragazzi, non voglio essere qui, quando quella povera ragazza si sveglierà e ti verrà a cercare e tu la liquiderai dopo questa colazione -
- Dormiranno ancora -
- Per questo ho preso le chiavi. - chiuse la porta alle sue spalle senza aspettare una risposta del ragazzo, in mano un mazzo di chiavi e la tazza di caffè.
No, non era così che Brooklyn si era immaginata la sua domenica mattina. Ma c'erano tante cose che non erano andate esattamente come Brooklyn si era immaginata, soprattutto negli ultimi mesi. Quando tre mesi prima la sua migliore amica/ex coinquilina se ne era andata per andare a convivere con il ragazzo, Brooklyn si era ritrovata con una camera vuota nell'appartamento, che aveva avuto in eredità da suo nonno. Aveva provato a vivere per qualche settimana da sola, ma non l'era piaciuto, la casa era troppo vuota, così aveva deciso di cercare un altro coinquilino. Era stato allora che il suo migliore amico, Ashton, che viveva nell'appartamento dall'altra parte del pianerottolo le aveva detto che aveva un amico che cercava un appartamento. Brooklyn non aveva mai nemmeno considerato la possibilità di trovarsi un coinquilino di sesso maschile, ma quando aveva sentito i ragazzi parlarne così tanto bene aveva deciso che non sarebbe stato poi tanto male, e aveva dato le chiavi dell'appartamento a Luke. Se solo ci avesse riflettuto qualche secondo di più, se solo non si fosse fatta convincere dai discorsi dei ragazzi, discorsi che secondo lei si erano preparati, non si sarebbe ritrovata alle otto e mezzo di domenica mattina a fare incursione nell'appartamento del suo migliore amico, in pigiama e desiderando solo di essere ancora a letto.
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ROOMIES || L.H
FanfictionBrooklyn ha ventiquattro anni, vive in un grazioso appartamento a Londra. Dopo l'università e la laurea, si gode la vita, dividendosi tra amici, famiglia, lavoro e amori. Vecchie storie che tornano e nuovi incontri che rivoluzioneranno la vita della...