Capitolo 11

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Pov's Domenico

-TU AVEVI UN COMPITO MOLTO SEMPLICE! PERCHÉ HAI FATTO QUESTA CAZZATA? PERCHÉ L'HAI PORTATA QUI?- Odino è furioso, è rosso e urla come un dannato. Mi parla indicando Letizia, mi rimprovera davanti a lei e a tutti gli altri dei e semidei.
-Io l'ho vista sull'Olimpo, c'erano anche altri miei amici. Non ho riflettuto su quello che stavo facendo...- è la verità ma non riesco a spiegarla a Odino -...comunque ho sbagliato... puniscimi e rimandala a casa- taglio corto.
Gli scappa un sorriso di beffa.
-Non è così semplice... tu non puoi sapere quali conseguenze potrebbe avere questa storia... adesso come se i rapporti con l'Olimpo non fossero così disastrati dovrò trovare una scusa per Zeus!- replica Odino. Fa un cenno con la testa a Thor.
-Portateli via- dice Thor. Due guardie ci portano via. Ci portano fuori dal palazzo, percorriamo le strade fino ad un edificio sulle montagne, dietro la città. La prigione. Ci richiudono in due celle separate, uno difronte all'altra.

L'ho combinata grossa stavolta. Questa è l'ultima di una lunga serie di cazzate!

-Mi dispiace- sussurro.
-Ti dispiace? Ti dispiace è il minimo! Che cosa ti è saltato in mente?- mi rimprovera.
-Non capivo che ci facevi lì... ero confuso e quando sono arrivati gli altri semidei mi sono spaventato...- farfuglio ma in realtà neanch'io credo a quello che dico... però è vero... ho fatto una cazzata.
-Quindi sei una semidea? Lo sono anche gli altri immagino... di chi siete i figli?- domando curioso.
-Emanuele figlio di Ares, Micol di Atena, Erica di Poseidone- mi risponde.
-Wow... allora Micol è l'unica che secondo me è azzeccata... Emanuele come dio della guerra... mm... non ce lo vedo molto... ed Erica... immagino abbia fatto salti di gioia: è figlia di uno dei pezzi grossi!- scherzo.
Le scappa anche a lei una risata -Si-.
-Ecco perché si faceva tutte quelle docce e restava tranquillamente sotto la pioggia... le piace proprio l'acqua! Ma non mi hai detto di chi sei la figlia!-
Mi guarda di sfuggita e abbassa lo sguardo.

Si vergogna? Chi può essere il suo genitore se addirittura si vergogna di dirmelo?

-Afrodite- mi dice guardando il pavimento.

Wow... figlia di Afrodite! Ho capito perché si vergognava... Afrodite è conosciuta come una smorfiosa, saputa... ma infondo... dea della bellezza...

-Non hai ripreso niente da tua madre... tranne una cosa... mi rimangio ciò che ho detto: Micol non è l'unica azzeccata!- dico a metà fra uno scherzo e non.
Mi guarda. È rossa.
C'è un minuto di silenzio.
-E tu...? Di chi sei il figlio?- mi domanda.
-Alain è figlio di Vioarr il dio della vendetta, Suami è figlia di Týr il dio della guerra... e io sono figlio di Loki...-
-Loki? Il dio della magia oscura e della vendetta... Wow...-

Ci è rimasta!

-Ascolta... a noi è stato detto che voi vi siete infiltrati più volte qui ad Ascard per rubare le armi degli dei... perché?- gli domando.
-Cosa? Ma se siete stati voi a cercare di rubare le nostre armi? E ce ne avete dato la conferma- mi dice con voce seria.
-Cosa? No! Noi eravamo sull'Olimpo per cercare di trovare una via di accesso alternativa-
È chiaro che siamo entrambi confusi.
-Aspetta... non ha senso... perché ci avrebbero mentito? Non ha senso... a meno che... sei tu che mi stai mentendo!-
-Perché ti dovrei mentire?-
-Sei il figlio del dio dell'inganno... potresti avere tremila motivi per mentirmi-
-Perché fai così?-
-E cosa dovrei fare? Cosa dovrei fare dopo che ti visto stendere i miei amici? Dopo che mi hai portato qui?-
-Ascolta... ho sbagliato a portarti qui... ma mentirti non servirebbe a niente! Sull'Olimpo ho trovato sette vie d'accesso secondarie- apro le mani e creo una piccola nuvoletta, la modello a forma di un piccolo ragnetto robotico -mio padre li chiama Ragmanok, mi riferisco a queste creaturine. Hanno la capacità di memorizzare quello che vedono. Ne ho lanciati molti per ognuno dei sette passaggi. Quando ritorneranno ad Ascard sapremo dove finiscono!-
Mi guarda con un'aria strana, come se volesse sapere se sto dicendo la verità.
Mi ficcò la mano sotto il colletto della felpa e prendo dalla mia taschina nascosta una fiala.
-Che cos'è?- mi domanda
-Veritaserum! Tre gocce di questo e la persona più ambigua del mondo direbbe solo e solamente la verità per un ora precisa- ne bevo un pò.
-Fammi una domanda- le dico -avanti!-
-Tutto quello che mi hai detto fino ad adesso è tutto vero?-
-Si-
Segue un lungo momento di silenzio.
-Ascolta letizia... le cose sono molte intricante... voglio che tu ti fidi di me... se dovesse servire, uno dei passaggi è dietro la statua di Zeus... non fidatevi degli dei... fidatevi solo di voi stessi e soprattutto tenetevi stretti gli amici- prendo dal taschino un dado. Gli lancio sia la fiala che il dado.
-Che cos'è?- mi domanda studiandoli.
-Il dado è un particolare apparecchio... con questi possiamo comunicare da qualunque luogo... o quasi dimenticavo... se non mi credi perché non provi il Veritaserum su uno dei tre pezzi grossi?-
Mi guarda con un'aria pensierosa. Creo una piccola nuvoletta e lascio che il fumo entri nella serratura. La rendo solida in modo che ottenga la forma della serratura. La giro e la cella si apre.
-Come ci sei...?- mi domanda.
-Figlio del dio della magia... non ti sorprendere... io sono un principiante, mio padre sa fare di meglio- faccio la stessa cosa con la serratura della cella di Letizia.
La guardo negl'occhi proprio come l'ho guardata prima di urlare ad Heimdallr di aprire il Bifrost e portarla qui.
-Ti riporto a casa- le sussurro staccando le nostre armi che sono state appese alla parete.
Usciamo dalla prigione mettendo "fuori uso" le guardie. Ci muoviamo velocemente e silenziosamente per la città come gatti e raggiungiamo il ponte del Bifrost. Lo attraversiamo con passo svelto ma quando arriviamo alla matrice ad aspettarci c'è Heimdallr. Impugno il mio scettro e Letizia i suoi coltelli a forma di uncino.
-Belli i tuoi coltelli- le sussurro a bassa voce.
-Fico il tuo scettro- scherza lei.
Heimdallr si avvicina. Impugna la spada con tutt'e due le mani.
-Non so cosa abbiate in mente, ma giuro sulla mia spada che tu, Domenico non mi fregherai di nuovo.
Sto per attaccare quando sento tanti piedi correre a passo regolare, quasi come una marcia venire verso di noi dalle nostre spalle. Mi giro e una trentina di guardie ci sbarrano il ponte. Sono tutti uguali: assomigliano agli alfieri degli scacchi, hanno un'armatura bianca e un mantello rosso; non si vede il viso perché hanno un elmo che lascia solo una piccola fessura per gli occhi, inoltre nel centro del petto hanno il simbolo di Ascard con al centro una sfera. Sono tutti armati di spada.
Mi rigiro verso la matrice e dietro Heimdallr c'è Týr.
-Mi hai ingannato una volta, ma non mi freghi una seconda- è con queste parole Heimdallr di lanciano addosso a noi con Týr e lo stesso fanno le guardie.
Lancio un incanto che fa cadere a terra Týr e inizio a combattere contro il guardiano. Letizia combatte contro le guardie. È brava ma siamo in minoranza. Libero tutta la nebbia che riesco a rilasciare e avvolgo le guardie come spire di serpi. Letizia si lancia contro Heimdallr e io stendo Týr.
Lei prende la spada e corriamo verso la matrice.
-Per aprire un portale devi pensare la destinazione- le urlo.
Lei infila la spada nel piedistallo e si apre un portale. Ci dirigiamo verso il varco ma le guardie si sono liberate e i due dei si stanno rialzando.
-Vai! Li trattengo io!-
Mi concentro e impugno lo scettro con tutte e due le mani. Lo sbatto a terra e creo un enorme onda di energia violetta che li sbatte a terra. Vedo alcune guardie cadere dal ponte e finire in acqua. Con la nebbia immobilizzo Heimdallr e Týr. Mi giro e Letizia è ancora lì.
-Che cosa aspetti? Vai! Vatte...- non finisco la parola perché il mio incitamento si è trasformato in un urlo. Mi giro e un coltello mi ha trafitto la mano da parte a parte. La nebbia si dissolve e i due dei si gettano avanti. Sento un forte colpo nello stomaco che mi fa piegare in due, poi un colpo sulle costole e tanti altri colpi. Tossisco. Guardo il pavimento. Tossendo ho vomitato sangue. Non riesco ad alzarmi.
Guardo verso il portale. Letizia è ancora lì a guardare.
-VATTENE- le urlo vomitando sangue. Lei si tuffa nel portale poco prima che Heimdallr estragga la spada. La vedo scomparire mentre sul mio volto si staglia un sorriso.
Heimdallr mi viene in contro e mi squadra.
-Guarda il lato positivo... hai mantenuto la parola... io non sono passato...- scherzo riferendomi al guardiano.
Per tutta risposta ricevo un calcio e svengo.

Gli dei dell'Olimpo e Il figlio di LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora