CAPITOLO 20

445 14 2
                                    

HARRY POV'S

Le parole mi sono uscite spontaneamente, sono uscite dalla mia bocca ma non ho pensato a quanto realmente fossero importanti.
Ora lei se n'è andata e io non posso fare niente per impediglielo, sono stato un fottuto codardo, dovevo dirle che l'amavo, che volevo riprovarci, che non l'avevo mai dimenticata e che era costantemente il mio pensiero fisso tutti i giorni in cui siamo stati separati.
Era la mia unica occasione, dopo mesi, di riabbracciarla, sentire il suo profumo e stringerla tra le mie braccia come se fosse un gioiello prezioso, ma come sempre ho combinato una stronzata.
Nei mesi scorsi ero andato a Milano per dei concerti, e avevo sperato con tutto il cuore di incontrarla, magari, solo per un secondo, accertandomi che stesse bene, avevo sperato fino all'ultimo di vederla tra il pubblico nelle varie interviste a Milano. Ma non l'ho mai vista.
E ora che ce l'avevo davanti me la sono fatta scappare.

Torno a casa con Cara che non fa altro che chiedere informazioni su Kim.

*******

KIMBERLY POV'S

Mi affretto a chiudere a chiave la serratura controllando che in casa non ci sia nessuno, non so cosa potrebbe succedere se Kevin mi vedesse.
Devo solo andarmene di qui il più in fretta possibile non sapendo quando potrebbe tornare.
Afferro la prima maglietta che mi capita sotto mano nell'armadio e la butto appallottolandola dentro la valigia, e faccio così con tutte le altre.
Chiudo la valigia ormai piena e mi affretto a raggiungere la porta.
Sto per girare la chiave ma un'altra lo sta già facendo.
Merda. Sta arrivando.
Respiro affannosamente mentre cerco qualcosa con cui difendermi, ma non vedo nessun oggetto in grado di farlo.
Indietreggio e vado a sbattere contro la valigia che a sua volta cade a terra con un tonfo.
La porta si apre completamente e sto per andare in panico.
Kevin entra e sbatte contro la porta urtandola, buttando giù qualche soprammobile sul comodino.
Il suo sguardo è basso e barcolla leggermente mentre chiude la porta dietro di se. È ubriaco. La serratura scatta segno che ha appena chiuso a chiave.
Indietreggio di qualche passo mentre sento il suo sguardo ignettato di sangue addosso.
Si avvicina maggiormente a me e io vado a sbattere contro la superficie fredda del muro. Sono fottuta.
Cerco di reggermi in piedi ma più lui si avvicina più le mie gambe cedono.
Devo andarmene. Subito.
I respiri irregolari si fanno più intensi mentre cerco con lo sguardo un telefono per chiamare aiuto. Ma l'unica cosa che vedo è un vecchio telefono con il filo staccato appoggiato dalla parte opposta della stanza.

Kevin comincia a sferrare calci sul mio addome e io mi accascio a terra dolorante.

"No! Ti prego!" Ormai sto piangendo.

"Dimmi dove cazzo sta quel figlio di puttana!" Urla.

"Kevin, t-ti prego, non farmi del male" Supplico.

"Dove sta, eh?! Dov'è tuo padre?!"

"I-io n-non lo so!"

"Voglio i miei fottuti soldi! Sai quanti cazzo di soldi ci deve quel bastardo?!"
Ci deve un milione di sterline!"

Ho paura.

Kevin fa qualche altro passo verso di me e si inginocchia.
Mi guarda mentre con una mano mi accarezza la guancia. Tremo.

"Potresti darceli tu i soldi che ci deve tuo padre..."

"I-io n-non ce li ho"

"Allora sai cosa devo farti...."

Ricomincia a tirarmi calci su tutto il corpo come se fossi un pallone da calcio e li capisco che devo reagire.

È troppo ubriaco per reggersi in piedi, quindi colgo l'occasione per afferrargli una gamba tirandola facendolo barcollare fino a farlo cadere a terra.

Don't forget where you belong/ Harry styles/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora