"Se mi dici di nuovo che sono più attraente che mai, giuro che ti uccido." dissi esasperata.
"Ma lo penso davvero!" si difese il mio rompiscatole.
Presi il primo soprammobile che mi capitò tra le mani e glielo lanciai dritto sul volto.
Naturalmente lo prese al volo.
Stizzita mi avviai goffa verso le scale, maledetta quella volta che l'avevo incontrato!
"Tesoro calmati, sono gli ormoni, tra poco mi pregarai di abbracciarti in lacrime perché non intendevi farmi del male."
Mi raggiunse in un attimo e il suo tono spazientito mi irritò ancora di più.
"Va al diavolo, chiederò il divorzio!"
"Non ti azzardare signorina!"
Mi sollevò da terra come aveva fatto il giorno in cui ci eravamo sposati, perché purtroppo per lui, in queste condizioni non poteva permettersi il lusso di prendermi per le ginocchia come il suo solito.
"Mettimi giù maledizione!"
Imprecai in tutte le lingue del mondo mentre mi trasportava nella nostra camera da letto.
"Voglio solo aiutarti!"
Mi depositò a terra guardandomi come un cucciolo che si è smarrito.
"Non fare quella faccia, con me non attacca."
Non mi capiva per niente e questo alimentava il mio dramma in modo esponenziale.
Trasalii quando ad un tratto una fitta mi scosse al basso ventre, le mani corsero subito sul mio grembo.
Guardai in basso.
"Mi si sono rotte le acque."
"Cosa?" Asher spalancò gli occhi.
"Le acque, mi si sono rotte le acque."
Vedendo che si ostinava a non capire cambiai espressione.
"Tuo figlio sta per nascere."
Ad un tratto diventò bianco come un lenzuolo, sebbene fosse sempre abbronzato, immobile come una statua.
"Accidenti Asher dobbiamo andare in ospedale, muoviti!"
Gli passai accanto e presi la borsa con tutto il necessario che avevo preparato da settimane.
Mi voltai e vidi che seppur come un automa mi stava seguendo.
"Ce la fai a guidare? Devo chiamare Oliver?"
Ci mise un po' a rispondere.
"No. No ce la faccio.""Asher ma ti senti bene? Guarda che quella che sta per partorire qui sono io!"
Non aveva aperto bocca da quando eravamo partiti da casa.
Che gli passava per la testa?
"Sto bene."
"Sei sicuro?"
"Sono solo un po' nervoso."
"Perfetto perché io me la sto facendo sotto."
"Piccola scusami, dovrei concentrarmi su di te ma il pensiero che potrebbe succederti qualcosa..."
"Così non mi aiuti! Non mi succederà niente, partorirò come tutte le donne e finalmente conoscerò il mio bambino."
"Ehi! È il nostro bambino!"
"Come vuoi, tanto sono io quella che l'ha tenuto dentro di sé per nove mesi, che vuoi che sia." lo zittii.
Non continuammo più con i nostri battibecchi perché iniziai a sentirmi male veramente e parlare non era più sulla mia lista di cose da fare.----------
Era dentro a quella maledetta stanza da quasi tre ore e ogni minuto che passava era un passo in più verso l'inferno.
Sentire le sue urla di dolore mi squarciava il petto.
Avevo troppa paura di perderla.
Perché era rimasta incinta?
Come avevo potuto farle una cosa del genere, lei stava soffrendo per colpa mia e non potevo fare niente.
Come avrei cresciuto mio figlio senza Taissa?
Sarei diventato come mio padre, ne ero sicuro."Signor Levine, posso presentarle suo figlio?"
Un'infermiera spuntò dalla stanza accanto con un fagottino fra le braccia.
Si sporse per mostrarmelo e non potrei descrivere la sensazione che mi invase nemmeno in un milione di anni.
D'istinto mi allungai per prenderlo fra le braccia, sembrò sorridermi quando lo strinsi.
"Il nome di questo bel bambino? Sua moglie si è addormentata e non abbiamo avuto modo di chiederglielo."
Non ebbi nessuna esitazione, Taissa ne sarebbe stata felice.
"Cage Levine."
"Benissimo, quando vuole può andare da sua moglie, ma la lasci riposare mi raccomando."
Un senso di pace e gratitudine mi travolse, eravamo diventati una famiglia.----------
Accidenti quanto faceva male.
Aprii gli occhi sentendo dei lamenti in lontananza.
"Calmo, va tutto bene."
Strizzai gli occhi meravigliata dalla vista che avevo di fronte.
"Che fai?"
Asher sembrava nel bel mezzo di un...cambio di pannolini?
"Piccola sei sveglia!"
Vidi che voleva venire da me ma allo stesso tempo non poteva lasciare nostro figlio.
"Finisci mi diverte vederti in veste di mammo e poi vorrei mio figlio, l'ho visto solo due minuti prima di addormentarmi."
Mi guardò storto.
"Ricordati che sono pur sempre un Alfa... e questo è nostro figlio."
"Sì sì, certo." lo assecondai.Mi persi subito a guardare la perfezione nella piccola creatura che stava tra le mie braccia.
"È così bello."
"Ha preso tutto dalla mamma."
"A me sembra abbia preso tutto dal papà."
Riuscivo a intravedere il biondo nei suoi ciuffetti di capelli e anche gli occhi e la bocca di Asher nel suo visetto paffuto.Entrò un'infermiera proprio mentre aveva iniziato a piangere.
"Temo che il piccolo Cage abbia fame."
Guardai Asher in preda alle emozioni.
Aveva scelto di chiamare nostro figlio Cage?
Strinse le spalle e rischiai di mettermi a piangere, mimai un grazie prima di concentrarmi sull'infermiera che mi spiegava come accudire il frutto del nostro amore.5 anni dopo.
"Cage! Lascia in pace tua sorella!"
"Ma papà ha preso il mio orsacchiotto!"
"Non è un buon motivo per litigare, forza fate pace e tu Abby chiedi scusa a tuo fratello."
"Scusa Cage."
"Scusa Abby."Ero fiera di come Asher sapesse tenere a bada quei due furfanti, io mi ero dimostrata ben più arrendevole nei loro confronti.
"Ben fatto papà!"
Gli baciai una guancia sedendomi sulla sue ginocchia.
"Li amo ma quando fanno così sono due piccole pesti."
"Hanno preso tutto da te insomma."
"Guarda che Abby quella linguaccia non l'ha di certo ereditata da me."
"Ah si? Hai voglia di litigare?"
Lo provocai stringendomi a lui.
"Se poi facciamo pace, sempre."Angolo autrice ♥
*piange*
Ebbene sì, questo è l'ultimo capitolo.
Spero di non avervi deluso :')
Grazie a tutti per aver seguito la storia, e grazie soprattutto a chi ha sempre commentato, sappiate che vi adoro ;)
Non abbandonerò la scrittura, ho già iniziato una nuova storia, stone cold, a cui adesso mi dedicherò completamente.
Spero che continuerete a seguirmi, cercherò di non deludervi.Grazie mille, a tutti.
Capitolo revisionato : 21 / 05 / 2016
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in my veins.
WerewolfFinalmente l'aveva trovata. Quella ragazza rappresentava tutto ciò che gli era sempre stato negato: l'amore, una famiglia. Niente e nessuno gliel'avrebbe portata via, lei era sua e sua soltanto. Perché si sa, un Alfa ha sempre bisogno della propria...