3. They don't know... (prima parte)

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{Dal capitolo precedente...

Non m'importa se posso incontrare qualche persona malata o con brutte intenzioni o qualche ladro. Sinceramente in questo momento voglio solo morire e non svegliarmi mai più da questo atroce incubo che sembra essere appena iniziato.}

Ho caldo, stranamente non ricordo di essermi addormentata in un luogo così caldo.

Provo ad aprire gli occhi, ma i raggi del sole mi accecano e non mi danno la possibilità di capire dove mi trovi. Poco dopo realizzo di non essere più stesa sulla panchina del parco, dove ricordavo di essermi addormentata, ma in un altro luogo.

Provo a scostarmi dai fastidiosi raggi e quando apro gli occhi mi ritrovo su un letto in una stanza. Dove mi trovo? Di chi è questa stanza? Che cosa mi è successo?

Ho un forte mal di testa e un dolore atroce agli occhi per i troppi pianti di ieri sera. La camera è piccola e il letto singolo occupa quasi la metà di essa e affianco c'è una finestra con le tapparelle abbassate ma che non limitano i raggi del sole ad entrare, le pareti sono bianche e sul pavimento c'è un parquet.

<<Buongiorno dormigliona.>> I miei pensieri vengono stravolti da una voce. Mi giro di scatto verso la porta e noto la testa di un ragazzo entrare da essa.

Non credo ai miei occhi. Li pro e li chiudo velocemente come se davanti a me ci fosse un'apparizione divina. Conosco questo ragazzo, frequenta la mia stessa scuola, ma non ci ho mai parlato. Se non mi sbaglio si chiama Neill, Nill o cose così. Non è molto popolare a scuola, ma so di lui perché abbiamo gli armadietti vicini, ma, nonostante ciò, non abbiamo mai dialogato.

<<Dove mi trovo?>>Chiedo imbarazzata e contemporaneamente preoccupata. Gira voce che sia un bravo ragazzo, ma non è mai buono dar retta alle voci di corridoio.

<<Tranquilla, sei a casa mia.>>Risponde sorridendomi. Secondo lui rispondere così possa farmi diventare tranquilla? Secondo me non mi ha riconosciuto e forse è meglio così, ma rimango comunque con la testa bassa per non far sí che si soffermi su di me.

Alzo le coperte per vedere se ho i miei vestiti e che non sia successo niente di inconveniente e, fortunatamente, non ho niente fuori posto.

<<Tranquilla, non è successo niente. Ti ho vista sola su una panchina e ho pensato che non fossi al sicuro e allora ti ho portata qui.>>Spiega. <<Sei ancora accaldata? L'ultima volta che ti ho toccato la fronte eri bollente.>>Dice avvicinandosi a me per toccare la fronte, ma io mi allontano. <<Scusa.>>Aggiunge indietreggiando imbarazzato. Mi tocco la fronte e non sono per niente accaldata.

<<Comunque piacere, sono Niall, tu sei?>>Si presenta porgendomi la mano aspettando che la stringa, ma mi soffermo a guardarlo e anche lui mentre socchiude lentamente gli occhi come se mi stesse scrutando. Spero che non stia per dire ciò che sto pensando.

<<Frequenti la scuola dietro l'angolo, vero? Hai un viso conosciuto.>>Mi sorride, abbassando la testa per vedermi meglio in viso. "Okay Ash, ormai è fatta, inutile nascondersi dietro ad un dito" mi incoraggia il mio subconscio.

<<S-Si.>>Dico alzando finalmente la testa. <<Ashley.>>Rispondo poi porgendogli la mano, insicura sul fatto di dirgli il mio vero nome o meno. Non vorrei che girasse voce che Ashleylasfigata dorma sulle panchine di un parco nel bel mezzo della notte. Anche se... Si dovrebbe prima trovare qualcuno che sappia chi è Ashley.

<<Sì... Ti avrò vista per i corridoi.>>Mi sorride stringendomi la mano. Mi limito a curvare leggermente le labbra e si nota che lui diventa nervoso, forse è in imbarazzo.

You are my AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora