Capitolo XXII

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Luke mi stese sul letto e si fermò per un attimo a guardarmi. I suoi occhi si inchiodarono nei miei e fu in quei profondi pozzi azzurri che mi persi.

Poter sentire la consistenza della sua pelle sotto le mie mani, era una sensazione unica e travolgente, magnifica. Avere il suo respiro fermo a pochi millimetri di distanza mi faceva pensare che il Paradiso esistesse davvero e guardare la sua persona mi faceva capire che in fondo, forse, io ero più fortunata di qualunque altra schiava. Quello tra me e il mio padrone non era solo sesso, lui non mi stava usando, stuprando o maltrattando, lui voleva fare l'amore con me ed io lo volevo più di lui.

Immerse il viso fra i miei capelli e cominciò a lasciarmi umidi baci sulle guance, nell'incavo del collo, fra l'orecchio e poi sulla spalla. Mi sfilò il vestito ed io infilai le mani sotto la sua camicia, accarezzando la sua pelle così dannatamente fredda, ma liscia, morbida e piacevole. Il modo in cui mi toccava era unico, mi faceva sentire desiderata e apprezzata. Mischiava una forte passione a lungo repressa a una delicatezza incantevole, dettata dalla paura di spezzare qualcosa di troppo fragile. E più mi baciava, più il mio desiderio cresceva, e anche il suo, immagino. Tirò via anche il vestito e rimasi in intimo, così lui cominciò a baciarmi il petto e l'incavo fra i due seni. I baci che mi lasciava erano dolci e mi solleticavano la pelle, dandomi un benessere che non avevo mai provato. La sua lingua mi iniettava mille piccoli brividi, ma mi piaceva anche per questo. Anch'io decisi che era arrivato il momento di fare qualcosa, lo accarezzai e gli baciai le spalle ed il collo, ma lui mi mandò giù troppo desideroso. Mi tolse il reggiseno e mi baciò i seni, le sue labbra si schiusero sui miei capezzoli e mi fece stare bene, come solo lui sapeva fare.

Sentivo che il modo in cui mi trattava era diverso da quello che utilizzava di solito con le donne, con me era dolce, era delicato, ma allo stesso tempo vorace, mi dimostrava quanto mi volesse. E con le mani abbassò anche l'orlo delle mie mutandine, mi aveva già vista nuda molteplici volte eppure mi capitava sempre di arrossire, davanti a lui. «Smettila di vergognarti di me» disse, bloccandosi di botto e guardandomi negli occhi, pericolosamente «Sei bellissima, devi capirlo».

Era l'unico in grado di strapparmi sorrisi sinceri, avevo già ricevuto complimenti del genere, ma detto da lui era tutta un'altra cosa. «Tu di più» affermai, intrecciando le mie mani nelle sue e facendole combaciare alla perfezione. Amavo vedere le nostre mani così unite e sigillate. Stavamo facendo qualcosa dalla quale non saremmo più potuti tornare indietro, eppure io non avevo alcuna intenzione di fermarmi.

Mi concentrai sulla cerniera del suo pantalone, glielo tolsi e lui rimase in boxer, poi abbassò l'orlo delle mie mutandine e mi baciò l'addome, la pancia, l'ombelico e poi il fulcro della mia intimità. Lasciò una scia di baci su tutto il mio corpo, partiva dai piedi fino ad arrivare alle labbra e poi riscendeva, senza tralasciare alcun punto.

Quando entrò in me, prima lentamente e poi con spinte sempre più forti e veloci, inizialmente provai un dolore tremendo, poi mi abbandonai al piacere. Quando mi portò via la verginità, dovetti a stento trattenere un urlo. Si trattava di un vampiro, la sua potenza era elevata, nulla a che vedere con il mio esile corpo. Ma Luke aveva cercato di essere delicato, non mi era affatto sfuggito il suo tentativo di non farmi del male. Fu magnifico.

La prima volta che feci l'amore fu anche la più bella, un'esperienza che non dimenticherò mai e che rivivrei un milione di altre volte. E fu ancora più magico quando raggiungemmo il limite insieme, sentivo di appartenere a lui e lo sentivo mio. Forse quella sarebbe stata l'ultima volta, ma non aveva importanza. Mi bastava sapere che lui mi era appartenuto almeno una volta.

Giacemmo uno abbracciato all'altro, entrambi stremati ma tremendamente contenti. Avevamo il fiatone, respiri caldi che creavano delle nuvolette nell'aria. Accarezzai il suo petto con una mano, mentre i nostri corpi combaciavano come pezzi di un puzzle. E lui era davvero il tassello mancante nella mia vita, colui che l'aveva distrutta ma l'unico in grado di renderla migliore.

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora