Capitolo XXX

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Fra le tante persone che mi è capitato di incontrare nella mia vita, Odette e Agatha sono state sicuramente le peggiori. Quelle due arpie hanno portato via parti di me in silenzio, lentamente. Mi hanno tolto mia madre, la persona più importante per me; mi hanno allontanata da Luke; hanno coinvolto Logan in una storia nella quale non c'entrava nulla e poi hanno cercato di uccidermi. E per tutte le volte che ho rischiato la vita sopravvivendo, mi ero convinta che forse, io, non sarei dovuta morire. Non era questo ciò che il destino aveva scritto per me. Stavo diventando una sopravvissuta.

E per quanto riguarda Logan, l'avrei perdonato, magari a tempo debito, ma di certo mi sarei dovuta tenere alla larga da un vampiro che aveva come unico e solo obiettivo, adesso, quello di uccidermi. Fino a quando Agatha non avesse annullato il soggiogamento, lui non avrebbe potuto frenare il suo istinto.

E poi, nella vita, incontri quelle persone talmente particolari, che non ti rendi conto di come sono fatte davvero fino a quando non lo sperimenti sulla tua pelle. All'inizio sembrano loro, il vero nemico, ma fino a quando non le conosci bene, non sai chi sono davvero. E come le persone possono sorprenderti molto in negativo, possono farlo anche in positivo. Mai avrei pensato che James Brown potesse salvare la vita a me, proprio a me, dopo che era stato ad un passo dal portarmela via. Eppure fu lui, a bloccare in tempo quella macchina prima che si schiantasse contro il muro, fu lui a prendermi dolcemente tra le braccia e a tirarmi fuori da lì.

E già, James Brown, tu sì che sei l'uomo dalle mille sorprese, pensò la mia mente, mentre il resto del corpo cercava di metabolizzare e di capire che cosa stesse accadendo.

«Stai bene, sei ferita?» quando osservai il mondo intorno a me, non potei credere di essere ancora viva. Eppure sentivo e vedevo il mio corpo, ogni profumo era percepibile al mio olfatto e James, quel vampiro scuro dalla barbetta ispida, si trovava davvero a pochi palmi dal mio naso e mi reggeva fra le sue braccia.

Posi probabilmente la domanda più stupida di tutte. «Sono viva?»

A James scappò una risata. «Certo che lo sei, ma ancora per poco» indicò Logan, che si stava affrettando ad alzarsi dalla macchina, con lo sguardo infuocato e i canini estesi al massimo. Sapevo che lui si nutriva solo di sangue animale o di sacchetti di plasma, non l'avevo mai visto così e sembrava... assatanato.

«Avremo tempo per parlare dopo, fiorellino, adesso dobbiamo andare» affermò James in apprensione, mi mise giù e mi afferrò una mano, cominciando a correre a più non posso. Ma Logan era senza dubbio più veloce, perché a suo favore c'era la soggiogazione di quella vipera.

Per poco non riusciva a raggiungerci, quando una macchina si accostò affianco a noi, abbassando il finestrino.

Quando incontrai gli occhi di Luke, i suoi meravigliosi capelli biondi e riconobbi l'auto sportiva che avrebbe dovuto ricevere come regalo di compleanno, il mio cuore perse un battito. «Veloce, salite su!» urlò, spalancando dall'interno lo sportello posteriore e James, senza aggiungere una parola, mi trascinò all'interno del veicolo.

Avevo il fiatone per la corsa e mi buttai sui sedili, ansimante e spaventata. Osservai il biondo al volante per interminabili minuti, non riuscendo a distogliere lo sguardo da lui. Mi era mancato, da morire. Era più bello del solito, con i capelli biondi che incorniciavano il suo viso perfetto, lo sguardo fiero sotto il quale tentava di nascondere la preoccupazione che stava provando, l'orecchio al naso che splendeva donandogli quella falsa aria cattiva. Il suo viso marmoreo mi era mancato così tanto, gli incavi del suo collo, il profumo che la sua pelle emanava anche a distanza.

«Così mi consumerai» affermò ad un tratto con il suo solito sorriso sarcastico, facendomi sussultare e arrossire. Poggiai la schiena contro il sedile e guardai fuori dal finestrino. Logan ci stava ancora inseguendo. Che stupido! Si era fidato e lasciato abbindolare da quelle due arpie. Capii che in fondo Logan Ray non era altro che un ragazzo troppo ingenuo; non mi sentivo in grado di accusarlo. Non lo meritava. Mi aveva parlato con il cuore aperto.

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora