Sento il rumore della chiave che cerca la sua strada all'interno della serratura. Spengo tutte le luci e mi siedo nel buio della cucina, trattenendo il respiro. Lui apre la porta e vede un'ombra. Si spaventa per i primi cinque secondi, ma poi riconosce la mia figura e scoppia a ridere.
"Jessica! Qualche giorno mi farai venire un infarto!"
Ridiamo insieme mentre mi avvolge in un ermetico abbraccio che è un misto di un "Non ti puoi più muovere furfantella" e un "Mi sei mancata tanto amore".
"Allora sei pronta per la lezione di salsa? Questa sera lasceremo il maestro a bocca aperta! Ho ripassato tutte le figure", così dicendo mi afferra e facendomi ballare, inizia: "Dile que no, guapea, enchufla... diventeremo ballerini professionisti!"
Non mi sembra possibile che Amanbir si sia appassionato tanto alla salsa. Pensare che all'inizio lo dovevo pregare per andare al corso. Ha sempre amato il ballo, sin da ragazzino, ma niente che si distogliesse troppo dalla Bollywood dance. E ora, guardalo! Potrebbe passare tranquillamente per un cubano, se non avesse i capelli lisci. O forse più per un Ecuadoriano, se fosse più basso.
"Ok. Ok. Calmati ora. Sarà meglio che iniziamo a prepararci per andare"
"Che ti prende?"
"Niente!"
"Sei arrabbiata?"
"No!"
"Sicura?"
"Sì"
"E cos'è quel tono allora?"
"Quale tono?" - ma come fa a capire come sto solo dal tono della voce?
"Il tono di una che vorrebbe sparare al primo che gli capita sotto tiro"
"Io non ho nessun tono! Sei tu che stai facendo un sacco di storie per niente!"
"Jessica, ormai ti conosco troppo bene. Pensi davvero di potermi ancora nascondere qualcosa? Che è successo?"
"Niente!"
"Problemi sul lavoro?"
"Ma perché devi insistere tanto?"
Mi guarda con occhi tanto penetranti da farmi sentire messa a nudo. Ho la sensazione che in questo momento riesca a sentire anche lui la vocina del mio pensiero e a rivedere le immagini di tutta la giornata registrate dalla mia memoria.
"Ok. Ok. Non è andata troppo bene oggi a lavoro. Ho accusato il vice mega manager americano di essere un flirt e gli ho consegnato un prospetto di vendita inventato di sana pianta, cosa che lui ha già realizzato e non ho idea di cosa pensi di fare al riguardo!"
Senza rendermene conto, gliel'ho detto quasi urlando. Quasi come se mi fossi arrabbiata con lui per avere aperto il coperchio di una pentola che volevo rimanesse chiusa, almeno per stasera. O forse ho solo scaricato lo stress di tutta la giornata sulla persona che più mi è vicina. In fondo non è questo quello che facciamo tutti? Riversiamo le nostre rabbie, le nostre ansie, le nostre preoccupazioni, proprie sulle persone che meno se le meriterebbero, le persone che ci amano e ci stanno a una vicinanza talmente ravvicinata da riuscire a sentire il nostro odore, da riuscire a vedere i nostri più piccoli difetti, da scoprire i nostri segreti più inquietanti, e il tutto senza scappare via.
"Scusa. Non volevo urlare. Ma è stata una giornata pesante"
Lui mi guarda perplesso come se si stesse chiedendo se ha capito bene quello che gli ho detto.
"In che senso hai accusato Mister Parish di essere un flirt?"
Questo è tutto quello che ha registrato di una frase così lunga?
"E' complicato! Possiamo parlarne in un altro momento? Dobbiamo andare, si sta facendo tardi"
"No. Voglio parlarne ora! Che cos'è questa storia di Mister Parish flirt?"
"Io sto per perdere il lavoro e l'unica cosa che ti preoccupa sono i flirt di Mister Parish?"
"Non me ne frega niente del lavoro, ma se mi permetti me ne frega di mia moglie! Cos'è questa storia dei flirt? Mister Parish ci ha provato con te?"
"Ma no che non ci ha provato. Ci sono solo stati una serie di malintesi. Te l'ho detto è complicato. Non roviniamo ulteriormente questa giornata...per favore. Non mi fare saltare la lezione di salsa"
"Jessica credo che chiarire questa cosa sia molto più importante di una lezione di salsa"
"Ok. Hai vinto tu! Mister Parish è stato particolarmente amichevole con me in questi giorni. Mi ha chiesto di dargli del tu. Mi ha chiesto di accompagnarlo per delle commissioni. Mi ha regalato delle bustine di camomilla dopo che io ho commentato che fosse un peccato che alle macchinette non ci fosse camomilla. Ah e ha pure comprato dei bollitori per tutti. Io ho pensato che ci stesse provando con me e anche con altre due mie colleghe e mi sono guardata bene dal tenermelo per me"
"Quando è cominciata questa storia?"
"Lunedì"
"E me ne parli solo ora?"
"C'era di mezzo la California. Lui ha detto che questa settimana doveva scegliere chi trasferire nella sede californiana. E mi ha detto che io ero tra le candidate..."
"La California? Ti ha parlato di un possibile trasferimento in California e tu non mi hai detto nulla?"
"Te ne avrei parlato. Solo che non ce n'è stata occasione"
"Il tuo capo ci prova con te, ti chiede di trasferirti in California e tu? Tu mi dici che non c'è stata occasione di parlarmene? Non so davvero cosa pensare Jessica. Scusami, ma ho bisogno di rinfrescarmi le idee. Vado a fare due passi"
STAI LEGGENDO
Come acqua tra le mani
Ficción GeneralChe cosa accomuna un'italiana con la testa tra le nuvole, un guru indiano, un manager californiano e una vamp piuttosto snob? "Come acqua tra le mani", una storia esilarante che, tra una risata e l'altra, vi ricorderà l'importanza di guardare oltre...