Aria di casa

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Prima dell'esame ci concessero qualche giorno di vacanza, per poter far ritorno dalle nostre famiglie ed affrontare il test a mente lucida. Non tutti apprezzarono questa decisione, soprattutto coloro che ritenevano di non avere buone possibilità di riuscita e di aver bisogno di qualche ripasso in più. Prenotai il volo appena seppi dell'opportunità, poteva sembrare presuntuoso da parte mia, ma non temevo un insuccesso. Avevo bisogno dell'aria di casa mia, anche se inizialmente avevo deciso di partire proprio per cambiare aria. Dovevo riflettere e soprattutto sapere la verità su Michele. All' aereoporto mia madre tardò a venire, la chiamai e mi comunicò che era nel traffico. Simone mi offrì un passaggio ed io accettai, stremata dal viaggio e bisognosa di una doccia. Aveva noleggiato l'auto per qualche giorno, anche suo padre a quanto pare, era troppo impegnato per dedicarsi a lui. Avevamo qualcosa in comune e non lo sapevo, pensai. Ma sbagliavo, condividevamo molto più di quello. <<Lo prendo come un buon segno.>> Simone cambiò la marcia e mi sorrise, io tamburellavo le dita sul cruscotto a ritmo di musica, cercavo di rilassarmi. <<Cosa?>> Cambiò canzone. << Il fatto che hai accettato il passaggio. Ascolta questa, è una delle mie preferite.>> La musica degli Oesis fu un dolce diversivo per i miei pensieri, anche se il suv della macchina a noleggio toccava note altissime. << Wonderwall, la conosco.>> << Quindi ho indovinato?>> Frenò di botto, scorgendo per un pelo la luce rossa del semaforo e la mia testa urtò con forza il sediolino. << Potresti andare più piano, per favore?>> Ma la luce divenne verde e lui sfrecciò via come un fulmine. << Ho accettato il passaggio per evitare che mia madre si stressasse nel traffico, non è alcun buon segno e mi sto sforzando di non vomitarti in macchina!>> <<Ok, scusa.>> Rallentò e mi sentii molto meglio. Guardai dal finestrino l' interno della macchina accanto ed osservai una famiglia felice con una bimba piccola a bordo ed un cane scodinsolante. Avrei voluto anch'io un giorno avere una famiglia come quella. << Perché ti giri sempre quando ti parlo?>> La voce di Simone mi portò alla realtà. << Senti volendo anche sorvolare sul fatto che hai tradito due volte mia sorella e che hai pubblicato una lista delle 100 ragazze con cui sei andato a letto, cose che basterebbero da sole a farti odiare per una vita intera. Ma hai addirittura usato Federica e tradito l'amicizia di Mattia. Non sai come è stato dopo quella sera, non ti sei minimamente preoccupato dei sentimenti altrui e lo hai addirittura aggredito! Hai chiamato frocio il mio migliore amico! E hai...>> Ma la sua risata fragorosa interruppe la mia argomentazione. Lo guardai malissimo, dandogli un pugno sulla spalla. <<Ti sembra divertente?>> Rise ancora più forte. << Vai continua, continua. Dai pure sfogo alla tua rabbia, non trattenerti.>> Mi voltai di nuovo verso il finestrino, avrei voluto aprire quella maledetta portiera e scendere dall'auto. Il mio silenzio smorzò la sua risata. <<Tre volte.>> <<Tre volte, cosa?>> Urlai. << L'ho tradita tre volte.>> Cambiò ancora canzone, questa volta la voce di Adele mi rabbuiò. Si riferiva chiaramente al nostro bacio, al MIO tradimento, ricordandomi che non fossi una persona tanto migliore di lui. << Ascolta ho già chiesto scusa a Fabio per quella caduta di stile e mi dispiace per Mattia, non conoscevo l'entità dei suoi sentimenti per Federica. Per quanto riguarda lei, non so cosa dirti, mi è praticamente saltata addosso.>> I suoi occhi azzurri riflettevano il colore del cielo e per un attimo vidi il mio volto nelle sue pupille. <<Non devi darmi spiegazioni, non sono io la tua ragazza, ricordi?>> Sembrava sincero, eravamo arrivati.

Martina si affacciò al bancone e corse giù per le scale. I suoi sottili capelli castani ondeggiavano al vento mentre la macchina le si avvicinò. Uscii dall'auto ma nemmeno mi vide, si precipitò ad abbracciare il mio accompagnatore e lo accompagnò su per le scale. Mia madre mi aspettava sul pianerottolo, mi abbracciò e chiese a Simone di fermarsi per pranzo. Con mia sorpresa lui accettò. La situazione era molto più che imbarazzante. << Dobbiamo parlare.>> Martina lo prese per mano e lo portò in casa. << Non ora.>> Rispose lui, guardandosi intorno. Non tolse la mano, anche mamma li guardò. << Martina, perché non mostri la casa al tuo ragazzo?>> Cosa? Era evidente che non sapesse come stessero realmente le cose e nessuno pareva preoccuparsi di informarla. <<Si, certo. Mamma posso preparare io da mangiare?Non vedo Simone da tanto e vorrei fare qualcosa per lui.>> Ma cosa le passava per la testa? Aveva di certo qualcosa in mente. <<Come vuoi, se fa piacere a te.>> Anche mia madre la guardò perplessa, di solito quando avevamo degli ospiti iniziava a vantarsi dei suoi successi scolastici o nel ballo, non si era mai offerta di cucinare qualcosa.

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