Sei mesi dopo

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Sono qui già da un quarto d'ora, ma di Amanbir ancora neanche l'ombra. Avrà trovato il solito traffico a passo d'uomo, tanto comune da queste parti! E io che pensavo di sapere cosa fosse il traffico! Quando inizi a realizzare che per fare dieci chilometri, qui puoi metterci anche un'ora e mezza, cominci a capire cosa intendessero dire quando dicevano convinti, che da noi non esiste il vero traffico.

Non riesco ancora a credere che siano già passati sei mesi dal nostro arrivo in California! Mi sembra ieri che siamo atterrati all'aeroporto di Los Angeles, dove Jack e Kate ci attendevano con un cartello in mano che riportava i nostri nomi. E io che, dopo più di quindici ore di volo, ero talmente fusa, che quasi non li riconoscevo.

Non è stato poi così difficile sentirsi a casa nel California Dream! Amo vedere l'oceano tutti i giorni. E le palme. E il sole tutto l'anno!

Mi osservo soddisfatta le braccia, notando un piacevole colorito dorato.

Certo mi mancano gli amici e i familiari. Mi manca persino mia madre. Dopo il nostro ultimo chiarimento a tu per tu, giusto qualche giorno prima della nostra partenza, abbiamo entrambi meno motivi di ostilità. Ho seguito il consiglio di Amanbir, le ho detto come mi sentivo e lei per la prima volta in vita sua, si è veramente sforzata di capire cosa provavo. Ora andiamo quasi d'accordo. Anche se bisogna ammettere che è molto più facile andare d'accordo in lontananza. Forse anche complice il fatto che difficilmente può verificare il mio disordine, da più di diecimila chilometri di distanza!

Più di tutti ho nostalgia di Carmen! Per fortuna riusciamo a sentirci abbastanza spesso via Skype. La tecnologia ha accorciato le distanze.

Non ho ancora imparato a usare i rollerblade, ma anche la bicicletta ha un suo perché.

Io e Amanbir abbiamo provato a fare surf! Non mi dispiaceva... Nonostante non riuscissi ad alzarmi in piedi sulla tavola. Fino a quando un giorno, mentre ero in acqua, ho avvistato una pinna minacciosa nelle vicinanze! Sono uscita correndo fuori dal mare, urlando come una forsennata: "Squalo! Squalo!" e la gente che mi guardava come se fossi stata deficiente. Sì va bene, non era uno squalo bianco. Era "solo" un piccolo squalo! Ma i denti ce li ha pure lui, no? 

Fatto sta che da allora, mentre Amanbir fa surf, io rimango fuori a controllare che non ci siano squali in vista.

Vengo interrotta dai miei pensieri da una signora piuttosto in carne che mentre si accomoda accanto a me, mi dice:

"Non ti dispiace se mi siedo accanto a te?"

"Nessun problema!"

"Non sei di qui, vero? Di dove sei?"

Da cosa lo ha capito? Non può averlo capito da solo due parole! Sarà per lo stile nel vestire! Basta poco qui per distinguersi! Non che io indossi chissà cosa, ma confronto a lei, sembro pronta per una sfilata di moda.

"No, non sono di qui. Sono Italiana"

"Ah! Mafia, pizza e mandolino!"

Come acqua tra le maniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora