Capitolo XV

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Quando arrivammo in centro, potei ammirare per la prima volta Londra in tutta la sua bellezza. Era la seconda volta che uscivo e girai gli occhi, sorpresa ed emozionata al tempo stesso, come un orso rimasto in letargo per troppo tempo che osserva la luce per prima volta.

Luke mi legò con la solita catena al braccio, per paura che io potessi scappare. «Non scapperò, ma per piacere, odio queste catene!» protestai, ma fu tutto inutile così mi abbandonai all'idea che non potevo fare nulla. I polsi pungevano al solo contatto con il ferro e la pelle bruciava per il fastidio, non mi sarei sorpresa se di lì a poco avessi cominciato a sanguinare.

Camminammo per le strade, tempestate di bancarelle di ogni tipo. Ancora non mi fidavo del vampiro, ma non avevo altra scelta che seguirlo.

«La fiera è ciò che vedi, musica, spettacolo e tante bancarelle» mi spiegò ed io guardai ogni cosa. C'erano diversi palchi, sui quali le persone si esibivano con danze popolari e canzoni del posto; c'erano persone travestite, altre che improvvisavano battute simpatiche e altre ancora che avevano battute già scritte; e poi le bancarelle erano tante e davvero di ogni tipo: si passava dal cibo ai vestiti, dall'elettronica ai giocattoli, dagli oggetti delle altre etnie a quelli tipici della cultura inglese e tanto altro.

Mi piaceva soffermarmi a guardare le bancarelle dirette da ragazzi di colore. In alcune c'erano donne adulte con il pancione che si dilettavano nel disegnare tatuaggi all'hennè, altre che facevano le treccine e altre ancora che realizzavano braccialetti. C'erano persino bambini, giovani e ragazzi della mia età. Alla fine, riflettei sul fatto che la schiavitù si trovava ovunque, ormai.

«Mi piacerebbe se deste qualche soldo ad uno di loro» dissi al mio padrone, indicando le bancarelle con i ragazzi di colore «Credo che ne abbiano più bisogno» gli altri erano più che altro negozi, che in onore della fiera si spostavano per strada, tanto per accrescere i loro guadagni.

«D'accordo» si diresse verso una bancarella a caso ed io, ovviamente, fui tirata fin lì dalla catena. Porse alla donna col pancione una banconota da cinque dollari e non volle nulla in cambio. Sorrisi compiaciuta, a volte anche quel vampiro aveva un cuore.

Quando fummo abbastanza lontani ed ero sicura che non potesse riprendersi i soldi, decisi di dirglielo. «A volte lo avete un cuore, allora.»

«No, ma ho tanti soldi» rispose soddisfatto e decisi di non controbattere. Era pieno di sé, un pallone gonfiato dall'aria orgogliosa.

Un'altra bancarella che attirò la mia attenzione, fu una bancarella indiana. I negozianti indossavano dei buffi ed ampi copricapo e vendevano acchiappa sogni, bracciali, cappelli, borse, tamburi e altri oggetti della loro cultura.

Chiesi a Luke di avvicinarci e lui mi accontentò. Rimasi incantata da tutti quegli oggetti così particolari, diversi da ciò che ero solita vedere in giro per la Villa. Non si trattava di ceramiche preziose, legni pregiati o oro intagliato. «Davvero ti piace questa roba?» sbottò il vampiro, guardando l'intera bancarella con disgusto.

«Se mi piace? Tutto questo è straordinario!» esclamai entusiasta, ero innamorata di quella cultura così originale.

Ancora una volta il mio padrone mi guardò sorpreso e poi mi tirò via e fui costretta a seguirlo.

Poco più avanti, notai una signora intenta a disegnare con del sale sul terreno, subito la indicai, urlando «Guardate!» al mio padrone.

«Cosa fa?» mi chiese, ridendo.

Effettivamente, la donna appariva abbastanza buffa, con il suo cappello pomposo dotato di piume, le labbra rigonfie colorate da un eccentrico rossetto e gli abiti piuttosto appariscenti. «Credo si guadagni da vivere» replicai ridacchiando a mia volta, non volevo farlo, ma vederla intenta a praticare la danza del Sale provocò la mia risata. Anche Luke continuò a ridere, alternando battute scherzose sulla donna e alla fine ci ritrovammo a schiamazzare proprio come due bambini. Era bello ridere con lui, ma soprattutto era bello vederlo ridere. Di solito, avveniva solo quando doveva prendermi in giro o umiliarmi e le sue risate erano maliziose. Questa volta invece no, era tutto diverso.

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora