Il tanto temuto Venerdì

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Ve-ner-dì. Normalmente mi basta udire il suono di queste sillabe messe insieme per sussultare di gioia. Ma oggi è diverso. Oggi non è un venerdì come tutti gli altri. Oggi è il giorno del verdetto!

 Entrando in ufficio incrocio diversi sguardi nervosi e altrettante mani sudate. C'è un certo fermento generale.

Sembra passato un secolo dalla prima riunione con Jack. Non voglio nemmeno ripensare a come sono scappata in bagno piantando tutti in asso. Poi l'incontro al parco e il miraggio della California. Oh mio Dio e la serie di equivoci che ne sono susseguiti! Tutto per uno stupido cofanetto porta camomilla. Se ripenso alla figura che ho fatto con Patrizia e Valentina... Roba da sotterrarsi da sola! E con Jack... bé a pensarci bene è già un miracolo che non mi abbia licenziato un paio di giorni fa e, potrei definire quasi bizzarro, il fatto che mi parli ancora dopo che l'ho accusato pubblicamente di essere un flirt, spingendo persino sua moglie a raggiungerlo qui in Italia! C'è di buono che se le cose hanno davvero preso la piega che lasciava intendere il loro comportamento di ieri sera, forse gli ho salvato il matrimonio. Vabbè più Amanbir che io, ma siamo o non siamo una sola carne? E quindi tutto sommato ha persino ragioni per cui essermi grato. Forse. Sempre se non teniamo conto di che razza di snob sia sua moglie. Se ne dovessimo invece tener conto, probabilmente avrebbe più ragioni per odiarmi, che per ringraziarmi.

Sono ancora persa nei miei pensieri, con lo sguardo fisso su un punto anonimo dello schermo del PC, quando il trillo del telefono mi fa sussultare:

"Jessica Nardi. Come posso esserle utile?"

"Signora Nardi! Non ha visto che ore sono? Come al solito stiamo aspettando solo lei per iniziare la riunione! Si dia una mossa!" 

Non mi dà nemmeno il tempo di rispondere, attaccando in malo modo. Siamo nervosetti oggi?

Dovrei davvero segnarmi dei promemoria in agenda. O sul PC. O sul cellulare. O in tutti questi posti messi insieme. Almeno forse non dovrei sorbirmi tutte le volte le urla del dott. Guatelli.

La riunione di chiusura lavori. Finita la settimana di valutazioni, ecco che ci si ritrova per tirare le somme.

Entrando incrocio lo sguardo di Jack. Mi sorride compiaciuto. Noto che ha delle brutte occhiaie, ma un'aria decisamente soddisfatta. Presumo che le cose abbiano, anche per loro, continuato a girare per il verso giusto, ieri sera.

"Signori, è arrivato il momento di svelare a tutti voi la vera ragione per cui abbiamo avuto ospite Mr. Jack Parish nella nostra filiale, questa settimana" – sentenzia il dott. Guatelli con aria di giudice di pace – "Come avrete capito, Jack è il figlio maggiore di Mr. Steeve, il CEO della nostra società in California, ed è stato incaricato da suo padre di selezionare delle figure emergenti della nostra azienda, da addestrare in sede, al fine di uniformare i nostri standard con quelli americani. Le persone che riceveranno la lettera di invito, verranno trasferite nella sede californiana per un periodo di circa due anni. Chiaramente il trasferimento non è obbligatorio, i prescelti saranno liberi di declinare l'offerta. Ma immagino che nessuno con un minimo di buon senso rifiuterebbe una tale opportunità. I dettagli del trasferimento e le condizioni economiche verranno discusse in privato con ciascun candidato".

Nella sala riunioni c'è un certo tumulto. Alcuni sono palesemente scioccati, come se gli fosse caduto un secchio d'acqua in testa. Li vorrei tranquillizzare: "Tranquilli, se non ne sapevate nulla da prima, è perché non eravate tra i possibili candidati dall'inizio!". Immagino che io non sia stata l'unica a cui Jack abbia parlato a inizio settimana. E la mia tesi è confermata da diverse persone che hanno tutta l'aria di chi già sapeva.

Vedo Miriam con un fascio di una decina di lettere in mano, passare alla distribuzione. Mi sento come ai tempi della scuola, quando l'incaricata di turno si occupava di restituire le verifiche corrette e, con il cuore in gola, pregavo di aver preso almeno un sei. Anche adesso ho il cuore in gola, ma sinceramente sono ancora confusa su per che cosa pregare. Voglio davvero che una di quelle lettere sia per me? Ci voglio andare davvero in California?

Miriam si avvicina a me e le mie gambe iniziano a tremare, ma mi sorpassa e appoggia la lettera davanti a Patrizia.

Musichetta di delusione: pa pa pa paaa.

Niente lettera per me? Ma com'è possibile? Dopo lo strabiliante successo che ho avuto all'AMSA, come han potuto giudicarmi NON IDONEA! La stessa sensazione di quando scoprivo di aver preso un quattro! Ma io avevo studiato! Questa è un'ingiustizia!

Sto fremendo! Mi devo trattenere con tutte le mie forze per non alzarmi e urlare: "Che fine ha fatto la mia lettera?"

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Nota autrice:

Buongiorno! Spero che anche questa parte della storia vi sia piaciuta. Povera Jessica...che delusione ha appena avuto!
Vorrei cogliere l'occasione per farvi sapere che sto partecipando a un altro concorso.  Per chi volesse lasciarmi un voto e un commentino anche lì,  mi trovate su: "Concorso Wattpad 2016  di ILoveMyCrazyAngel su Wattpad http://w.tt/1JOq7nw. La mia è la storia n. 54. Grazie infinite per tutto il Vs sostegno! Siete fantastici!

Come acqua tra le maniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora