Confessioni - parte 2

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Uhm, qualcosa in questa storia non mi quadra. Mettiamo pure che sia vero che Jack ha tradito Kate una sola volta, allora perché Kate conosceva le mosse di suo marito nei miei confronti ancora prima che io gliele narrassi, come se si trattasse di un copione predefinito? E poi, se davvero Jack fosse pentito per il suo errore, perché avrebbe assunto un comportamento flirtereccio nei miei confronti? Le attenzioni. Il regalo, seppur piccolo. Il cercare occasioni per stare insieme. Ma non è tutto, se Jack non avesse avuto nulla da nascondere, perché quando ha sentito che Kate è qui, si è agitato tanto al punto da iniziare a sudare freddo?

"Jessica, mi sembri turbata. Tutto bene?"

"Sì, è solo che mi stavo mettendo nei tuoi panni. Oh Jack! Povero Jack! In fondo tu avevi solo bisogno di comprensione e amore. E nessuno ti ha capito" - lo dico con la voce più dolce che mi riesca, mentre gioco con una ciocca di capelli.

Noto il suo sguardo dapprima perplesso, fare posto a un non so che di malizioso accompagnato da uno strano sorrisetto. Accosta la macchina. Sospira. Mi guarda intensamente, fissando i miei occhi. Mi prende la mano.

"Jessica! Sapevo che tu eri diversa dalle altre. Hai capito quello che mia moglie non è riuscita a capire in tanti anni. Jessica. Dolce Jessica" mi accarezza la guancia. Sospira di nuovo e avvicina il suo viso al mio con tutte le intenzioni di baciarmi. Ecco qui. La carta che mancava. Il bacio.

Lo allontano da me spingendolo con forza, lasciandogli pensare che ho avuto uno sdoppiamento di personalità e gli urlo con tutta l'energia che ho in corpo:

"Le cose tra di voi non andavano bene e tu invece di cercare di recuperare il rapporto la tradisci? Sei proprio un bel soggetto, Jack! Per non parlare del fatto che hai anche il coraggio di fare il pietoso incompreso e di dipingerti come una povera vittima, quando nella tua mente perversa pianificavi già il prossimo tradimento! Dì la verità: perché mi hai fatto un regalo? Questo era il tuo obiettivo dall'inizio, vero? Volevi farmi cadere nella tua trappola!"

Scoppia a ridere: "Non puoi essere seria! Ancora questa storia del regalo? E' stata una sciocchezza, Jessica", poi tornando serio: "Ma si può sapere cosa vuoi da me? Chi ti credi di essere per metterti a farmi le ramanzine? Non ho bisogno delle tue prediche, ok? O ci stai o non ci stai, that's it! Fine dei giochi! Non la tirerei tanto per le lunghe, fossi in te"

"Ah sì? Benissimo!" e sentendomi un po' Scalfaro, scandisco: "Io, non ci sto!"

Scendo dalla macchina e inizio a correre via senza neppure sapere dove mi trovo. Non conosco Milano poi così bene. Ma mi basterà trovare una metro per ritrovare il cammino. Continuo a correre nella speranza che lui non mi segua e rifiutando di pensare a come quello che è appena successo influirà sulla mia carriera.

Vorrei chiedere a qualche passante dov'è la stazione metro più vicina, ma ho paura che se rallentassi, lui mi raggiungerebbe, sempre che mi stia seguendo.

Mi passa a fianco un signore e decido che non ho scelta, devo per forza chiedere indicazioni se voglio approdare da qualche parte.

"Mi scusi, mi sa dire dove posso trovare una stazione metro?"

"Una stazione metro? Dove deve andare?"

"Come?"

"Se mi dice dove deve andare, le spiego il percorso più breve"

Ci sono delle persone che pare non aspettino altro che qualcuno gli chieda indicazioni stradali per poter finalmente sfoderare le loro conoscenze geografiche metropolitane. D'altronde devono pur mettere a frutto le ore spese a studiarsi lo stradario.

"Lasci perdere"

Non faccio a tempo a terminare la frase che mi sento afferrare per un braccio:

"Si può sapere dove stai andando?"

"Torno in azienda coi mezzi!"

"Ah sì. E come pensi di spiegare la cosa ai tuoi superiori?"

Ottima domanda. Veder tornare il vice mega manager da solo, dopo che tutti sapevano che eravamo insieme all'AMSA, non credo faccia una buona impressione.

"Puoi dirgli che mi sono sentita male e che sono dovuta tornare a casa"

"Non essere stupida Jessica. Il lavoro e le questioni personali devono essere tenuti separati! Ora tu risali in macchina con me e torniamo in ufficio insieme. Parleremo ai tuoi superiori dei magnifici risultati avuti all'AMSA e ci dimenticheremo di qualsiasi altra cosa ci siamo detti oggi al di fuori delle questioni lavorative. Siamo intesi?"

Non mi parlavano con questo tono da quando ero un'adolescente ribelle e mio padre tentava disperatamente di rimettermi in riga.

Proprio come facevo con mio padre, gli tiro un'occhiataccia, emetto un mugugno che vorrebbe stare per "Ok, siamo intesi" e lo seguo a testa bassa in macchina. Non ho il coraggio di guardarlo, mi limito a osservare gli edifici fuori dal finestrino, calcolando quanti minuti ci separano dalla nostra destinazione.

"E comunque, se lo vuoi proprio sapere, non è che Kate sia una santa!"

Faccio finta di non ascoltarlo. Continuo imperterrita a contare i palazzi.

"Ti sei chiesta come mai ha letto lei l'email destinata a mio padre?"

Sdegnata dal suo tentativo di discolparsi, gli abbaio: "Te l'ho detto, sostituiva Leslie perché è a casa ammalata!"

"Baggianate! Leslie non è affatto ammalata in questi giorni. Ho parlato con lei proprio ieri e sai cosa mi ha detto?"

Non rispondo restando immusonita.

"Kate ha chiesto a Leslie di prendersi qualche giorno di vacanza. E indovina perché? Non sono l'unico ad avere scheletri nell'armadio, cara Jessica"




Come acqua tra le maniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora