Il falò

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Il vestito era stretto e mi salì sulle cosce, non appena mi abbassai ad infilare le scarpe. Martina bussò al citofono per costringermi ad affrettarmi. Ricordai all'ultimo momento di mettere il bracciale di Michele, non volevo sembrare irriconoscente nei riguardi di uno dei pochi gesti sinceri che avessi mai ricevuto da un ragazzo. Nonostante quel ragazzo non lo meritasse affatto. << Mamma io vado, cercherò di non tardare troppo.>> Mia madre sedeva su una poltrona in tuta, aveva da poco finito di lustrare il pavimento e si stava concedendo una pausa per la lettura. Vederla lì da sola ed immaginarla così per il resto della serata mi fece stringere il cuore. <<Va bene, cerca di tenere d'occhio tua sorella.>> Gli occhiali le caddero sulla punta del naso e io le strappai un bacio frettoloso, non ero brava con le dimostrazioni d'affetto. Salii in macchina e Martina partì a tutto gas, sembrava che alla guida ci fosse Simone. <<Dovremmo fare qualcosa per la mamma, mi sento in colpa a lasciarla da sola a casa.>> Gli angoli della bocca di Martina si distesero in una smorfia. << Per questo sei partita per la Germania? Sono l'unica che si occupa veramente di lei!>> <<Ho soltanto colto un'opportunità allettante, non lo avrei fatto se non ci fossi stata tu!>> Eravamo insieme solo da pochi minuti e già stavamo litigando. Martina non faceva altro che accusarmi da tutta una vita. <<Come ti vanno le cose lì? A sentir parlare Simone vi trovate in un paradiso terrestre.>> L'aver menzionato il suo nome mi fece sussultare. << Il cielo è sempre grigio ed il cibo scadente, non lo chiamerei esattamente un paradiso! >> Risposi in tono di difesa, non volevo che sembrasse che fossi in vacanza mentre lei era rimasta ad occuparsi di nostra madre. <<Sto cercando nostro padre.>> Sterzò di colpo a destra, le mie mani iniziarono a sudare. <<Cosa? In che senso lo stai cercando?>> <<Ho assunto un investigatore privato, nostra madre non sa nulla.>> Mi portai una mano alla bocca, ero scioccata. Non ero sicura di voler sapere, di riuscire a sopportalo. << E cosa hai scoperto?>> I suoi occhi si riempirono di rabbia e lacrime, non avevo mai visto Martina così sconvolta. <<Ha sempre amato più te e tu lo sai. Odiava non vederti felice e doveva accontentarti ad ogni costo. La tua parola per lui era legge, si rispecchiava in te. Soltanto tu lo rendevi orgoglioso.>> Perché parlava di nostro padre al passato, era successo qualcosa di grave? Accostò la macchina al marciapiede ed io mi sporsi verso di lei per abbracciarla. Fu un gesto meccanico il nostro primo abbraccio. Nelle nostre vene scorreva lo stesso sangue ma non potevamo essere più diverse. <<Perché mi stai dicendo questo? Martina i figli sono tutti uguali.>> <<Non parlare come la mamma, lui ha un'altra, Rebecca. Se n'è andato per poter essere libero di crearsi un'altra famiglia.>> Era quello il motivo per il quale mi stava ricordando dell'affetto che mio padre nutriva per me e che tipo di genitore fosse stato, per rendermi più amara la verità che stava per dirmi? Per sottolineare che tutto l'amore che mi aveva riservato, non era bastato a trattenerlo, a distoglierlo dalle sue intenzioni egoistiche? Soltanto mio padre mi aveva capita ed accettata per quello che ero e lei lo sapeva. Non mi stava parlando di un tradimento nei confronti di nostra madre, né dei suoi. Mio padre aveva tradito tutta la nostra famiglia, me compresa, per amore di un'altra donna. Il dolore che provai in quel momento fu insostenibile. Pensavo che avesse avuto una motivazione valida per andarsene e comportarsi in quel modo, speravo che fosse passeggero, che sarebbe tornato, prima o poi. Invece era stato così vigliacco da andarsene senza una parola, da lasciare mia madre nell'inferno dell'incertezza, senza una spiegazione. Per un altra donna, una sconosciuta, che aveva portato via un marito e un padre senza nessuno scrupolo. Non mi uscirono lacrime, non in presenza di Martina. Ma dentro mi sentii morire. Non potevo credere che lui ci avesse davvero fatto questo. Non potevo credere che avesse rinnegato anche me.

Scesi dall'auto e mi diressi in spiaggia, l'aria mi sembrò più pesante ed il tempo scorrere più lentamente. Martina mi mise una mano sulla spalla, il velo di tristezza nei suoi occhi sparì non appena posò lo sguardo su Simone. I ragazzi sedevano in cerchio intorno al fuoco, Francesco versava del vino ad un paio di ragazze già brille e Michele mi venne incontro. Simone era seduto con una chitarra in mano, cantando una canzone di Lucio Battisti. La luce rossa del fuoco creava un'atmosfera magica e rilassata allo stesso tempo, quasi ancestrale. La legna scricchiolò lanciando delle scintille in aria, Simone mi guardò con quella fossetta nel mento e l'aria spensierata di chi sapeva godersi la vita. Lo invidiavo, era bello da far paura. <<Ehi, non mi saluti?>> Michele mi si piazzò d'avanti ed io impiegai qualche istante per mettere a fuoco la sua immagine. <<Ciao!>> Martina lasciò il mio braccio e prese posto accanto a Simone, che smise di cantare. <<Cosa stavi guardando? Non mi hai nemmeno visto!>> Gli occhi nocciola di Michele mi scrutarono il viso, seguendo la traiettoria del mio sguardo. Simone e Martina si stavano allontanando mano nella mano verso un posto più tranquillo. <<Ah.>> Sbottò deluso. << Michele scusami, devo andare, ci vediamo più tardi!>> Mi dispiacque piantarlo in asso così in fretta, ma avevo bisogno di sapere cosa sarebbe successo tra quei due. Finsi di dover fare una telefonata urgente e mi allontanai con il telefono accostato all'orecchio, inseguendoli. Li trovai in riva al mare e mi nascosti all'ombra di un gommone. <<Ma certo che ci ho pensato! Credi davvero che possa farlo solo per il gusto di ferirti?>> Il tono di Simone era pacato, ma non scostante come mi sarei aspettata. << Allora perché tutto ad un tratto hai cambiato idea? All'inizio mi sembravi d'accordo!>> Martina, invece, era agitata ed urlava con risentimento. <<Martina sii seria, accetteresti davvero di vedermi con altre ragazze? Non capisco perché vuoi restare con me ad ogni costo, questo tuo accanimento mi spaventa! Ti avevo già accennato il fatto che tra di noi ci fossero dei problemi e che i miei sentimenti per te non erano cresciuti...>> <<Ma non ti vedrei, non capisci? Non posso nemmeno vederti con le altre perché non ti vedo affatto! Io non avrei mai voluto che tu decidessi di partire per quello stupido progetto! Credevo che con il tempo avresti avvertito la mia mancanza e magari saresti tornato sui tuoi passi!>> Martina lo interruppe e, dopo il suo sfogo, iniziò a singhiozzare. <<Ma allora non mi ascolti? Come faccio ad avvertire la tua mancanza se non provo niente per te!>> Mia sorella piangeva ed io non sapevo cosa pensare, quale emozione prevaricasse in me, se il dispiacere per lei oppure il sollievo. Lui aveva detto di non provare nulla per lei. <<Ah davvero, adesso non sono niente? Non lo ero quando ti sono servita a trovare tua madre o a vincere la scommessa, vero?>> Perché la madre di Simone era sparita? E perché aveva chiesto aiuto a Martina? Forse perché lei conosceva quell'investigatore privato. Quel ricordo mi causò un'altra fitta allo stomaco. <<Martina io ti voglio bene e tu lo sai. Ma questo non è amore, non è ciò che meriti ed io non voglio farti soffrire.>> La maturità e la dolcezza di Simone mi colpirono. Aveva deciso di rispettare mia sorella, proprio come gli avevo chiesto. <<Va bene, ma questo vuol dire che non ti passerò più alcuna informazione e che con me hai chiuso! Diremo che la distanza ha mutato i nostri sentimenti e che ci siamo lasciati di comune accordo.>> Più che una chiusura mi sembrava un ricatto, Martina aveva una forza d'animo invidiabile. <<Fai come vuoi e riguardati.>> Sentii dei passi e provai a piegarmi ulteriormente, Martina sfrecciò correndo d'avanti ai miei occhi, nessuno mi aveva vista.

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