10 ~ Sick.

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Capitolo Dieci - Sick.

Apro gli occhi a causa dell'odore del thè al limone preparato da mia madre questa mattina, prima di lasciarmi per andare al lavoro, e vengo colpita da un forte mal di testa. Il weekend è passato, sarei dovuta uscire con i ragazzi ma sabato mi sono resa conto di avere l'influenza e sono rimasta a letto. Non sono nemmeno andata a scuola.

Mi alzo con il busto con l'aiuto delle braccia e appoggio la schiena contro la testiera del letto. La febbre è diminuita insieme al vomito, mentre il mal di testa continua a torturarmi.

Prendo il cellulare dal comodino, lo sblocco e noto che sono le due e trenta. Mio padre dovrebbe tornare a minuti, mentre il turno di mia madre finisce alle quattro. Controllo i messaggi e vedo che ne ho da parte di Noel, Liam, Lisa e... Harry. In questi giorni abbiamo parlato molto tramite cellulare, ma non abbiamo aperto il discorso "Sydney".

Apro il suo e lo leggo.

Da: Harry.
"Come va, malaticcia? :P Sto venendo a casa tua, mia madre ha fatto del brodo di pollo in più e ho pensato che fossi affamata."

Una volta finito di leggere sussulto e abbasso lo sguardo sul mio corpo. Indosso una camicia da notte bianca e sono sicura d'avere un aspetto orribile, non posso farmi vedere da lui in queste condizioni.

Ma il suo è un gesto carino, non posso dirgli di tornare indietro.

A: Harry.
"Awh, dolce. Le chiavi sono sotto il tappetino davanti alla porta :)"

La risposta arriva subito.

Da: Harry.
"D'accordo!"

Sento il rumore della porta aprirsi, subito dopo rinchiudersi e, dopo qualche secondo la porta della mia stanza si apre mostrando un Harry sorridente. Indossa una felpa blu, degli skinny jeans neri che mettonl il risalto le sue lunghe gambe e ai piedi ha degli stivaletti dello stesso colore, mentre tra i capelli ha una delle sue tante bandane colorate.

«Ehi» dice, per poi chiudere la porta con un piede. Con le mani sorregge un piatto fondo ricoperto con una pezza e una bottiglina d'acqua minerale, che probabilmente ha preso dal mio frigo.

«E-Ehi» lo saluto prima di essere interrotta da un colpo di tosse e mi copro le labbra con una mano. «Scusa»

«È okay, tranquilla» dice forzando le labbra a formare un sorriso e mettendosi seduto sulla sedia accanto al letto. «Dovrei essere io a scusarmi. È colpa mia se ti sei presa l'influenza» sospira dispiaciuto abbassando lo sguardo.

«Non essere stupido, Harry. Non è colpa tua» accarezzo un suo braccio dolcemente e alza gli occhi rivolgendomi un sorriso, che io ricambio. Ma ad interrompere il nostro scambio di sguardi è il brontolio della mia pancia ed arrossisco imbarazzata, mentre lui cerca di non ridere.

Che vergogna.

"Mangiamo, va'" ridacchia e posa il piatto fondo ancora fumante sulle mie ginocchia e mi porge un cucchiaio. Lo ringrazio, prendo il cucchiaio tra le dita ma la mano comincia a tremare e spaventata lo lascio cadere sul materasso. «Sei molto debole, dovrò imboccarti» dice ed io scuoto la testa alle sue parole.

«Non ce n'è bisogno, davvero» una risata nervosa esce dalle mie labbra, ma ormai ha preso la sua decisione. Si accomoda sul letto al mio fianco, posa il piatto sul comodino e avvicina il cucchiaio alla mia bocca.

«L'aereo in bocca a...» ricordo che questa frase mio padre la diceva sempre quando da bambina non volevo mangiare. Fulmino Harry con lo sguardo, che ride e apro la bocca mandando giù il brodo caldo.

Ricordati di noi. |H.S| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora