Rimango lì immobile ancora stordita dalla conversazione. Non pensavo se la prendesse tanto, in fondo, non è che sia successo nulla. Forse la colpa è della mia incapacità di spiegarmi. Non sono mai stata brava in questo. Troppe volte mi è successo di peggiorare la situazione con spiegazioni troppo approssimative.
Chissà cosa si è immaginato dietro a quel "Ci prova con te". Jack è stato sempre molto rispettoso. Non ha mai alzato un dito su di me, a parte quella volta che mi ha messo la mano sulla spalla per incoraggiarmi a parlare, ma non credo quello si possa veramente definire un "provarci". E poi per quanto riguarda la California, bè che bisogno c'era di parlare di qualcosa che con tutta probabilità non accadrà mai? Ma perché capirsi dev'essere così complicato nel ventunesimo secolo?
Vengo risvegliata dai miei pensieri dallo sbattere della porta.
"Amanbir, aspetta!" decido di corrergli dietro. Questa storia ha dell'assurdo. Non possiamo litigare per colpa di uno yankee.
Lo vedo allontanarsi a passo veloce nella stradina oscurata dal buio e dalla nebbia. Sembra deciso a seminarmi. Non riuscendo a stargli dietro camminando, sono costretta a iniziare a correre.
"Amanbir, aspetta!"
"Jessica, per favore. Ho bisogno di stare solo"
"Di stare solo? E in che modo stare solo dovrebbe aiutarti a sentirti meglio? Lo so che John Gray dice che dovrei lasciarti ritirare nella tua caverna, ma davvero non credo che sia il caso ora! E lo sai perché? Perché non faresti altro che fare tante congetture inesistenti che peggiorerebbero il tuo stato d'animo..."
Ma perché non si ferma un attimo? Mi sta venendo il fiatone. Tutto sto correre in mezzo alla nebbia mi ucciderà. Ha già un paio di metri di vantaggio su di me.
"...per favore Amanbir, lasciami spiegare!"
"Non c'è niente da spiegare. E' tutto molto chiaro"
"Ma cosa è chiaro?", lo dico quasi urlando perché possa sentirmi anche da lontano.
D'improvviso si blocca, si gira e torna indietro, poi con gli occhi lucidi mi fissa e mi dice:
"Lo sai perché i miei genitori hanno divorziato dopo trent'anni di matrimonio?"
Lo guardo impallidita, percependo finalmente cosa lo abbia irritato tanto.
"Pensi che io ti voglia lasciare per Mister Parish? Amanbir, ma io ti amo! Non ti voglio lasciare! Né per Mister Parish né per nessun altro!"
"Pensi che mio padre si sia innamorato immediatamente di Bianca? E' stata una cosa graduale Jessica. Molto graduale. Un giorno un caffè insieme, un altro giorno a pranzo, una chiacchierata oggi, una domani. Un sorriso. Un ammiccamento. E' così che succedono queste cose. Prima che te ne accorgi ci sei già dentro fino al collo"
Getto le mie braccia attorno a lui e lo stringo forte, sentendomi scorrere nelle vene tutto il suo stato d'animo, il dolore per la separazione dei suoi, la paura di perdermi, la fiducia tradita per non avergli detto tutto dall'inizio e inizio a piangere. Quanto fa male rendersi conto di aver ferito chi si ama.
"Mi dispiace Amanbir. Mi dispiace. Perdonami. Mi dispiace"
Mi accorgo che il suo corpo da rigido, si ammorbidisce. Inizia a ricambiare il mio abbraccio e accorgendosi delle lacrime sul mio viso, me le asciuga delicatamente col dito e mi bacia dolcemente.
"Scusami anche tu. Non sarei dovuto andare via in quel modo. Torniamo in casa ora che fa freddo"
Nel frattempo mi ricordo di aver lasciato la porta aperta correndo dietro ad Amanbir e spero davvero che nessuno abbia deciso di approfittarne per svaligiarci la casa. Ci manca giusto un furto oggi!
Con mia gioia constato che per stasera i ladri erano impegnati altrove e nessuno ha approfittato della nostra assenza.
Voglio recuperare ai miei errori. Devo dimostrare a mio marito quanto lo amo. Faccio di tutto per farlo star bene e per fargli dimenticare questa brutta scenata. Lo tratto come un principe per le ore che ci rimangono fino a fine giornata. Decido di non accennare neanche più alla lezione persa di salsa, sperando che l'insegnante ce la faccia recuperare.
Prima di addormentarsi avvinghiato a me, mi sussurra:
"Non te ne andrai in California, vero?"
"Non senza di te"
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Come acqua tra le mani
Genel KurguChe cosa accomuna un'italiana con la testa tra le nuvole, un guru indiano, un manager californiano e una vamp piuttosto snob? "Come acqua tra le mani", una storia esilarante che, tra una risata e l'altra, vi ricorderà l'importanza di guardare oltre...