22 ~ Sister.

127 12 3
                                    

Capitolo Ventidue - Sister.

Da: Harry.

"Sto partendo adesso. Dieci minuti e sono da te ;)"

Sorrido nel leggere il messaggio e rispondo con un semplice "okay", prima di riportare il cellulare all'interno della borsa. Scendo dal letto, m'infilo il cappotto, la sciarpa e il cappello per proteggermi dal freddo e chiamo mia madre, senza ricevere una risposta.

«Mamma?» ripeto di nuovo confusa, affacciandomi dallo stipite della porta.

Spalanco gli occhi e dischiudo le labbra, quando vedo mamma e papà abbracciati davanti alla porta d'ingresso. Rimango a fissarli per qualche secondo, fin quando si allontanano e rivolgono l'attenzione a me.

«Delia» mia madre tira su con il naso e si passa le mani sulle guance bagnate, a causa delle lacrime.

«C-Cosa ci fa lui qui?» chiedo guardandolo, mentre scendo le scale.

«Abbiamo chiarito quel malinteso» sorride dolcemente e noto una lacrima rigare, di nuovo, la sua guancia destra.

Mi fermo sul penultimo scalino e sposto lo sguardo su mio padre, che mi guarda con un sorriso sulle labbra e la speranza negli occhi.

Come ha fatto a perdonarlo così velocemente?

Voglio dire, non fraintendimenti, sono felice che abbiano fatto pace, ma io al posto di mia madre l'avrei fatto soffrire per un po' più di tempo.

«Bene» annuisco forzando le labbra ad arricciarsi in un sorriso. Non so che cos'altro dire.
Il clacson di un auto mi riporta alla realtà. «Devo andare» dico a mia madre, la quale annuisce e corre al piano di sopra a prende la mia valigia.

«Dove devi andare?» chiede papà, rompendo il silenzio tra di noi.

Non alzo lo sguardo, continuo a tenerlo fisso sulle scale. «Aspen. Trascorrerò il Natale lì con in mio amico e la sua famiglia» dico senza far trasparire alcuna emozione. Se pensava che anche io l'avrei perdonato così su due piedi, si sbagliava di grosso.

Si morde il labbro inferiore non sapendo cosa dire e, quando apre la bocca per parlare, per fortuna, mia madre fa la sua comparsa in cima alle scale chiedendo il suo aiuto.

L'aiuta a far scendere la valigia e l'appoggia accanto a me.

«Grazie» dico.

«Sta attenta, tesoro, e non parlare con gli sconosciuti» dice mia madre facendomi ridere, prima di abbracciarmi e stringermi forte a sé.

«Ho quasi diciannove anni, mamma» ridacchio, ricambiando l'abbraccio.

«Lo so, ma resti sempre la mia bambina» scioglie la stretta intorno a me e mi sistema il cappello per non sentire freddo.

Le lascio un bacio sulla guancia, afferro il manico della valigia e rivolgo un'ultima occhiata a mio padre. «Ci vediamo» alzo la mano in cenno di saluto sorridendo, prima di uscire di casa.

Chiudo la porta alle mie spalle e tiro un sospiro di sollievo, prima di aprire gli occhi e vedere Harry appoggiato al suo SUV nero con la schiena, che mi aspetta con un sorriso.

Mi avvicino a lui, carica la valigia nel portabagagli, ci accomodiamo nella sua auto e parte verso casa sua, dove passerò la notte prima di partire per Aspen.

***

«Mia madre è al lavoro, Gemma dovrebbe arrivare a minuti» dice Harry accomodandosi al mio fianco sul divano, dopo aver poggiato il mio cappotto, la sciarpa e il cappello sul suo letto.

Ricordati di noi. |H.S| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora