Capitolo Cinque

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Era stato un errore? Chiamarlo?

Brooklyn se lo stava chiedendo mentre se ne stava sdraiata a letto, in camera sua, al buio. La sveglia sul comodino segnava le dieci e mezzo, fortuna che era sabato e non doveva lavorare. La sensazione del piumone sul corpo nudo, in qualche modo, la rilassava. Ma a renderla sicura e in qualche modo tranquilla era il braccio che aveva intorno alla vita, un braccio maschile che conosceva bene e che l'aveva stretta così tante altre volte.

Forse, sì, chiamarlo era stato un errore, ma quello che aveva seguito era stato un errore decisamente piacevole. Si girò sul fianco sinistro, lentamente in modo da non svegliarlo, e l'osservò nella tenue luce che filtrava dalla porta accostata della camera. Era bello come se lo ricordava. I capelli sparati in ogni direzione, colpa anche sua e di quanto ci avesse passato le mani la sera prima, la barba lunga di qualche giorno, gli incorniciava il viso.

Sì, era stato un errore, ma un errore che forse era valso la pena commettere. Sorrise sentendo la stretta del ragazzo stringersi intorno ai suoi fianchi e per qualche minuto fu come se niente fosse cambiato, come se non si fossero mai lasciati, come se quella fosse una normalissima mattina. Ma Brooklyn era consapevole che non era una mattina normale, che effettivamente era cambiato tutto. Brooklyn aveva ceduto e, una parte di lei, se ne stava pentendo.

Quando la sera prima l'aveva chiamato per ringraziarlo, non si era aspettata di trovarselo sulla porta del suo appartamento un'ora dopo. Se ne erano andati tutti, e lei era in cucina a sistemare le ultime cose, Luke era già andato a letto e lei si stava godendo il silenzio. Quando aveva sentito un leggero bussare alla porta, aveva pensato che uno dei ragazzi si fosse dimenticato qualcosa, e aveva aperto senza nemmeno guardare. E in quel momento si era trovata davanti Matt, in tutta la sua bellezza. L'aveva guardato con aria interrogativa, cercando di capire cosa ci facesse lì, ed era stato lui a interrompere il silenzio.

- Volevo augurarti tanti auguri di persona ... anche se effettivamente non è più il tuo compleanno – si era passato una mano tra i capelli, gesto che Brooklyn sapeva significava che era nervoso.

- Matt ... ti sei fatto venti minuti di stra ... - ma prima che potesse finire la frase, le labbra del ragazzo erano sulle sue. Da prima sorpresa, Brooklyn aveva poi risposto al bacio, portando le braccia intorno al collo del ragazzo e aggrappandocisi come se fosse la sua ancora di salvezza. Nel giro di cinque minuti erano finiti in camera di lei e Brooklyn aveva ricevuto il miglior regalo di compleanno.

Ma adesso, stesa accanto a Matt, si trovava a pensare cosa quello potesse significare. Era stata una volta e via? O voleva dire che poteva esserci ancora qualcosa fra loro due? Aveva bisogno di aria, si stava sentendo soffocare, e per quanto, con tutta se stessa, volesse rimanere a letto con il ragazzo, doveva anche andarsene di lì. Alzò il braccio del ragazzo, che non si scompose molto e continuò a dormire. Si alzò dal letto silenziosamente, recuperando un paio di mutandine pulite dal cassetto del comodino, raccolse la maglietta di Matt e la indossò, uscendo dalla camera.
Il salotto era illuminato dal sole che filtrava dalle finestre, e l'aria profumava di caffè. Luke era seduto al tavolo della cucina, il computer aperto davanti a se e una tazza di caffè in mano.

- Giorno! – sorrise guardandola. – Direi che qualcuno ha ricevuto un altro regalo di compleanno dopo che me ne sono andato a letto. – sorrise guardando i capelli della ragazza. Brooklyn non si era nemmeno guardata allo specchio, non aveva idea di che aspetto avesse.

- In futuro, ricordami di non seguire i tuoi consigli! – si versò una tazza di caffè e si mise a sedere accanto al ragazzo.

- Qualcosa mi dice che questa volta in camera tua non c'è tuo fratello ... -

ROOMIES || L.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora