Capitolo 18

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Pov's Letizia

-Afrodite???
Urliamo in coro.
Ci sorride. Oggi indossa un vestito azzurro che le arriva ai piedi e attorno alla vita ha una cintura argentata.
-Sta bene con i capelli lisci.
Le dice Micol.
-Oooh ma tu credi?
Risponde, toccandoseli.
-Ma...mamma, che ci fai qui?
Le chiedo, guardandomi intorno.
-Oooh...mi hanno detto di farvi scegliere le armature e i pegasi per la guerra.
Ci guardiamo straniti.

Afrodite, l'unica dea che non sa nemmeno cos'è un cocchio vieni qui, ad aiutarci??

-Bene...qui ci sono i cosi che volano. Come ho detto che si chiamano? Va beh. Sceglietene uno.
-Si chiamano pegasi mamma.
-Ah sisi, basta che volano.
Parla e ci indica dei box vuoti cosparsi di paglia.
-Ma qui non c'è niente.
Emanuele dà voce ai miei pensieri.
-Vi dico che ci sono voi...ehm... entrate, io vi aspetto qui.
Sono la prima ad aprire il cancelletto. All'inizio non vedo niente poi, in fondo, noto 5 pegasi. Uno azzurro (che sinceramente non pensavo esistesse), uno nero, uno bianco e due marroni.
Emanuele si fionda subito su quello nero e lo stesso fa Micol con quello marroncino. Erica rimane davanti a quello azzurro e io metto la mano sul muso di un pegaso bianco.
Emanuele, vedendo che Erica non si avvicina, le va incontro e la aiuta a poggiare la mano sul muso dell'animale. Ora sono così attaccati che, quando Erica si accorge di avere il viso accanto a quello di Manu, si sposta un po' e arrossisce.

Chissà quando si decidono quei due a dichiararsi.

-Ragazzi, avete finito?
La voce squillante di mia madre ci riporta alla realtà e così usciamo dalle scuderie.
-Ora venite con me.
La seguiamo fin dentro al palazzo. Entriamo, però, da una porta secondaria. Sento un qualcosa che si rompe e un bimbo che urla; lascio perdere e continuo a camminare.
Entriamo in una stanza completamente rosa piena di abiti e armadi. Al centro c'è un letto enorme e Afrodite si butta su di esso e, mentre lo fa, si trasforma in una ragazza della nostra stessa età. Ora ha i capelli biondi raccolti in una coda alta, una felpa rosa e viola le scolpisce il fisico a dir poco perfetto e i jeans e le converse (sempre del maledetto rosa) la completano.
Emanuele la guarda stupito e credo che Erica se ne sia accorta.
Afrodite schiocca le dita e al suo fianco compare Poseidone in accappatoio.
-Ma che cavolo...
Sgrana gli occhi e, battendo il tridente a terra, si riveste.
Si guarda intorno e posa lo sguardo su Afrodite che gli sorride e, quando si alza per dargli un bacio sulla guancia, lo trasforma in un figo assurdo.
Poseidone si guarda e noi guardiamo lui. I jeans e la maglietta azzurra fanno intravedere i suoi muscoli perfetti; sorrido vendendo che ai piedi indossa delle infradito bianche.
-Beh...allora? Che stiamo facendo qui?
Quando parla il dio del mare si accorge di avere ancora i capelli bagnati dalla doccia e così, passandoci una mano, questi si asciugano.
-Fustaccio oggi tu penserai a far scegliere ad Emanuele il suo vestito per la guerra. Bene, figlio del dio della guerra, pensa a come vorresti vestirti e tu, Posy, accontentalo.
Emanuele chiude gli occhi e tre secondi dopo il suo look è completamente cambiato.
L'armatura argentata gli sta splendidamente e i sandali ancora meglio.
-Peeeeerfetto. Vero, Posy?
Lui sorride alla domanda della dea dell'amore e scompare insieme a un Emanuele spaventato, dicendo:
-Andiamo a far vedere come sei sexy al tuo paparino. Ciao, pupe!
Erica lo saluta con una mano e io e Micol gli sorridiamo.
-Beeene. Siamo rimaste solo noi.
Ora pensate a come vorreste vestirvi. Ah, una cosa...Zeus sà della vostra impresa negli Inferi e vi ringrazia anche se era un po' scocciato per la proposta ai Titani ma tranquille.
Annuisco, chiudo gli occhi e immagino una toga bianca con del pizzo alla fine, un'armatura argentata che mi copre il petto e dei sandali beige.
Quando apro gli occhi incontro quelli di mia madre.
-Ma...siete perfette!
Ci guarda e, con il solito schiocco di dita, fa le sue modifiche.
Sono vestita nello stesso modo ma ho i capelli raccolti in una treccia che gira intorno a tutta la testa.
Sorrido come ringraziamento e guardo Micol.
Ha un vestito nero, un'armatura e dei sandali dorati. I capelli sono semplicemente allisciati. Beh...Micol è bella.
Erica, invece, è vestita di azzurro, la sua armatura è verde acqua e i sandali sono blu.
-Proprio tutti i colori del mare...eh?
Le faccio notare. Lei mi fa una smorfia e torna ad aggiustarsi i capelli boccolati.
-Ragazze...siete bellissime.
Sorridiamo al commento di Afrodite e, quando usciamo dalla porta, torniamo vestite nello stesso modo di prima.
-Che pizza...mi piacevano i capelli in quel modo.
-Beh Erica...li avrai quando dovremo combattere, in guerra.
Le faccio notare.
Il suo sorriso scompare e io vorrei solo rimangiarmi le parole. Durante il nostro tragitto per tornare nelle nostre camere incontriamo Emanuele che ora è vestito normalmente.
-Erica...puoi venire un secondo?
Le chiede. Lei annuisce e ci supplica, con la mano, di aspettarla. Io e Micol ci guardiamo contemporaneamente e ci nascondiamo dietro l'angolo per sentire quello che dicono.
-Che hai?
Chiede Erica.
-Volevo dirti una cosa.
Emanuele sembra un po' agitato.
-Guarda che puoi dirmela anche senza dondolarti per tutto il tempo.
-Papà non si è arrabbiato per l'armatura. Ha detto che va bene.
-Meno male. Solo questo dovevi dirmi?
Si ferma e la guarda.
-Veramente non dovevo parlarti.
Lei lo guarda scocciata e sbuffa.
-E allora cosa vuoi? No perché io dovrei andar...
Erica si zittisce quando Emanuele gli mette una mano sulla guancia e con l'altra la attira a sè.
Ora sono completamente attaccati.
Guardo Micol ma lei è intenta a vedere ciò che succede.

Non dovreste spiarli.

Oh...ma stai zitta coscienza.
Mi giro e torno a guardarli.
-Manu...cosa...
Erica fa fatica a parlare.
Emanuele si avvicina finché le loro bocche non combaciano. All'inizio Erica rimane con le braccia lungo i fianchi ma poi le sue mani iniziano ad accarezzare i capelli di Emanuele. Continuano a baciarsi sempre con più foga, fino a quando Erica non si stacca.
-No...io...cioè...non posso.
Gli dice. Emanuele si allontana un po' e chiede perché.
-Perché...oddio, non lo so. Cioè, io...
-Ok...ho capito.
Emanuele viene verso di noi così faccio finta di parlare con Micol. Erica ci raggiunge e accenna un sorriso. Manu, dopo essere entrato in camera, si fionda nella doccia.
-Ma...che ha?
Chiede Micol notando che la figlia del dio del mare sta facendo di tutto per far finta di niente.

Io non mollo però.

Decido di sedermi accanto ad Erica sul suo letto e Micol fa lo stesso.
-Che hai?
Le chiede.
-Nulla.
-Dai...sai che puoi dircelo.
Insisto.
Lei si guarda attorno e parla.
-Beh...Emanuele mi ha baciata.
Facciamo finta di essere stupite.
-E tu? Che hai fatto?
Le chiede Micol.
-Ho ricambiato.
-E allora perché non sei felice?
-Perché...non lo so nemmeno io perché...forse mi sono vergognata... forse perché mi ha colta impreparata...oppure perché non riesco ad immaginarmi con lui.
-Ma tu lo ami?
Stavolta sono io a parlare ma lei non mi risponde e allora continuo.
-Sai...una volta qualcuno mi ha detto che per capire se l'altro ti ama non devi girarci intorno ma devi arrivare al punto.
Mi guarda strano così le spiego.
-Digli che ti dispiace per aver interrotto il vostro bacio. Digli che ci proverai a starci insieme. Se non funzionerà...beh...ci avete provato.
-Ma tanto funzionerà. Fidati.
Aggiunge, scherzando, Micol.
-Scusate...ma voi come fate a sapere che mi sono staccata da lui dopo il bacio??

Ma perché non mi sto zitta?

-Ehm...forse abbiamo visto qualcosa...
Lei apre la bocca per poi richiuderla subito dopo e afferrare un cuscino.
-Ora vi faccio vedere io.
Inizia una vera e propria battaglia a cuscinate. Tra le nostre risate Emanuele esce dal bagno e ci guarda strano per poi venire anche lui e unirsi alla battaglia.

Avremo anche 18 anni e sembreremo dei bambini ma non me ne importa nulla. E poi Emanuele ora sembra essersi ripreso...

Dopo un po' ci fermiamo stanchi e cosparsi di piume.
Ci buttiamo sul letto e, non faccio in tempo a chiudere gli occhi, che sento dei rumori e delle urla. Ci alziamo di scatto e ci precipitiamo al piano di sotto. Quello che vedo, una volta lì, mi fa quasi venir voglia di buttarmi per terra e piangere. Piangere come non ho mai fatto prima.
Vedo il sangue che copre il pavimento, vedo un tempio che crolla e vedo lui.
Riconosco i suoi capelli , riconosco i suoi abiti da punk, riconosco il suo scettro e la sua mano che scaglia una lancia di ghiaccio che si conficca nel petto di Atena.

Gli dei dell'Olimpo e Il figlio di LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora