Capitolo XXXIX

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«Cosa c'è che non va?», gli domandai in apprensione. I ciuffi di capelli biondi gli ricadevano sul viso, aveva lasciato che crescessero senza tagliarli e mi piacevano così, ma al tempo stesso non volevo che nascondessero i suoi magnifici occhi azzurri. Luke non riusciva a dormire quella notte ed io ero agitata quasi quanto lui.

Mi sorrise con fare teatrale, nascondendo il suo malessere. «Nulla, sto bene» mentì e lo capii all'istante. Sarà che quando passi tanto tempo con una persona, quando impari ad amarla e a starle accanto, riesci a capire di lei ogni singolo dettaglio, a non lasciarti sfuggire nulla. Riuscivo a prevenire le sue mosse, a cogliere il suo stato d'animo, ad anticipare ciò che avrebbe detto. Automaticamente, quando ami qualcuno, si crea un'empatia sconosciuta che da fuori non si può comprendere: solo chi la vive sa davvero che cosa significa.

«Non sai mentire», ridacchiai dandogli uno schiaffo giocoso, al quale ricambiò con un sorriso e un lieve bacio sulle labbra. 

«Sono giovane, ho appena compiuto diciotto anni. Di solito i ragazzi alla mia età si divertono, fanno errori e ridono di quelli, imparano sbagliando, viaggiano con i propri amici e cominciano a scoprire un mondo tutto nuovo», sospirò, le sue parole mi ricordavano tanto me stessa e le mie aspirazioni, il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno. Ma da anni, quel giorno, era come tutti gli altri, niente di più, niente di meno. «La mia vita sembra essere stata progettata a tavolino quando sono nato e per questo è perfetta così. Non ci sono errori, sbagli, distrazioni; è perfetta per chi l'ha progettata, ma non per me che devo viverla. Non è questo ciò che voglio. Non voglio sposarmi, non voglio stare con una donna che non amo, non voglio progettare già il mio futuro. Non mi piace fare programmi, avrei voluto vivere alla giornata, improvvisare sul momento, in fondo ho un'eternità davanti a me, ho tutto il tempo del mondo per sposarmi e avrei voluto farlo con una donna che amo davvero. Ma sai qual è la sensazione più brutta? Vedere che qualcuno tiene in mano i fili della tua vita come fossi un burattino e non poter fare nulla per impedirlo.» Quanto lo capivo. Quando la tua vita va avanti secondo il progetto di tua madre, non hai più alcuna voglia di viverla perché sai che quelle scelte non sono le tue. «Ho diciotto anni e ho già finito gli studi, perché sono un vampiro e la mia età spesso rimane ferma. Sono andato a scuola ad anni alterni, spesso mi ha seguito un insegnate privato. Un vecchio con pochi capelli, gli occhialini sul naso e una presunzione tale che lo avrei sbattuto fuori a calci», continuò con un carico di risentimento nella voce «Mia madre ha scelto la donna che dovrò sposare, il lavoro che dovrò fare e magari anche quanti figli dovrò avere, no?»

Chissà perché, a quella sua affermazione mi venne da pensare a come sarebbero stati i nostri figli, se mai ne avessimo avuto qualcuno. Certo, era impossibile, io e lui non saremmo mai stati felici. Ma avrei tanto desiderato un figlio da lui. Magari una bellissima bambina dai capelli biondi e gli occhi color nocciola, come i miei e un ometto con i capelli castani e i suoi occhi: azzurro color del mare, intenso e puro. Nel tentativo di immaginarli nella mia mente, mi lasciai sfuggire un sorriso. Sarebbe stato fantastico.

«A cosa stai pensando?», mi domandò ed io arrossii quando mi resi conto che lui mi stava guardando.

Mi ricomposi immediatamente e riacquistai un tono di voce "normale" o, quantomeno, naturale, anche se leggermente dispiaciuto. Non volevo esagerare e fare la fidanzata - che poi, cos'ero io? Un'amante, più che una fidanzata - apprensiva. «La mia vita è un disastro da quando sono nata, ho sempre creduto che le vostre fossero magnifiche, che non vi mancasse nulla», dissi d'un fiato, sinceramente «Ed effettivamente è così, non vi manca nulla, ma voi non possedete il bene principale: l'amore e la libertà di disporre della vostra vita. Grazie a mia mamma, a me l'amore non è mai mancato e sebbene io abbia vissuto in condizioni peggiori delle tue, credo di essere stata meglio, perché non mi sono mai sentita sola. Voi siete così tristi, questo vi spinge ad essere cattivi ed io lo noto, sempre. Dunque ultimamente ho smesso di invidiarvi, di desiderare la vostra vita; provo solo compassione nei tuoi confronti e in quelli delle tue sorelle. Questo è ciò che penso, in tutta sincerità.»

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora