Capitolo 26

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SONIA

Mi sveglio e momentaneamente mi sembra tutto come prima, come prima del grande vuoto, come prima del dolore, come prima delle lacrime, come prima di un cuore strappato dal petto, come prima della morte, come prima di quella telefonata che ha strappato l'ultima goccia di vita dalla mia anima. Quella telefonata di una settimana fa, quella telefonata che ha annunciato che il mio grande amore è morto.
Stefano è morto.

Ricomincio a piangere e singhiozzare. Perché? Perché? Come è possibile che l'unico mio grande amore, l'unica mia ragione di vita, l'unica mia storia sia già evaporata via così in un modo così brutale? Lui meritava di vivere. Non aveva fatto nulla di male per meritarsi questa morte così violenta e truce.

Lo hanno stuprato. Ancora non ci posso credere. Solo per il fatto che era bellissimo. Ed io che pensavo che queste cose potessero capitare solo alle ragazze, ovviamente mi sbagliavo.

Il primo giorno è stato terribile: dopo la telefonata ho cominciato a dare di matto. Sono corsa nel posto in cui lo hanno ucciso e mi sono buttata addosso a quel cadavere urlando "No, no, no. Perché? Perché?" Urlando a squarcia gola, piangendo fino allo sfinimento, ho perfino tentato di uccidermi. Il primo giorno l'ho passato a piangere, a guardare le nostre foto e a ripensare ai bei momenti passati insieme. Il primo giorno mi sono addormentata sfinita vicino a lui, ma mi sono svegliata nel mio letto.

Il secondo giorno non è stato da meno. Sono ritornata nel luogo del crimine, ma lo avevano già portato via. Mi sono rimessa a piangere e strillare. Sono andata in ospedale a cercarlo, e ho pianto per tutto il giorno. Il secondo giorno per la prima volta mia mamma è venuta da me e abbiamo pianto insieme. Il secondo giorno mi sono addormentata sfinita accanto alla donna che mi ha donato la vita.

Il terzo giorno sono andata al funerale. C'erano tutti. Nessuno ha osato avvicinarsi a me tranne le mie amiche che ho respinto. Il terzo giorno ho pianto talmente tanto che non avevo più lacrime. Il terzo giorno volevo chiudermi nella bara con Lui. Il terzo giorno sono svenuta dopo aver dato un ultimo sguardo all'unico ragazzo che è riuscito a farmi battere il cuore. Il terzo giorno sono morta dentro.

Il quarto giorno è stato il peggiore. Dopo essere svenuta non ricordavo più nulla. Non avevo ancora capito che lui non c'era più. Questa consapevolezza mi ha colto di sorpresa, come un fiume in piena che sommerge tutto uccidendo le persone. Il quarto giorno ho finalmente capito che lui non c'era più. Il quarto giorno il dolore mi ha sopraffatta come un uragano in una giornata di sole. Il quarto giorno il dolore era talmente tanto che ho cominciato a passarmi la lama sulla pelle candida, pensando che forse tutto quel dolore me lo meritavo.

Il quinto giorno ho continuato a tagliarmi, soffrendo in silenzio. Sono arrivata al gomito sul braccio sinistro, e a poco più su del polso nel braccio destro. Il quinto giorno mia mamma ha capito che qualcosa non andava sul serio. Che non era tutto dolore. Il quinto giorno i miei genitori hanno provato a farmi mangiare qualcosa. Ho vomitato tutto.

Il sesto giorno ho capito quello che stavo facendo. Ho buttato la lama e ho confessato tutto a mia mamma, cosicché mi aiutasse ad uscire da questo girone infernale. Il sesto giorno ho provato davvero ad andare avanti. Il senso giorno per la prima volta non ho pianto. Il sesto giorno ho ascoltato tutta la musica che piaceva a lui ed ho sorriso. Il sesto giorno ho permesso alle mie amiche di entrare in camera mia. Il sesto giorno ho mangiato senza vomitare. Il sesto giorno ho provato davvero a lasciarmi tutto alle spalle.

Il settimo giorno è stato il migliore. Le mia amiche sono state da me tutto il giorno. Il settimo giorno per la prima volta ho riso. Il settimo giorno ho mangiato un pasto completo e sono stata bene. Il settimo giorno sono uscita di casa per una breve passeggiata in cortile. Il settimo giorno le mie amiche sono state la mia famiglia. Il settimo giorno ho cominciato a capire che dovevo davvero andare avanti. Il settimo giorno ho cominciato a rinascere.

Ed ora, ora che è l'ottavo giorno, vado a trovare Stefano per la prima volta dopo il funerale.

Lo vedo li, in quella foto, e so che il suo meraviglioso corpo è lì dentro. Il suo corpo è lì, è vero. Ma se ho capito una cosa in questi otto giorni, è che non potrò mai dimenticarlo. Perché lui è qui, è dentro di me. Lui è e sarà sempre nel mio cuore.
Grande o piccolo che sia, freddo o dolce, lui ci sarà sempre. Anche quando sarò davvero andata avanti.

Perché i primi amori non si dimenticano. Si custodiscono sempre nel proprio cuore. Il primo ragazzo o ragazza che sia, che ti ha fatto battere il cuore, sudare le mani, che appena lo vedevi stavi subito bene, che appena ne parlavi sorridevi come un ebete. Quella persona che ti mancava anche dopo solo un ora, quella persona per cui hai pianto. Il primo ragazzo o ragazza di cui ti sei innamorato. Non lo dimenticherai mai, anche se lui si allontanerà sarà per sempre nel tuo cuore. Il primo bacio, il primo sguardo, il primo abbraccio, i bei momenti passati insieme e tutto il resto.

Le persone non si dimenticano. Si chiudono in un angolino remoto del nostro cuore, ma ci sono sempre.

Come Due Rette Parallele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora