"No aspetta!" – Kate risveglia Amanbir dal suo sogno ad occhi aperti: "Che ci faceva Jessica in India? E perché i tuoi genitori se la sono portata a casa? Non mi sembra una cosa tanto normale!"
"Volontariato! Hai mai sentito parlare dei Volunteer Abroad?" – intervengo io con un po' troppo fervore.
"No" – mi guarda con l'espressione <<E perché mai dovrei averne sentito parlare?>>.
"C'erano anche diversi ragazzi americani nel gruppo, quindi immaginavo che potessi conoscere questa associazione". Fa segno di no col capo, così le spiego: "E' una associazione che ha diversi progetti in ballo in varie aree del mondo, tra cui l'India"
"Progetti di che tipo?" – interviene Jack interessato.
"Mah dipende. Ci sono diverse attività in cui i volontari si possono impegnare. Io davo una mano negli orfanotrofi. Facevamo giocare i bambini e facevamo del nostro meglio per farli sentire amati"
"Volontaria negli orfanotrofi?" – Kate pare sbiancata.
"Esatto"
"Oh my God! Non ci posso credere!"
Sembra piuttosto scossa. Che problema ha con gli orfanotrofi?
"E come hai incontrato i genitori di Amanbir?" – interviene Jack come per distrarre l'attenzione da lei.
"L'orfanotrofio dove lavoravo era a Delhi. Ma quel weekend..."
Ora tutti pendono dalle mie labbra e ricomincia il viaggio nel tempo...
Non so neanche come io abbia potuto lasciarmi convincere a tornare in treno!
Sarei persino arrivata ad affermare che ne fosse valsa la pena, farsi un viaggio di otto ore con degli sconosciuti, in strade tutto fuorché sicure, col rischio perpetuo di essere coinvolti in un incidente stradale! Non riesco ancora ad abituarmi alla follia con cui guidano da queste parti. Tutto per raggiungere Amritsar. Come negare che il Golden Temple sia una delle più formidabili attrattive di questo Paese? Fa senza ombra di dubbio la sua bella figura! Tutto d'oro, maestoso si erge nel bel mezzo di un laghetto artificiale. E l'ambiente poi! Indimenticabile! I pellegrini che ti mostrano ospitalità dandoti da bere e da mangiare gratuitamente e sono così felici che tu abbia deciso di visitare un luogo a loro tanto caro. Certo bisognerebbe sorvolare sul fatto che ti obbligano a camminare a piedi scalzi sul marmo ghiacciato e bagnato dall'acqua di purificazione, all'aperto, anche a gennaio! Ma sì, avrei comunque detto che ne fosse valsa la pena, fino a quando non mi hanno abbandonata qui. In questa stazione dimenticata da Dio, in un paesino mai sentito nominare e perché? Perché loro non potevano tornare a Delhi, solo perché una stupida volontaria gli chiedeva di riportarla a casa per assolvere le sue responsabilità. No! Loro dovevano proseguire verso il Kashmir. Non si può arrivare fino ad Amritsar e non proseguire fino al Kashmir. Neanche fosse un reato perseguibile per legge! Ci sono pure i guerriglieri in quella zona. Ma niente! Non sono riuscita a fargli cambiare idea, nemmeno parlando di sequestri. A questo punto spero proprio che se li prendano in ostaggio, così imparano ad abbandonare una povera ragazza indifesa in un posto come questo!
Pensare che la mia compagna di stanza mi aveva pure avvertito:
"Jessica, sei sicura che vuoi andare ad Amritsar con degli sconosciuti?"
E io fiduciosa:
"Ma sì Carla, sono tipi a posto. Stai tranquilla. La gente lo fa in continuazione. Chiede passaggi. Va in giro per il Paese con altri stranieri conosciuti in loco. Dove sta il problema?"
Tutto perché mi sono lasciata abbindolare da quel Benjamin! Era così carino e gentile! Quando mi ha detto che era australiano poi e che si era preso un anno sabbatico per girare il mondo, sono andata in brodo di giuggiole. Ero sicura che questi due giorni passati insieme ci avrebbero unito per la vita! Speravo che non gli sarebbe sfuggito quanto fossimo simili e che scoprendosi presto innamorato pazzo di me mi avrebbe chiesto di non tornare a Nuova Delhi, ma di girare il mondo con lui, per poi trasferirci in Australia, aprire un allevamento di canguri e vivere nella nostra fattoria felici e contenti finché morte non ci avesse separato. E invece mi ha mollato qui!
"E' stato un piacere Jessica. Good luck!"
Good luck...buona fortuna, certo ne avrò bisogno!
Mi guardo intorno spaurita, sperando di essere almeno sul binario giusto. Non che sia molto facile capirlo, visto che a parte i nomi delle città, è tutto scritto in punjabi, o se sei fortunato in hindi. Come se per me facesse alcuna differenza! Entrambi incomprensibili nella stessa identica maniera!
Vedo avvicinarsi una ragazzina, potrà avere dodici anni. Mi indica la macchina fotografica, che stupidamente porto ancora al collo e mi chiede a gesti di farle una foto. Poi ne vuole un'altra con me. Mi chiedo se si rende conto che non ci sarà mai modo di fargliela avere questa foto! Ma lei è felice così. Ha avuto il suo minuto di gloria con la gori, la bianca, oh British. Perché tu puoi essere italiana, francese, tedesca, russa, quello che ti pare, ma se sei bianca per loro sei sempre British.
SANCAR SEVA. SANCAR SEVA. TREN BLA BLA BLA SOOCIT
Che cosa? Ma almeno gli annunci non li potrebbero fare in Inglese?
SANCAR SEVA. SANCAR SEVA. TREN BLA BLA BLA SOOCIT
Vedo un certo movimento. Tutte le persone che attendevano pacificamente insieme ai loro bagagli il fantomatico treno per Delhi delle otto, iniziano a guardarsi l'un l'altro e a parlare tra di loro. Vedo alcuni che se ne vanno. Altri che si accampano come se non dovessero più lasciare questa stazione. Io decisamente confusa decido che non ho altra scelta se non quella di chiedere a qualcuno che cosa è stato detto nell'annuncio. Ci sarà pure qualcuno che parli inglese anche in questo paesino, dopo due secoli di dominazione britannica!
Non molto distante da me, vedo una donna avvolta in uno scialle di lana rosso con dei disegni dorati, ferma, che guarda nel vuoto. Ha l'aria gentile. Mi avvicino.
"Mi scusi, parla inglese?"
Mi guarda sbigottita, poi si gira verso l'ignoto e inizia a urlare con quanto fiato ha in corpo: "Rajiiii Rajiii"
Oh Dio spero che non significhi "a ladro a ladro". Con mio sollievo scopro che Raji è il nome di suo marito.
Finalmente qualcuno con cui si riesca a comunicare. Mi spiega che il treno è in ritardo di nove ore.
Che cosa? Nove ore? Ma com'è possibile? Il treno è caduto in un burrone e devono riuscire a tirarlo fuori? Non è possibile che sia davvero in ritardo di nove ore? Ditemi che state scherzando. Io sono qui da solo mezz'ora e ho già le ossa congelate a causa dell'alto tasso di umidità. Tra nove ore mi ritroveranno morta dal freddo.
"E' colpa della nebbia" – mi spiega gentile Raji.
Il solo pensiero di stare in questa stazione da sola per altre nove ore mi destabilizza, senza volere mentre lui mi sta ancora parlando scoppio in lacrime. Sua moglie mi prende la mano e inizia ad accarezzarla, forse per scaldarla, mentre mi pronuncia affabilmente parole incomprensibili.
Suo marito mi traduce: "Non ti preoccupare. Anche noi dobbiamo andare a Delhi. Non abitiamo lontano dalla stazione. Non c'è ragione di aspettare qui al freddo. Perché non vieni a casa con noi?"
Sono sicura che Carla mi direbbe: "Non hai ancora imparato la lezione? Non ti devi fidare di perfetti sconosciuti! Non andare!"
Ma tra morire congelata sul binario di una stazione e morire strangolata nel calduccio di una casa, credo di preferire la seconda. E così decido di andare con loro, rammaricandomi solo di non essere riuscita a salutare mia madre e mio fratello prima di morire.
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Come acqua tra le mani
Aktuelle LiteraturChe cosa accomuna un'italiana con la testa tra le nuvole, un guru indiano, un manager californiano e una vamp piuttosto snob? "Come acqua tra le mani", una storia esilarante che, tra una risata e l'altra, vi ricorderà l'importanza di guardare oltre...