2. A pezzi

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Ricordo perfettamente quel giorno... Ero appena uscita da scuola e chiamai mia madre per avvisarla del mio ritorno, ma non mi rispose lei...

<<Ashley>>Risponde una voce per niente simile a quella di mia madre.
<<Emily, mia madre dov'è?>>Chiedo un po' nel panico. E' davvero strano che mia mamma abbia fatto rispondere Emily.

<<Dove sei?>>Mi chiede velocemente, senza rispondendomi. Sembra in ansia.
<<S-Sto venendo, perchè? Mamma dov'è?>>Inizio a preoccuparmi seriamente.
<<Vieni a casa, tua mamma si è sentita male.>>Dice staccandomi il telefono in faccia, forse perché già sapeva delle tempestose domande che gli avrei posto.

Sono pietrificata, mi prendo pochi secondi per rimettere a posto i pezzi e correre a casa. È come se le mie gambe si orientassero da sole.

Arrivata sotto casa con il fiatone, trovo un'ambulanza e due persone con il camice bianco che portano una barella con un su mia madre e vado verso di lei disperata.

<<Mamma! Mamma!>>Gli urlo già in lacrime.

<<Signorina, stiamo lavorando qui.>>Mi rimprovera uno dei medici che porta la barella.

Mi spostano leggermente e fanno salire la barella sull'ambulanza e, prima che una donna possa chiudere, mi avvicino.

<<Posso venire con voi? La prego!>>Chiedo a questa dottoressa, disperata.
<<È un parente?>>Mi chiede con tono comprensivo.
<<E' mia madre.>>Le dico in lacrime tra i numerosi singhiozzi. La donna mi porge la sua mano e mi aiuta a salire sull'ambulanza.

Mi avvicino a mia madre asciugandomi le lacrime, non vorrebbe vedermi in questo stato.

<<Che cos'ha avuto? E' viva? Ce la farà?>>Chiedo impaziente, alla stessa dottoressa che prende vari strumenti insieme ad un suo collega.
<<Non possiamo ancora sapere cos'ha se prima non la controlliamo.>>Dice con tono abbastanza dolce.

Decido di non parlare più per non dar fastidio a nessuno e mi limito a mantenere la mano a mia madre che sembra dormire dolcemente.

La dottoressa è una donna di mezz'età, ha i capelli neri e gli occhi azzurri, ha un fisico asciutto e ha una voce molto dolce.

Arrivati all'ospedale continuo a tenerle la mano, fin quando la dottoressa non mi ferma per non farmi entrare in una sala dove altri medici stanno portando mia madre.

<<Aspetta qui.>>Mi dice frettolosamente.
<<No! Dove la state portando? Come sta?>>Chiedo urlando ricominciando a piangere mentre mi mantengo come una bambina capricciosa al suo braccio.
<<Ascolta, che tu ti disperi è tutto inutile, lascia fare a noi. Rimani qui e mantieni la calma, quando avremo notizie uscirò personalmente ad aggiornarti su tutto, okay?>>Mi spiega, non smettendo nemmeno per un secondo di guardarmi negli occhi. I suoi occhi sembrano sinceri e allora decido di annuire, mentre seguo con gli occhi i suoi spostamenti mentre va nella sala dove hanno appena portato mia madre.

Vado avanti e indietro per il reparto per calmare quest'ansia che mi sta mangiando viva ma, nonostante stia provando con tutte le mie forze a non pensarci, è tutto inutile. E' come se fosse benzina sul fuoco.

Vedo tantissimi dottori, molti a cui chiedo aggiornamenti sulle condizioni di mia madre, ma nessuno sa dirmi niente.

Parole, parole, tante parole, ma io continuo a non vedere mia madre.

Sono passate ore da quando mia madre è entrata in quella stanza, ore che sono seduta a terra con le mani nelle mani, ore che continuo a chiedere ai dottori di mia madre, ma nessuno sa dirmi niente, ore che mia zia non mi chiama per sapere se mia madre è ancora viva o se io stia bene, ore che sto impazzendo, ore che vedo facce di parenti devastanti che non aiutano affatto...

You are my AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora