Tra dire e fare

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Quel sabato mattina decisi di andare a correre al parco. Martina aveva dormito in un bed and breakfast nelle vicinanze e Simone era rientrato nel dormitorio a notte fonda, avevo sentito il rumore dei suoi passi. Non sapevo cosa fosse successo tra loro, se avessero deciso di mettere un punto definitivo alla loro storia, o piuttosto una virgola. Morivo dalla voglia di sapere ma allo stesso tempo non avevo intenzione di aspettare che lui la lasciasse o che scegliesse, presto o tardi si sarebbe stancato anche di me e io non volevo soffrire. Lui non poteva essere fatto per una storia seria, lo avevo sempre visto cambiare una ragazza dietro l'altra e aveva tradito Martina. L'unica storia che stava portando avanti da più tempo era proprio con mia sorella e tra alti e bassi trovavano sempre il modo di continuare. Come poteva stare con una come lei? <<Buongiorno!>> Simone corse al mio fianco, sforzandosi di procedere lentamente. <<Cosa ci fai qui?>> Avrei voluto correre più forte, ma avevo già il fiato corto. <<Federica mi ha detto che eri andata a correre e comunque mai una volta che mi dicessi che sei felice di vedermi!>> Mi fermò con le sue braccia. <<Perché non è vero!>> Questa volta lo guardai diritto in faccia, lui mi spinse facendomi cadere sul prato. Trovò la cosa molto divertente e rise per molto, fino a quando un passante mi chiese se mi fossi fatta male e lui lo cacciò via. Ci sedemmo nell'erba e iniziai a torturarmi le mani. << Come è andata ieri?>> Si girò a guardare le anatre <<Non molto bene.>> Lui e le sue solite risposte incomplete non facevano altro che aumentare la mia ansia. <<Dov'è Martina, adesso?>> La mia voce tradì il mio nervosismo. << è andata a trovare un'amica a Colonia.>> Il mio sguardo si fermò sulle scarpe rosse che indossava, troppo eccentriche per i miei gusti. <<Che io sappia non ha nessun'amica a Colonia.>> Non riuscivo a capire chi dei due mentisse, se mia sorella o lui. Simone si fece più vicino e appoggiò un braccio intorno alla mia nuca. <<è quello che mi ha detto.>> Aveva capito che il contatto fisico mi mandava in confusione, ma non potevo permettergli di offuscarmi la mente. << E perché non si è trattenuta qui?Non mi aspettavo di certo che fosse venuta per me, ma che senso aveva venire per umiliare Maria e poi andarsene? Aveva paura di perdere te, è venuta a riprenderti>> In quel momento il contatto con la sua pelle mi procurava soltanto fastidio, mi sottovalutava così tanto da credere che non avrei preteso una spiegazione? A che gioco stavano giocando lui e mia sorella? << Si è venuta per me.>> La sua mano si spostò tra i miei capelli. << Non so come aveva saputo del mio tradimento e sono stato costretto a confessare. Non so cosa si aspettasse venendo qui, ma non credo che l'abbia fatto soltanto per vendicarsi di Maria. Quando l'ho raggiunta abbiamo discusso a lungo e alla fine lei mi ha chiesto cosa provassi per lei. Ma io non lo so più, le voglio bene, questo si, ma lei non mi basta. Ho provato ad essere sincero e ci siamo presi una pausa. Devi credermi, è così che è andata.>> I suoi occhi attendevano una mia reazione, qualche cenno che potesse tradire i miei pensieri. Ciò che avevo dentro era difficile da capire anche per me, quel groviglio di pensieri sembrava impossibile da districare. Feci ciò che naturalmente avrei dovuto fare, non quello che avrei voluto. << Devi cercare di chiarirti le idee, Simone. E nel frattempo ti sarei grata se evitassi il contatto fisico con me.>> Dissi quest'ultima frase nascondendo il viso tra le mani e lui scoppiò a ridere. << Certo che sei un bel tipo, sei tu che hai iniziato a baciarmi!>> Le mie guance divennero di fuoco, aveva ragione. << Ma sei stato tu a chiedermelo!>> Accontentò la mia richiesta e si allontanò da me. Non volevo ferirlo, anche se mi sembrava improbabile che lo fosse. << Rebecca ti ho visto rifiutare praticamente tutti quelli che ci hanno provato con te. Non puoi farmi credere di avermi baciato solo per quello, so che valore dai a quel gesto.>> Mi alzai in piedi, tentava dalla prospettiva di scappare dalla vergogna. Ormai giocavo a carte scoperte. Lui infilò le mani in tasca e prese a camminare al mio fianco. << Magari se tu non fossi... Senti io non posso fare questo a mia sorella!>> << Quindi vuoi continuare ad ignorare il fatto che io ti piaccia?>> La sua presunzione non aveva limiti, avrei voluto insultarlo ma sapevo che non sarebbe servito. Se avessi inveito contro di lui, si sarebbe divertito ancora di più a punzecchiarmi. << Quindi addio, Simone.>> Svoltai l'angolo e svanii dietro ad una siepe.

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